Quindi non ti piace neppure la parte di filmografia di Woody Allen influenzata da Bergman.
Quindi non ti piace neppure la parte di filmografia di Woody Allen influenzata da Bergman.
Ho scritto su Google: I migliori film degli ultimi vent'anni. Mi sono usciti alcuni titoli di film che non avevo mai visto ma di cui avevo sentito parlare. Ad esempio questo.
"The Shawshank Redemption" (1994) di Frank Darabont. Il titolo italiano è "Le ali della libertà" e quando si faceva riferimento a questo titolo ero convinto ci si riferisse a "Birdy - Le ali della libertà" un bel film dei primi anni 80 di Alan Parker. Questo però è di un'altra stoffa, in senso peggiorativo. Quando ho letto la filmografia del regista ho capito a cosa andavo incontro ("Il miglio verde") e infatti il film mantiene tutte le caratteristiche del cinema standardizzato e stereotipato di Hollywood, con una regia senza stile e una sceneggiatura che rassicura lo spettatore con un happy ending, dopo un preambolo triste e ingiusto. Narra le vicende di un banchiere a cui viene comminato l'ergastolo per l'uccisione della moglie e del suo amante. In prigione il protagonista dopo un periodo iniziale di ambientamento tira fuori tutte le sue qualità venendo tra l'altro utilizzato dal direttore del carcere, per via delle sue conoscenze in campo finanziario, al fine di portare avanti le sue attività illecite. Filmetto che si può vedere durante la lettura dei giornali o facendo i piatti in quanto sono sufficienti i dialoghi banali e scontati.
The Shawshank Redemption **
Ultima modifica di Barrett; 25-03-2020 alle 07:38
Altro film dalla lista:
"The Departed" (2006) di Martin Scorsese. Già visto senza ricordare granché, il film ha vinto premi importanti. Due ragazzi frequentano la stessa scuola di polizia. Uno (Matt Damon) viene assunto, ma sarà la talpa per il boss locale (Jack Nicholson); l'altro invece viene bocciato, ma gli viene fatta la proposta di essere infiltrato all'interno dell'organizzazione del medesimo boss. Entrambi verranno guidati dallo stesso comandante di polizia (Martin Sheen), ma si incontreranno solo alla fine del film. Scorsese è un maestro e per lui dirigere un film di questo tipo è un giochetto e nel finale ci trastulla con colpi di scena che non ti attendi. Personalmente però dal regista italo americano mi attendo meno sorprese che fanno audience e più un'analisi sui personaggi, come ad esempio ha fatto egregiamente in "The Irishman" l'anno passato.
The Departed ***
"Neruda" (2016) di Pablo Larrain, regista cileno scoperto dal sottoscritto con "Jackie", qui con la pellicola dedicata al grande poeta, film consigliatomi da un amico che studia a Bologna qualcosa legata al cinema. Neruda non è solo un famoso poeta nel dopoguerra ma è anche un influente politico del suo paese, con idee dichiaratamente bolsceviche che lo portano a scontrarsi con il governo del suo paese finito nelle sfere degli Stati Uniti. Per questo Neruda verrà incriminato di tradimento e ricercato per tutto il Cile. La bellezza del film è che il racconto viene fatto attraverso le impressioni dei protagonisti, anzi del protagonista principale con Neruda: il poliziotto che gli da la caccia. La sua voce fuori campo commenta la vita del poeta, si imbatte nei personaggi che danno vita alle sue poesie, finisce nei luoghi squallidi che lui frequenta, lo insegue sino alle montagne.
Grande regia da parte di Lorrain, sospesa tra un noir americano e "Il Conformista" di Bertolucci, con un uso intelligente del piano sequenza, ma anche degli interni e degli esterni. Se devo trovare un difetto al film è nella interpretazione di alcune parti, per il resto un gran bel film.
Neruda ****
Visto doppiato su altadefinizione.style (c'è anche Old Boy, sempre in italiano)
Ultima modifica di Barrett; 27-03-2020 alle 15:02
Indicazioni molto preziose, Barrett, thank you!
Non conoscevo né il film né il sito.
“Il Divo” (2008) di Paolo Sorrentino, film guardato su Rai play. “Perseverare il male per garantire il bene” è una delle frasi emblema, battute e non, che l’eccellente Toni Servillo afferma nelle vesti del senatore. Nel film vengono riportati gli anni novanta di Andreotti, quelli del suo ultimo governo, ma anche quelli con le infamanti accuse di mafia, dei vari omicidi e del processo finale. Sono cose risapute, che possono essere riepilogate nel colloquio/intervista con Scalfari, dove il giornalista gli ripete tutte le malefatte nazionali nelle quali è coinvolto e che termina con la sua celebre affermazione: “delle due l’una, o lei è il più grande criminale della storia, oppure lei è il più grande perseguitato della storia”. “Dimentica che le ho salvato il giornale che lei ha fondato e dirige” controbatte Andreotti. “La vicenda è più complessa Senatore”. “Questo vale anche per me” termina Andreotti. Per trovare qualcosa di non conosciuto dobbiamo rifarci ai colloqui con la moglie, naturalmente ipotizzati, quando ad esempio la consorte gli dice che non è poi così intelligente come sembra e a differenza di come viene dipinto. Alla fine il limite del film è proprio questo: si tratta di un documentario su una parte della vita di Giulio Andreotti girata sotto forma di film. E che film però! Grande è la regia di Sorrentino, con lo stile barocco che troverà la sua completa definizione ne “La grande bellezza”, ma anche da un punto di vista tecnico, con i primi piani, gli stacchi e l’uso della musica. E naturalmente Toni Servillo.
Il Divo ****
"Gomorra" (2008) di Matteo Garrone. Anche questo visto su Rai Play è tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano. Vengono narrate cinque storie, quella di un sarto che passa a lavorare dalla camorra ai cinesi, quella di un contabile della camorra che si reca a Scampia a pagare i "dipendenti", quella di un ragazzino che viene iniziato alla vita da camorrista, quella di un imprenditore che seppellisce rifiuti tossici del nord nelle campagne del napoletano, quella di due piccoli delinquenti che aspirano a diventare dei boss. Garrone si limita a riportare i fatti con un taglio documentaristico e una regia ai minimi termini, utilizzando soprattutto attori non professionisti. Allora mi chiedo, non bastava il libro? Toni Servillo sprecato.
Gomorra **
"Casino" (1995) di Martin Scorsese che con Robert De Niro e Joe Pesci forma un trio presente in quattro film, se non me ne dimentico qualcuno: Raging Bull 1980, Goodfellas 1990, questo e l'anno scorso The Irishman. Il film narra l'ascesa e la caduta dei due protagonisti nella gestione di attività legate alle scommesse a Las Vegas, con la partecipazione di una femme fatale interpretata da una splendida Sharon Stone. Scorsese utilizza uno stile molto vicino a quello in voga durante gli anni '50, con la macchina da presa che parte con una panoramica dei luoghi e dei locali per poi avvicinarsi velocemente ai protagonisti della scena, e viceversa. Bellissima la scenografia disegnata da Dante Ferretti, mentre l'utilizzo della musica, quasi sempre brani rock anni '60 e '70, è in tono nostalgico e non sempre azzeccata. Ad esempio Satisfaction dei Devo non ci appiccica molto in un periodo in cui nei locali scintillanti di Las Vegas probabilmente si ascoltava disco music, oppure the House of the rising sun, ultimo brano del film, anche se si parla di uno scommettitore è un brano degli anni '60 dove viene citata New Orleans e non la città del Nevada. In conclusione ho apprezzato la prima parte del film dove i protagonisti pur apparendo volgari ed eccessivi nella loro ricerca di arricchirsi il più possibile appaiono brillanti e in linea con la storia. Quando nella seconda parte dimostrano di non avere lo spessore per gestire il successo mandando tutto all'aria, Scorsese focalizza la storia sulla triste e fragorosa caduta dei medesimi protagonisti, forse eccedendo in sparatorie, attentati e vendette. Però in questa parte ho apprezzato la recitazione di Sharon Stone, comunque convincente per tutto il film.
Casino ***
Ultima modifica di Barrett; 02-04-2020 alle 10:17
Sei prezioso, Barrett, soprattutto in questi frangenti.
Oh grazie folle. Dobbiamo "ringraziare" il virus che ci lascia tanto tempo libero.
"Climax" (2018) di Gaspare Noè. Film presentato a Cannes nel 2018, consigliatomi dal mio solito amico che studia a Bologna. Un gruppo di ballerini si riunisce in un capannone in una sorta di rave che finisce male. Il film può essere diviso in quattro parti. Nella prima si vedono i ragazzi ascoltati in un casting dove spiegano del perchè abbiano iniziato a ballare, con delle note riguardo a loro stessi. Il casting viene trasmesso via tv, ai lati del quale si vedono libri e videocassette. (Ho interrotto la proiezione per leggere i titoli...). Nella seconda parte si vedono i ragazzi esibirsi in balli di gruppo e singoli al termine dei quali si riuniscono in coppie e parlano dei loro desideri e in generale degli altri ragazzi. Si viene a sapere che gli eterosessuali sono fissati col sesso, i gay non sono affatto preoccupati che i ragazzi possano essere bisessuali e che le lesbiche sono insoddisfatte. La terza parte è la più controversa. I ragazzi bevono della sangria mischiata con LSD e naturalmente escono fuori di testa con atteggiamenti eccessivi e violenti. Credo che in questa fase il regista abbia esagerato con il desiderio di scandalizzare e abbia ottenuto l'effetto contrario, non solo poco credibile ma anche un po' ridicolo. Però rimarcabile una scena lunghissima, credo non meno di 30 minuti, girata in piano sequenza che avrebbe meritato un altro soggetto. La quarta parte è quella che preferisco. Riguarda il giorno dopo all'indomani del disastro della notte prima, con alcune immagini bellissime da rivedere più volte (cosa che ho fatto).
Se dicessi che Climax è un bel film, secondo canoni normali, direi una bugia. Ma è terribilmente interessante da un punto di vista cinematografico e delle soluzioni tecniche. Ad esempio i titoli di testa appaiono a metà del film e con una grafica non consueta. Il talento del regista è fuori discussione, peccato che nella terza parte il film gli sia un po' sfuggito di mano. Il giudizio con stelle è effettuato secondo le solite modalità, quindi considerando il film in generale, e poi la regia, l'interpretazione, la sceneggiatura, la fotografia. Se avessi dovuto giudicarlo secondo i miei gusti e l'interesse che mi ha suscitato gli avrei dato qualche stella in più.
Climax **
Visto su altadefinizione.style doppiato (orribile)
Ultima modifica di Barrett; 03-04-2020 alle 06:15
“Million Dollar Baby “(2004), interpretato e diretto da Clint Eastwood, film vincitore di vari oscar tra i quali quello di miglior film nel 2005. Un amico me ne ha chiesto la recensione. Frank gestisce una palestra di pugilato dove allena e soprattutto insegna dei valori ai ragazzi che la frequentano. Non è interessato a portarli al successo immediato ma arrivare all'incontro della vita, compiendo i passi giusti. Farà lo stesso con una ragazza che si presenta improvvisamente con l’intento di essere allenata da lui. Eastwood non è mai stato un uomo di talento all’interno del cinema. Né come attore e neppure ancora oggi da regista. Però conosce i ferri del mestiere e questo grazie a frequentazioni importanti (Leone, Siegel); ad esempio sa come mettere d’accordo critica e pubblico, ma anche come dare voce a questioni importanti, da dibattere. Da un lato infatti descrive con dovizia di particolari come si diventa un bravo pugile, dall’altra ci riempie di banalità e luoghi comuni tratti dal libro del buon sentimento che tanto piace al grande pubblico. E per non farsi mancare nulla, fa un breve resoconto del rapporto tra fede, con dubbi, e Dio e innesca alla fine la questione sull’eutanasia. Il film non è male, a parte la banalità che non elenco, con un ottima regia, una bella luce per tutta la durata della pellicola e una bravissima Hilari Swank. Non sono convinto completamente dell’operazione messa su da Eastwood.
Million Dollar Baby **
"I cancelli del cielo" (1980) di Michael Cimino. Immigrati slavi arrivano negli Usa in una contea dello Wyoming alla fine del 1800. Una delegazione degli abitanti prende nota dei nomi e li informa che se non liberano le aree verranno uccisi. Non tutti tra gli abitanti del posto sono d'accordo con le maniere forti della delegazione e da li comincia una lotta che porterà a un conflitto senza quartiere. Cimino girò questo film dopo il grande successo di critica e di pubblico del "Il cacciatore", uno dei film più belli di sempre dell'intera storia del cinema. Con questo però le cose non andarono allo stesso modo a cominciare dal controllo dei costi, sfuggiti totalmente di mano; poi le critiche negative della stampa americana e infine il giudizio definitivo del pubblico con incassi tanto magri da portare al fallimento la casa di produzione. Ci furono sicuramente degli errori di valutazione, il primo che si era appena insediato Reagan alla presidenza degli Stati Uniti e il problema degli immigrati non era certo al primo posto; poi il genere, quello western, anche se nel caso specifico ormai crepuscolare, aveva già da tempo lanciato le ultime frecce. Infine la sceneggiatura non appare totalmente convincente, con alcune parti troppo lunghe e altre inutili. La regia di Cimino rimane superlativa, come pure la fotografia di Vilmos Zsigmond, già premio Oscar con "Incontri ravvicinati...". Invece il cast, seppur stellare, non mi sembra proprio adatto ad un western. Oggi, dopo 40 anni, il film viene considerato da più parti un capolavoro e sicuramente il tempo ha eliminato il problema del genere che all'inizio degli anni '80 nessuno considerava più interessante, mentre il problema dell'immigrazione è oggi uno dei più sentiti dell'intero globo.
I cancelli del cielo **
Visto doppiato su altadefinizione.rocks
Mi dedico ai film brutti
Tanto brutti che quasi fanno il giro ma non riescono a raggiungere l'estremo opposto
Dunque ho visto
Zoombies, Swiss army man, Annabelle 2, pet sematary e poi Guns Akimbo che però é un gran bel trash lo consiglio
Storia di Pi.
Traumatico.
amate i vostri nemici