-
Sempre ed in tutte le religioni gli uomini hanno cercato delle tracce e dei segni da cui ricavare il mistero divino
Il termine "rivelazione" serve ad esprimere, in modo categoriale, queste esperienze mondane, questi settori d'esperienza, questi aspetti nei quali l'uomo conosce i segnali, i segni ed i simboli attraverso i quali gli si dischiude il mistero ineffabile di Dio.
In prima linea, quindi, la "rivelazione" si riferisce ad un'esperienza indiretta, o anche a delle esperienza "in, con e sotto" altre esperienze, nelle quali Dio, il divino, si manifesta (teofania) od annuncia il suo volere (divinazione).
Si tratta di eventi che si verificano nella natura e che presentano un carattere portentoso, suscitano la nostra meraviglia ( la tempesta, il fulmine, il tuono, il sole, ecc.) o nell'ambito di rapporti interpersonali (soprattutto il fascino tra persone di sesso diverso ) o di eventi storici (vittorie e sconfitte, fondazioni di città e costituzioni di stati, ecc.), o di eventi cultuali, sogni e loro interpretazioni, oracoli, ordalie (giudizi di Dio) ecc.
Qui un ruolo molto importante è quello di certi fenomeni estatici, come l'audizione e la visione, od altri come la tradizione, la riflessione, la meditazione e la contemplazione.
Si tratta di esperienze che riescono accessibili a tutti gli uomini e che possono venir "chiarite", almeno in linea di principio, anche sul terreno scientifico, ad esempio dalla psicologia e dalla sociologia.
Ma l'uomo religioso scopre qualcosa di più "in con e sotto" queste esperienze del mondo. Egli intravede dei segni e dei simboli del mistero divino che si dischiude. "In e sotto" queste esperienze mondane, accessibili a chiunque, l'uomo religioso coglie un nuovo orizzonte, un nuovo nesso d'insieme, ed è come se venisse investito da una luce che gli permette di riscoprire il reale nel suo intero.
Con la moderna filosofia del linguaggio potremmo anche parlare di "situazioni di apertura", nelle quali un singolo evento apre al senso ed al nesso dell'insieme.
Bisogna quindi distinguere fra "concetto categoriale di rivelazione" (rivelazioni), nel senso di singoli eventi di rivelazione, ed il "concetto trascendentale", cioè quell'avvenimento sovracategoriale in cui si dischiude un mistero che avvolge ed anima l'intera realtà .
In quest'ultimo senso la rivelazione non è qualcosa di dato ma si dà , non è un fatto ma un avvenimento (nomen actionis). E che poi tale avvenimento stia alla base della fede religiosa, questo non lo si può dimostrare. Lo si "ha" soltanto se ad esso ci si affida e ci si apre, quindi solo nell'atto di una fede religiosa per ora concepita in termini alquanto ampi e generici.
"Credere", in questo senso ancora generico, non significa un ritener vere in modo categoriale certe verità di tipo sovrarazionale, ma è " l'opzione di fondo in base alla quale ci si affida a questa dimensione del mistero divino, alla cui luce s'intendono poi la vita, il mondo, l'uomo e la storia".
La fede religiosa non si pone dunque sul piano di un atto regionale e categoriale, non è un solo atto dell'intelletto, né solo della volontà e del sentimento. Essa si svolge sul piano di una decisione vitale, che coinvolge l'uomo intero ed ogni suo atto. E' una specie di scelta originaria, un'opzione fondamentale, una decisione per un determinato modo d'intendere la realtà nel suo insieme e per un determinato atteggiamento pratico da assumere nei confronti di tale realtà .
In quanto azione responsabile dell'uomo, questa decisione è una risposta che, sollecitata, provocata e sorretta dalla rivelazione, a questa si affida.
E' un atto di fiducia originaria, che s'intende come dono.
Permessi di Scrittura
- Tu non puoi inviare nuove discussioni
- Tu non puoi inviare risposte
- Tu non puoi inviare allegati
- Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
-
- Il codice BB � Attivato
- Le faccine sono Attivato
- Il codice [IMG] � Attivato
- Il codice [VIDEO] � Attivato
- Il codice HTML � Disattivato
Regole del Forum