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Nel nostro tempo la condizione della donna ebraica è ovviamente cambiata, ma nelle preghiere che gli osservanti recitano quotidianamente c’è un’espressione che crea discussioni. Essi pregano tre volte al giorno: la mattina, il pomeriggio e la sera:

shachrìt, preghiera del mattino,

minchà, preghiera del pomeriggio,

arvìt o ma’arìv, preghiera della sera.

Da molti secoli le tefilloth (= preghiere; al singolare “tefillà” ) del mattino, che si recitano al risveglio comprendono tre espressioni:

Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto non ebreo.

Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto schiavo.

Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto donna.

La terza espressione viene recitata solo dagli uomini; le donne, invece, ne recitano un’altra, che dice:

"Benedetto tu o Signore Nostro Dio Re del mondo che mi ha fatto secondo la sua volontà".

Questa è la formula del rito sefardita e ashkenazita.

La frase recitata dalle donne: "che mi ha fatto secondo la sua volontà", è di solito intesa come l'accettazione passiva di un decreto divino poco favorevole, perciò da anni contestata dalle donne di religione ebraica.

Quando venne creato l'uomo, racconta il Bereshit (1, 26), Dio disse "facciamo l'uomo" (na'asè adam), al plurale, e il midrash spiega che prima di creare l'uomo Dio si consultò con gli angeli.
Quando invece si racconta la creazione della donna, tutti i verbi sono al singolare ("prese una delle costole …" 2, 21). Come a dire che per la creazione dell'uomo ci fu un concorso di idee e di volontà, mentre per la donna ci fu l'unica volontà divina; è per questo quindi che le donne dicono "che mi ha fatto secondo la sua volontà".

Tra le nuove formule proposte c'è quella in cui l'uomo e la donna benedicono in positivo "che mi ha fatto maschio (o femmina)". Il problema "tecnico" è se sia legittimo introdurre formule non contemplate dalla tradizione antica e recitarle con il nome divino.

Secondo il rav Riccardo Di Segni (rabbino capo di Roma) “non si tratta di una valutazione globale del ruolo uomo/donna, per cui uno è migliore dell'altro(a) ma di una riflessione specifica sui doveri legati alle differenti posizioni: in quanto liberi, ebrei e maschi si hanno rispetto agli altri, progressivamente, molti più obblighi (mitzwoth), e diverse responsabilità familiari, per cui il senso delle tre benedizioni è quello del ringraziamento per aver ricevuto un carico di mitzwoth superiore”.

Daniel-Rops, autore del citato libro nel primo post, riporta un aforisma rabbinico sulle donne:

“Da quale parte dell’uomo trarrò la donna ?”, si era chiesto l’Onnipotente. “Dalla testa? Sarà troppo orgogliosa. Dall’occhio? Sarà troppo curiosa. Dall’orecchio? Origlierà dietro gli usci. Dalla bocca? Chiacchiererà. Dalla mano? Sarà prodiga.” Alla fine prese una parte del corpo molto oscura e ben nascosta, con la speranza di renderla modesta...”.
Ma perché Dio avrebbe dovuto trarre la donna dalla costola dell’uomo e non creare la donna e l’uomo contemporaneamente?

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