Originariamente Scritto da
axeUgene
mah... che le razze non esistono in senso biologico lo ammettevano - un po' a denti stretti - persino gli "scienziati razzisti" di un secolo fa; nel Dizionario di politica, 4 voll., 1940, a cura del PNF la cosa è spiegata bene, citando ampiamente gli stessi nazisti;
dal punto di vista biologico, per "razza", all'interno di una specie, si intende un cluster inclusivo ed esclusivo, tale che ad un determinato pool di caratteri genetici sia possibile definire alla cieca l'appartenenza ad una razza, e la non appartenenza ad un'altra;
questo è - quantitativamente - possibile per specie i cui sottogruppi siano stati isolati al punto di definire caratteri, inclusivi ed esclusivi a costituire gruppi omogenei;
ora, se noi ipotizzassimo, per semplicità, 100 caratteri umani, colore della pelle, dei capelli, degli occhi, capacità di digerire il lattosio, ecc... sul campione umano si avrebbe una distribuzione graduale spalmata su tutto il campione, in cui ognuno dei caratteri è presente in ogni persona in misura diversa;
ora, l'equivoco nasce nell'Ottocento, quando si ignorava la genetica, perciò si applicava all'apparenza umana il criterio distintivo usato per le razze animali, poniamo canine; oggi sappiamo che un centrafricano e un aborigeno australiano, entrambi "negri", sono i due genotipi umani più distanti tra loro;
ai positivisti ottocenteschi non veniva in mente che il colore della pelle poteva equivalere a quello del pelo canino, per cui un terranova e uno schnauzer non fanno parte della stessa razza, pur avendo il manto dello stesso colore; così per gli occhi, ecc...
oggi, avendo mappato il genoma umano, possiamo dare un'indicazione di massima per cui a partire dal genoma di un individuo si può dire genericamente a quale area geografica questo è probabile appartenere;
il problema è che il margine di errore è talmente elevato da rendere impossibile l'individuazione efficace della collocazione di un individuo in modo tale da costituire gruppi omogenei; cosa che invece è possibile con le razze animali: il genoma di un cane ti dice se è un rottweiler; il genoma di un essere umano ti dice può essere al 50% romeno, ma al 30% baltico o greco; non puoi dire a partire dal pool genetico di un individuo se è irlandese, galiziano - nord della Spagna - bretone o piemontese, perché hanno tutti dei tratti comuni di "europei occidentali", ma la distribuzione di quei caratteri rende impossibile dire se si tratta di un irlandese o un galiziano, perché l'irlandese ha un 30 o 40 % di geni la cui massima diffusione è nella penisola iberica; e così via per tutte le popolazioni umane...
scrivo mentre ascolto, e Barbujani, e spiega questo…
poi, si può usare la nozione per stabilire cluster culturali, ma a che serve ?
se io mi compro un terranova, un labrador o un retriever, so che quelle sono effettivamente razze con una propensione: quando vedono il mare o una pozzanghera, si fiondano; vai in spiaggia con un terranova e quello ha l'istinto di venirti a riprendere quando fai il bagno;
ma se vuoi un corrispondente indice funzionale umano, in cui all'appartenenza ad un presunto cluster razziale corrispondono meccanicamente determinate performance, questo non è possibile; se un levriero in gara con un'altra razza dalle leve comparabili sarà 999 volte su 1000 più veloce, e chiunque scommetterebbe sul levriero, solo un idiota scommetterebbe su un giamaicano vs un russo in una gara dei 200 mt piani, basandosi solo sull'etnia, a prescindere dall'allenamento; il levriero non si deve allenare per correre più veloce del boxer; 999 volte su 1000 o più vincerà, perché quella è una razza da corsa;
ma se tu mandi ad Harvard esseri umani diversi, o li fai crescere in uno slum criminale, non potresti scommettere su chi vincerà il nobel, o diventerà un capo mafia; un neonato di Corleone, adottato da una famiglia tedesca dovrebbe da adulto manifestare una propensione al crimine maggiore del neonato di Pinerolo cresciuto nella stesa famiglia;
semplicemente, nel caso umano, le interazioni tra i caratteri genetici sono talmente articolate da annullare ogni capacità di creare gruppi omogenei, inclusivi ed esclusivi, ai quali associare performance prevedibili ed affidabili;
per il semplice motivo statistico per cui la variabilità all'interno di ogni preteso gruppo è molto maggiore di quella tra gruppi diversi;
Odifreddi è un cretino, e qui lo conferma, dopo la sua pretesa di fare dell'ateismo una tesi "scientifica" su un assioma né dimostrabile, né confutabile.