Originariamente Scritto da
conogelato
Questi signori hanno passato e passano la loro Vita studiando e analizzando la Società. Si può essere d'accordo oppure no con le conclusioni alle quali giungono, ma certo la loro autorevolezza non può essere messa in discussione...
"Leggendo i quotidiani ed ascoltando la TV ci rendiamo conto, ad esempio, di quanto la società attuale sia diversa da quella che eravamo abituati a conoscere quando le persone della mia età erano adolescenti (parlo di 40-45 anni fa) e di quanto siano cambiati i valori che la animano e la sorreggono. Un dato che salta agli occhi subito è la fortissima diminuzione della natalità nel nostro Paese: negli anni ’50 del XX° secolo, cioè quando sono nato io, nascevano in media dagli 800 mila al milione di bambini all’anno, mentre oggi siamo ridotti a meno della metà di questa cifra, senza considerare poi che molti dei neonati attuali vengono da famiglie di immigrati. Il dato è fortemente negativo, sia perché un paese che non fa figli è destinato ad estinguersi come etnia e come nazionalità, sia anche perché una circostanza del genere è indice di una profonda crisi dei valori morali. Volendo indagare le ragioni del fenomeno, io non credo molto al pretesto della crisi economica, che renderebbe difficile il mantenimento dei figli. Che dire allora di quanto accadeva nei secoli passati, quando c’erano carestie, guerre, malattie ecc., eppure ogni famiglia aveva un numero di figli molto superiore all’attuale? Le famiglie contadine arrivavano ad averne anche dieci o più, eppure le condizioni economiche di allora erano di gran lunga peggiori delle attuali, e molti più di adesso faticavano per mettere in tavola qualcosa da mangiare. Io penso invece che le ragioni di questo triste fenomeno siano altre, in primo luogo l’egoismo di certe persone che non intendono sacrificare il proprio tempo libero ed il proprio ozio per dover badare ad un neonato che per tanto tempo avrà bisogno di cure. Ho personalmente avuto notizia di donne che hanno praticato l’aborto per non rovinarsi la vacanza alle Maldive, o di uomini che a trent’anni e più “non si sentono ancora pronti” per diventare padri. Se non lo sono allora, quando lo saranno, da anziani? Il fatto è che la società del consumismo e del divertimento sfrenato tende a far restare eterni adolescenti, persino bambini, persone che hanno un’età nella quale un tempo si erano già assunti le responsabilità di una famiglia. Ma oggi le responsabilità, gli impegni, i sacrifici sono considerati un fardello insostenibile, per cui si preferisce rimandare all’infinito il momento adatto per diventare padri e madri, e così le case, gli asili, le scuole continuano a svuotarsi.
Ciò che ha disgregato la società attuale è l’edonismo dominante, con conseguente perdita dei valori morali sui quali un tempo tutti fondavano la propria esistenza. Basti vedere il numero sempre maggiore di separazioni, di divorzi, di “famiglie allargate” e via dicendo; noi docenti lo constatiamo facilmente, perché in ogni classe abbiamo un’alta percentuale di studenti che vivono questa difficile – e per loro condizionante – realtà. Un tempo il matrimonio era una istituzione considerata indissolubile, tanto che venivano tollerate da uno o da entrambi i coniugi anche situazioni francamente inaccettabili; ma oggi si è arrivati all’estremo opposto, per cui la maggior parte delle persone neanche si sposa più ma preferisce la semplice convivenza; ed anche quando il matrimonio è stato celebrato si fa presto a dissolverlo, magari per futili motivi. Tutto questo rende la società instabile, precaria, con aumento dell’insicurezza, della depressione e soprattutto della solitudine. Pare strano ma proprio adesso, nell’era della facile comunicazione (basti pensare ai cellulari, ad internet, alle facilità con cui si può viaggiare ecc.), ci sono tante persone sole, o perché provenienti da esperienze fallite o perché non si formano mai una famiglia; e magari per un periodo possono anche trovarsi bene in questa condizione perché si sentono più liberi, ma poi, con il passare del tempo, questa libertà si trasforma nell’angoscia di trovarsi da soli, senza nessuno a cui dare e da cui ricevere affetto, e senza nessun valido scopo di vita. Io non ho mai creduto a coloro (soprattutto donne) che si proclamano “felicemente single”, con un orribile termine inglese che sostituisce, in forma eufemistica, quelli tradizionali di “scapolo” e di “zitella”: quell’avverbio “felicemente” andrà pian piano attenuandosi nel corso degli anni, fino a trasformarsi inevitabilmente nel suo contrario, giacché è evidente che la natura umana, sia spirituale che corporale, non è stata creata per la solitudine, ma per le relazioni umane e familiari."
PROFESSOR MASSIMO ROSSI
docente discipline classiche, oltre ad un congruo numero di saggi critici e di recensioni, ha dato alle stampe ben 10 volumi, compresa una storia e antologia completa della letteratura latina per i Licei e le Università, intitolata "Scientia Litterarum".
https://profrossi.wordpress.com/2015...ta-disgregata/