appunto: tu non capisci i termini della questione perché confondi concetti di cui non hai padronanza, che citi a casaccio;
una libertà è o non è;
se io ti dicessi che la tua pratica di culto è eccessiva e che sarebbe bene che si andasse a messa solo a Natale e Pasqua, e che si può essere credenti ma non educare i figli alla fede, tu considereresti quello che io ritengo una sintesi la privazione della tua libertà di culto in favore di una mi ingerenza indebita;
certo che esiste; è la LEGGE; quella è già il comune denominatore, la parte condivisa della morale, pubblica;
a te non piace e non riesci a farti una ragione della circostanza che una maggioranza di persone ha valori diversi dai tuoi;
io non ci posso fare nulla;
ripeto: c'è la LEGGE che prescrive anche ai genitori separati di esercitare la loro funzione affettiva anche nel caso in cui la coppia si sciolga; e questo è l'unico affetto stabile possibile;
l'affetto stabile di coppia è un ossimoro, una contraddizione in termini, di cui l'oggi ha semplicemente preso atto; non è mai esistito;
esisteva la stabilità, a prezzo dell'affetto, ma questo non garantiva nulla ai piccoli, come ti raccontano in tanti qui dentro;
del resto, se tu conoscessi la storia sociale sapresti bene che la vita affettiva non è mai stata modellata efficacemente dalla legge; il patrimonio sì; ma gli affetti e la filiazione no, ed è per questo che la Costituzione parla di famiglia/società
naturale, contrapposta a quella
de jure; le coppie sono sempre state anche di fatto e i figli si facevano o non facevano comunque, a prescindere da qualsiasi disposizione;
si prende atto che la coppia e la filiazione sono una condizione
spontanea dei due soggetti che formano la coppia; per cui, se sorgono obblighi nei confronti dei figli, ciò non avviene in termini indissolubili come principio nei confronti del partner, proprio perché quella spontaneità non può essere condizionata al momento dello scioglimento;
in via del tutto pragmatica, se uno desiderasse famiglie più stabili, dovrebbe educare i giovani a fare esperienza senza pressioni e sdrammatizzare l'idea di coppia indissolubile, visto che le coppie più stabili in effetti sono quelle formate tra persone che, mediante quell'esperienza, hanno appreso a vedere l'altro per quello che è davvero, a riconoscerne i bisogni e le inclinazioni al di là delle normali tappe evolutive, per cui ci si emancipa dalla famiglia di origine, si cerca un ruolo sociale, ecc...
tutte circostanze che inducono a strumentalizzare impropriamente l'altro per quei fini, con le conseguenze che sappiamo;
io posso avere personale stima di Crepet, ma non per questo di tutto quello che scrive;
questa potrebbe essere la descrizione del tuo comportamento di non-più-giovane, ma infantile: una persona incapace di affrontare la frustrazione di vivere in un mondo che non condivide la sua visione di famiglia;
l'autorevolezza è come il coraggio di don Abbondio: se sei autorevole, la gente ti segue; se non ti segue, puoi essere Crepet, Cono, Luigi XVIII° - quello restaurato dopo Napoleone - o il papa, vuol dire che non incarni valori sentiti dalle persone;
e guarda che non si tratta di un mio giudizio di valore su questo o quello, ma di una mera constatazione;
l'esercizio di autorità diventa autorevolezza se è posto al servizio di una crescita; ti ho già fatto l'esempio, ma tu non rifletti o proprio non leggi:
se rompi gli zebbedei ai tuoi figli sullo studio, anche se a loro può dare fastidio al momento, ti perdoneranno qualsiasi cosa nella misura in cui effettivamente quella severità garantisce loro l'emancipazione e la libertà; questa diventa autorevolezza, costruzione;
ma se ti metti di traverso nelle questioni affettive - nel senso lato di realizzazione della personalità - e sessuali, interferisci col loro desiderio, finisci nel doloroso corto circuito che finisce col privare i genitori di una parte cospicua di affetto filiale; così si genera il rancore della competizione e della castrazione;
se non credi a me, tutto il Novecento, dalle scienze umane alla narrativa, si tratti di un film di Bergman, di Padre padrone, o di un romanzo di Roth o Moravia, descrive questi conflitti;
anche volendo, non c'è modo di restaurare quell'idea di famiglia di cui fantastichi, esattamente come oggi - a parte qualche matto - non troveresti in Occidente masse di persone disposte a massacrarsi vicendevolmente per motivi di identità e supremazia nazionale, come 100 o 80 anni fa;
tu parli di unità della famiglia come valore, a tutela dei piccoli, ma la generazione dei tuoi figli percepisce che il valore vero è l'interesse egoistico di uno dei due coniugi, che lo camuffa da Bene comune, quando è solo il suo;
quelli vivono la loro quotidianità in un mondo in cui un giorno sì e uno no un uomo uccide la propria compagna, o addirittura i figli, per vendicarsi, incapace di accettare l'abbandono, come fosse una colpa; parlano coi loro coetanei, si confrontano sulle situazioni concrete con la sensibilità che condividono con la loro generazione;
alla fine, l'effetto che produci è un po' come quello di certi anziani tedeschi un po' rintronati che negli anni 60 si rivolgevano ai 20enni, lamentandosi della mancanza di ordine, e che
si stava meglio 30 anni prima, che
anche gli ebrei qualche colpa l'avevano...
guarda che se dici a una tua figlia le cose che scrivi qui, quella o pensa che tu sia del tutto rintronato - l'ipotesi migliore - oppure che tu sia più o meno consapevolmente complice di un'ideologia sessista, seppure infiorettata di belle parole, come l'anziano cripto-nazi, perché fa 2 + 2 tra carismi, indissolubilità e uomo che sopprime la compagna che lo vuol lasciare;
tu pensi che così esprimerai un messaggio autorevole ?