questo lo dici perché presumi di conoscere l'obiettivo ultimo esistenziale dell'interlocutore; cosa che non è affatto scontata;
di solito, quando un comportamento sembra sfuggire all'ordinario buon senso, è perché le priorità esistenziali sono diverse da quelle nostre, che si proiettano sull'interlocutore; io sono tifosissimo del Milan, ma soprattutto quando le cose vanno maluccio; ho ricevuto certi imprinting di sfiga da ragazzino metà anni 70, ma so che questo è orgoglio casciavitt; il tifoso acquisito in era Berlusca, abituato a vincere, non vive questa cosa e si lagna come un bauscia;
io, a mia volta, non capirò mai gli ultras che si accoltellano, perché le loro motivazioni sarebbero le stesse anche se tifassero per un altra squadra; magari ci ritroviamo accanto in curva, ma il bisogno di quel gesto è molto diverso;
beh, quello che ho enunciato è proprio un meccanismo base della proiezione identitaria a contrario;ma, più spesso, nel mondo moderno, è solo un giudizio derivato dalla proiezione di qualcosa che si teme; rilevando negli altri questo atteggiamento - o altri - si dichiara: io non sono così ! asservito, retrogrado, poco evoluto, ecc...
Quello che ti manca sono le BASI di psicologia.
appunto: tu applichi una configurazione di un passato che sai benissimo inesistente perché hai bisogno di narrare la realtà in questo modo, in cui esistono identità distinte;Non mi importa nulla della "nazione" o meno. Quello che mi importa è l'indipendenza e la libertà ...quella per cui i nostri nonni e i nostri avi hanno combattuto e sono morti.
A te sta bene che la gerarchia franco-tedesca ti dica come devi vivere. A me no.![]()
come un napoletano che nel 1930 ce l'avesse coi "piemontesi", invece di pensarsi italiano; siccome io sono europeo, pure di necessità e nascita, quel quadro limitato e arcaico non condiziona la mia percezione della realtà , come avviene per te;
ora, le nostre preferenze sono entrambe legittime;
il punto è solo quello di vedere chi distorce la realtà fattuale per assecondare quelle preferenze; siccome nei fatti reali i confini nazionali non rappresentano più da molto tempo congruenti gruppi di interessi, chi è più in errore tecnico sei tu; esattamente come il napoletano che nel 1930 fosse rimasto all'immaginario pre-unitario, posto che ci sono anche ragioni per sostenere interessi locali o nazionali;
ma si tratta di una questione di misura, molto tecnica; le identità sono altro; se tu credi che al vicentino medio interessi di più quello che succede a Taranto piuttosto che a Innsbrueck o Monaco, ti sbagli di grosso; non era così ai tempi dei carretti e men che meno è così oggi, dove per arrivare in Baviera, per farti un giretto o per mandare una partita di cuscinetti a sfera, ci metti 3 ore d'auto e con un annetto di applicazione sei in grado di affrontare una conversazione semplice in tedesco;
chi caxxo ci va a Taranto città da Schio o da Bologna, se non ha parenti ?
del resto, se una gerarchia franco-tedesca soppiantasse davvero una italiana e mafiosa, io la troverei una cosa conveniente e utile, per la mia libertà : sarei io a usare quel potere, non quello a comandare me;
questo ragionamento lo fece a suo tempo Cavour con Napoleone III°
i veneziani accusarono Cavour di aver tradito essersi asservito, e così i romani, perché il francese fece pace separata; ma senza quel compromesso non si sarebbe fatta l'Italia;
dove tu vedi una diarchia franco-tedesca, di cui non si capisce il fine dannoso per gli italiani in carne ed ossa, io vedo lo strumento per svellere certi poteri feudali e mafiosi, che effettivamente sono le nostre sanguisughe, anche se si vestono del tricolore, per sembrare amiche.