A volte cerco l’etimologia di una parola e rimango coinvolto nelle sue diramazioni. Mi è capitato anche ieri con il lemma "enigma". Questo sostantivo di origine greca allude ad un indovinello oppure ad un breve componimento che esprime un concetto nascosto, da trovare tramite l’interpretazione delle metafore e delle allusioni presenti nel componimento stesso.
Etimologicamente “enigma” deriva da “ainìgma” (dal verbo “ainìssomai”), che allude al “parlare oscuro”.
Per gli antichi Greci l’ainìgma era una delle tre forme di comunicazione; le altre due erano “semaìno” (= spiegare) ed “ekphràzo” (= mostrare).
Le divinità comunicavano con gli individui tramite enigma. Il dio Apollo se ne serviva quando voleva rivelare la storia e il destino degli umani.
Che l’enigma sia molto più di un semplice espediente letterario del pensiero mitico, ce lo conferma il filosofo Aristotele, quando afferma che la natura dell’enigma è di “congiungere cose impossibili nel dire cose reali” (Poetica, 1458 a 26 -30).
Pur essendo un modo paradossale, perciò selettivo di comunicare, l’enigma non è un ostacolo alla rivelazione, ma chiede impegno per poterne capire il significato.
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