appunto: il fondamento di quella critica non è scientifico, ma etico; laddove, al contrario, la scienza economica si pone quale strumento di analisi funzionale; un esempio tipico è il modello ricardiano di apertura al commercio internazionale, che mostra con un modello matematico un accrescimento complessivo della ricchezza conseguente all'apertura, cioè una funzione di efficienza; non dice cosa si debba preferire eticamente, e come quella ricchezza vada eventualmente distribuita;
è una questione di buon senso; se si discute, che so, della stagione dell'Inter e si parla di Antonio Conte, non è che per associazione di idee il fatto che l'allenatore sia leccese può condurre in tre post la discussione sulla politica turistica del Salento o sulla ricetta autentica dei pasticciotti, perché si diventa scemi;allora dimmi come devo parlare...
beh, no; la pretesa democraticità dei regimi socialisti è proprio un escamotage retorico che pretende di spostare il focus dalla questione di metodo a quella di merito; si sostiene che sia democrazia l'abolizione delle classi, che in effetti è una finzione, visto che di fatto resta sempre un ceto privilegiato di burocrati, tale e quale che in altri sistemi, che so, la teocrazia iraniana o altri regimi satrapici; il tutto, nell'abolizione dei criteri storici della democrazia, che sono:questo però è lo stesso concetto di democrazia applicabile anche alle democrazie popolari. ripeto che il discorso è complesso. si parla sempre di democrazia, ma i caratteri della stessa che in concreto puoi verificare in quella che era all'epoca la contrapposizione est/ovest, sono "speculari". chi aveva o ha ragione: democratici liberali o democratici popolari?
uguaglianza tra i membri del demos nel determinare l'indirizzo politico, mediante il voto, libero, segreto ed uguale, a fronte di un'offerta politica ampia - libertà di associazione, partiti, ecc... - e limitata solo da esigenze di tutela di quel sistema - vale a dire, esclusione di opzioni eversive; libertà di pensiero, informazione e offerta pluralista di questa, regolata in modo tale da impedire posizioni monopoliste; libertà di movimento e, ovviamente, stato di diritto, ecc...
in origine, sulla questione del razzismo verso i negri, che Doppio citava come critica: ovviamente, si può discutere dell'inclusione nel demos titolato ad esercitare quei diritti come questione etica generale;
ma farei notare una questione concettuale che ci riguarda, e che mostra un paradosso: gli afro-americani sono emancipati da 160 anni, anche se fino a 50/60 anni fa vigeva la segregazione in alcuni stati;
ma nel paese da cui proferiamo queste critiche, sensate, vige tutt'ora un principio di ius-sanguinis, per cui riconosciamo un diritto tipico di cittadinanza democratica ad un signore di Rio de la Plata che vive lì, lavora e paga le tasse in Argentina, ma decide così delle nostre tasse e servizi, solo perché per caso suo nonno è emigrato da Sampierdarena o Ovada, e neghiamo quello stesso diritto a gente nata in Africa o in Ucraina, che però partecipa effettivamente alla creazione della ricchezza nazionale, paga le tasse qui, ma non ha titolo per decidere sul modo in cui le decisioni che lo riguardano vengono adottate;
cioè, non è incluso nel demos sulla base di un criterio che, in combinato disposto a quello dell'argentino, postula analoga distinzione per nascita a quella dei negri; solo che noi vediamo la questione americana, che non è proprio pagliuzza; ma ci sfugge la trave, sotto il profilo del metodo, proprio perché non è così intuitivo un quadro chiaro della questione.