Originariamente Scritto da
sandor
carissimo doppio, ti confesso che il tuo avatar è così "stimolante" per me, a livello intellettuale, che mi sento fortemente portato a commentare il tuo post, peraltro ma nondimeno "breve". allora il tramonto di una civiltà si verifica quando "detta" civiltà non è più in grado di:
- fronteggiare un mutamento repentino delle condizioni "ambientali". è accaduto ad esempio ai macrorettili del pleistocene;
- fronteggiare un nemico proveniente dall'esterno del proprio contesto sociale. è accaduto alle cc.dd. "civiltà precolombiane";
- fronteggiare una crisi economica che riduce la maggioranza della popolazione della civiltà in questione alla fame e alla morte. è accaduto ad esempio ai tempi della caduta, prima economica, poi politica, dell'impero di Roma antica intendendo per "impero" la struttura di "potere", che però è qualcosa di diverso dalla "civiltà " propriamente detta;
- fronteggiare efficacemente e debellare una epidemia o pandemia, ecc., che se abbastanza diffusa può ovviamente determinare una caduta della consistenza della popolazione e quindi di ciò di cui in termini sempre di "civiltà ", quella popolazione era dotata.
tuttavia occorre intendersi sui termini. innanzitutto in che modo può essere definita una "civiltà "? quali ne sono i caratteri, cosa è che può consentirne la "estinzione"? se tu intendi come d'altra parte e se non ricordo male, lo spengler di cui parla axe, "tramonto dell'occidente" come perdita di alcuni valori, che vengono sostituiti da altri, e quindi non una estinzione fisica, ma solo un'estinzione che riguarda i caratteri "interiori", e cioè le priorità individuali, e poi duali (matrimonio) e infine collettive, allora "forse" ci possiamo capire. si può tuttavia intendere quel mutamento valoriale sia come tramonto, sia come la sostituzione di nuovi valori ai valori che perdono consistenza. in definitiva mi pare di capire che ogni popolo e ogni "civiltà " hanno in sé stessi, nel proprio carattere collettivo, le radici di ciò che porta a un certo punto, ma quasi sempre "gradualmente", a mutare i propri valori di riferimento, così come un giovane di 20 anni non può avere, sempre se riesce ad arrivare ai 61, lo stesso atteggiamento valoriale di fronte alla vita. tutto ciò ovviamente regge se per tramonto non si intende "l'invecchiamento e la morte fisica" di una civiltà , ma semplicemente il suo naturale decadimento, decadimento che per analogia caratterizza tutti i fenomeni che puoi osservare in natura, dal ciclo vitale degli animali a quello delle piante, e quindi anche il ciclo vitale del singolo individuo. tuttavia mi viene da farti notare che una civiltà non può "mai" morire per assenza o mutamento di valori. una civiltà è un qualcosa che, a scanso delle cause suddette, cioè di violenta rottura e morte fisica, non può mai del tutto cadere nell'oblio, o quanto meno nell'oblio da parte di coloro che da questo tipo di fenomeni di decadimento "valoriale" riescono a estrapolare le "costanti". per essere più chiaro ti farei l'esempio della lingua latina, che per secoli fu la più alta espressione della civiltà di roma. il latino, e quindi anche la civiltà che lo produsse, sono qualcosa di morto o di ancora vivo e "presente" sebbene occultati dalle distorsioni e dalle volgarità ? io direi che se parli con uno che lo ha studiato, il latino, ma studiato davvero, quello ti dice che le lingue che oggi si parlano in europa sono "non" le risultanti della estinzione del latino come "lingua", ma sono "diramazioni" dal latino, che ovviamente derivano dalla mescolanza, peraltro durata "secoli", dello stesso "latino" imperiale con le lingue degli altri popoli dell'impero che non fossero "romani" propriamente detti, ma ad esempio galli, britanni, ispanici ecc. tutto ciò per dire che una civiltà non muore, sempre a livello valoriale, solo perché come dice cono, non si fanno "figli". ci vuole ben altro. e grazie a dio.