esatto;
però capisci bene che in una società che invece discrimina tra i tuoi due o tre bicchierini di vov, perché nel secondo caso ti possono togliere la patente o condannarti a 8 anni di carcere se ammazzi qualcuno alla guida - e il precetto non è certo facoltativo - l'idea che esprimi di comportamenti talmente gravi da causare il tramonto di una civiltà non regge;
se l'idem sentire dell'opinione pubblica - cioè, la depositaria dell'idea di Bene che dovrebbe essere comune - è che non convenga nemmeno statuire, ritenendo quei comportamenti meno rilevanti del terzo bicchiere di vov o del lasciare un rifiuto ingombrante accanto al cassonetto, vuol dire che quelle esortazioni riguardano mere preferenze individuali di quei pensatori, ancorché travestite da precetti morali;
puntualmente, l'esempio che proponi ti contraddice:
infatti, questo narcisismo in effetti deve essere proprio poca cosa, visto che la società il divieto lo produce e lo impone, come risultato di un pensiero maggioritario di massa, che ha un rilievo morale, nel senso di condiviso dal sentimento generale come comportamento doveroso;"Nella società contemporanea siamo giunti al punto in cui il Sè sostituisce la comunità, la relazione, il prossimo e diventa l’organizzatore del carattere culturalmente prevalente: il nuovo narcisismo. In questi giorni, a fronte dei divieti governativi ad uscire, abbiamo visto, attraverso il mancato rispetto delle indicazioni, diversi esempi del prevaricare del Sè sul bene comune."
La pandemia ai tempi del nuovo narcisismo...
al contrario, come tu stesso sottolinei, le considerazioni dei pensatori che citi si limitano ad esortare, sono facoltative, e perciò moralmente tanto "deboli" da non potersi nemmeno prospetticamente atteggiare ad obbligo, tanto sono irrilevanti a fronte dei diritti che sarebbero lesi:
se non puoi sostenere e argomentare un comportamento come obbligatorio per la salute o l'ordine pubblico, vuol dire che quel comportamento è irrilevante; oppure che chi lo propugna se ne vergogna, si rende conto che è improponibile.