Originariamente Scritto da
axeUgene
e questo va bene, come ipotesi; ma, così fosse, la distribuzione dei casi dovrebbe essere omogenea per aree geo-culturali, almeno per una quota he giustifichi la predisposizione;
ma poi:
se l'osservazione di un mezzo secolo ti dice che non hai una significativa presenza del fenomeno tra popolazioni di cultura diversa, per esempio cinesi e indiani, per citare un bel numero, ma lo trovi tra i cinesi e indiani che nati ed educati in Occidente in misura rilevante o analoga a quella degli autoctoni, devi generalmente propendere per una causa psicologica dovuta al sistema culturale di relazione, simboli, ecc...
nell'epoca della fame o della scarsità non c'era anoressia; qualcuno potrebbe dire che non era censita e passava come pazzia o crisi mistica; ma allora, fosse il portato di un fattore genetico dovremmo osservarla altrove in misura paragonabile oggi in quei paesi di scarsità, analoghi al nostro di un secolo fa;
al contrario, verosimilmente l'incidenza della patologia è sensibilmente diversa a seconda dei contesti culturali; dapprima urbani e di ceto borghese, e sconosciuta per molto in realtà provinciali e popolari; poi più estesa, ecc...
solo quando hai osservato, registrato e mappato tutti questi elementi del puzzle puoi ipotizzare un fattore genetico cooperante, perché una volta che pensi di averlo individuato vai a controllare se la sua distribuzione è significativamente coerente con quella dei casi, oppure no;
se in Italia su 100 casi di anoressia tu trovassi un 20% che mostra una determinata variante genetica presente in misura molto minore nel complesso della popolazione-campione comparabile - es. ragazze "sane" tra i 12 e i 20 anni, al 10%, potresti fare l'ipotesi;
ma cosa dovresti dire se nel comparabile campione egiziano o indiano quella stessa variante è presente al 60 o 70% e hai casi di anoressia pari al 2% rispetto al quel 100 italiano ? dovresti escludere quella causa come determinante e, verosimilmente, pure come cooperante.