Le credenze sono fattive: credere è considerare vero. Sarebbe assurdo, dire: “Sta piovendo, ma non credo che stia piovendo”. Le credenze aspirano alla verità, ma non la implicano. Possono infatti essere false, non giustificate da prove o adeguate considerazioni. Possono essere anche moralmente ripugnanti. Tra i candidati in questo campo le convinzioni sessiste, razziste o omofobe etc.
Questi giudizi possono implicare che credere sia un atto volontario. Ma spesso le credenze sono più simili a stati d’animo o atteggiamenti che ad azioni volontarie. Alcune credenze, come i valori personali, non sono scelte deliberatamente; vengono “ereditate” dai genitori e “acquisite” più o meno inavvertitamente dai propri pari, inculcate da istituzioni e autorità, assunte per sentito dire. Per questo motivo penso che il problema non sia come si giunge a sostenere una credenza, ma il rifiuto a cambiare opinione, che può essere un atto volontario ed eticamente sbagliato.
Ciao!





 
			
			
 
			 Originariamente Scritto da crepuscolo
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