Sto leggendo : " Ogni mattina a Jenin" di Susan Abulhawa, nata da una famiglia palestinese in fuga dopo “La guerra dei Sei Giorni” e ha vissuto i suoi primi anni in un orfanotrofio a Gerusalemme. Adolescente, si è trasferita negli Stati Uniti dove si è laureata in Scienze Biomediche e ha avuto una brillante carriera.
Questo libro racconta la Palestina, Israele e il Libano vista con gli occhi dei profughi palestinesi, scacciati dalle loro terre dal 1948 e rinchiusi in campi profughi, per testimoniare la verità: “ I palestinesi hanno pagato il prezzo dell’olocausto degli ebrei” e per combattere le verità di comodo.
La storia racconta di una famiglia palestinese parla di amore, l'amore per propria terra, le tradizioni, i canti, dell'amicizia tra due bambine, di morte e sopravvivenza e tragedia di fratelli separati, uno rapito da piccolo da un militare israeliano sopravvissuto ai campi di concentramento nazista che non ha figli per colmare il vuoto e ragione di vita della moglie anche lei sopravvissuta all’olocausto e che non può avere figli.
E di violenza.
Da vittime a carnefici, la storia si ripete ma con protagonisti diversi, in luoghi diversi, tutto questo fa comprendere da dove nasce la rabbia e l’odio tra popoli e minoranze.
Secondo me da leggere per farsi un’idea della storia da una voce diversa da quella a cui siamo solitamente abituati.