Senza permettermi di porre in dubbio i cattedratici in materia, mi permetto di prendere le difese del vituperato accento usato da Cono, in quanto la sua valenza (credo) non fosse strettamente fonico-tonica, ma significativa di una strascicatura della "e" (altrimenti esprimibile col raddoppio o la triplicazione della vocale, ma esteticamente sgradevole nel contesto), tipica del Tufello, Borgata Gordiani e Testaccio, nella verbalizzazione del verbo.