Qualche anno dopo ha inizio il mio tentativo di risolvere i miei problemi tramite psicoterapia. Il dottore, consigliatomi da un'amica, è anche docente universitario, fa psicoterapia di gruppo. Posso permettermi di pagare perché la parcella è bassa, ma nel gruppo, se hai il vantaggio di poterti confrontare anche con i problemi altrui, necessariamente trovi meno spazio. Specialmente io che non so farmi rispettare. E' paterno, questo analista, bonario, un padre ideale, quello che a me è sempre mancato. Risolve tutto con una battuta che è solito ripetere: "Fare (o dire) la cosa giusta, nel modo giusto, al momento giusto". Sembra facile a lui...E poi: "Se vi assale l'ansia, se aumenta il panico, masticatevi una pasticchetta di tavor, chi ve lo fa fare di continuare a soffrire?". E prendiamoci 'sto tavor, cambiamo pasticchetta! Ma stesse forse pappa e ciccia con la casa farmaceutica? Ah, ma nel gruppo c'è una che mi piace, bella ragazza, anche se sfuggente, si chiama Doris...Non mi dichiaro, ma quella si accorge che "le batto i pezzi" (si dice così anche da voi?) cosicché vengo a sapere che si è confidata col medico in separata sede e insomma, non se ne fa niente, tanto più che ora sembra abbia il ragazzo...E io che le avevo dedicato una poesia...
In quel periodo avevo preso a sbevacchiare la sera, bere quel mezzo litro mi aiutava a sentirmi un po' più allegro, nel mentre mi sminuiva i problemi. Era un'epoca in cui esistevano ancora le vecchie osterie di una volta, dove potevi sederti e passare le ore in compagnia di operai, muratori, gente del popolo verace. Seduto in disparte mi lasciavo cullare dalle voci intorno, dalle esclamazioni del gioco delle carte, mentre bevevo il mio rosso mangiandoci su un bel paninozzo con salumi o formaggi. E fu così che una sera andai al di là della quota di alcol che mi ero prefissata per non sentirmi male...