Ultima modifica di crepuscolo; 16-03-2022 alle 17:45
Non è colpa di Dio ma di chi si serve del suo Nome a garanzia dei suoi misfatti.E' risaputo il danno che gli istituti religiosi di tal fatta hanno fatto nel campo della fede rovinando ragazzi che nella loro adolescenza avrebbero avuto più bisogno di aiuto.Condanno anch'io la chiusura mentale e il bigottismo in quanto veleno per una fede serena e scelta personalmente.L'estremismo religioso cristiano non è diverso da quello di altre religioni.Mi rendo conto che certe ferite dell'infanzia sono difficili da superare ma per tirarci fuori dal fango è utile un buon lavaggio spirituale in acque più limpide e consone a ciascuno di noi altrimenti il rancore ci avvelena e ci tarpa le ali.
Chiedo scusa se mi intrometto.
Sono, notoriamente, "de coccio". Ti chiedo (senza polemica) un chiarimento.
Parli di "ferite dell'infanzia". Ti riferisci alle vittime dei comportamenti che stigmatizzi? Sarei propenso a dire "si". Se mi sbaglio, correggimi.
Parli di "tirarci fuori dal fango". A chi ti riferisci? Non credo alle vittime, in quanto non sono infangate dagli abusi subiti. Analogamente alle donne stuprate che non sono "infangate" dalla violenza subita. Pertanto, non sono loro che devono tirarsi fuori dal fango della turpitudine altrui. Fango che nemmeno puo' sfiorarle lontanamente. Immagino tu sia d'accordo. O no? Allora, chi sono "i noi" che si devono tirar fuori dal fango delle violenze fatte subire a innocenti? La responsabilita di una violenza é individuale, non "vagamente collettiva". Ed io non ho nulla da spartire con i casi che tu, giustamente stigmatizzi. Allora, i "Noi", chi sono? Parli del "tuo ambiente"? E' un "mea culpa", allora. O no? E se per finire potessi spiegarmi la metafora delle acque "più consone" , nel senso che non capisco cosa possa significare, letteralmente. C'é un'acqua (metaforica, capisco) che é "consona" per me, un'altra per te, una per cono, una per uno sporco fetido stupratore di persone indifese. Non posso immaginare "acque lustrali consone alle vittime innocenti",affinché si purifichino. O si?
Grazie per l'attenzione ed i chiarimenti.
Esterno sicuramente non è infangato dagli abusi subiti, ma la sua reazione verso Dio, trattato da lui con estrema irriverenza e messo alla berlina, lo fa precipitare nel fango... E' Esterno che precipita nel fango, non certo Dio, che è al di sopra di tutto e tutti. Questo credo intendesse Rachele e certo credo io.
Fate l'amore, non la guerra.
Lavorare tutti, lavorare meno.
Scusami, Arcobaleno. Ma so' de coccio.
Io ho letto una frase, non l'ho capita. Gradirei che l'autrice me la spiegasse. Possibilmente, in maniera "evangelicamente" chiara.
Senza "distinguo" più o meno ipocriti ... Solo banali "si" e "no" con i relativi "perché". Semplicemente.
Prendo atto della tua interpretazione: "la vittima", non essendo entusiasta e grata", é colpevolmente infangata e Dio non precipita nel fango (non capisco bene cosa c'entri....ma vabbé). Grazie per l'interessamento.
la questione che poni, andrebbe scomposta in due_
chiamalo come vuoi, ma un imperativo assoluto è sempre presente in un soggetto socializzato, anche inconsapevolmente; che è la ragione dell'affidamento, il quale verrebbe a mancare se una scelta etica fosse intendibile esclusivamente come opportunistica, nel senso di conveniente;
più vero il contrario; in assenza di un limite a ciò che è agibile, non si sostanzia alcun desiderio/pulsione vitale; non è tutto possibile, ma tutto insensato, e non come osservazione moralista, ma funzionale;, il sottotesto che si insinua è che in assenza di Dio si potrebbero compiere le più grandi nefandezze.
questo non funziona, non genera affidamento, proiezione;Preferisco una morale più terra terra, legata al concetto di pacifica convivenza per il bene collettivo, qualcosa di orizzontale, non calato dall'alto.
il genere umano non funziona così;
la discussione ha poco senso;
si controbatte alla tesi della necessità di un dio - che può essere anche laico, l'imperativo del vegano o altro - che è una cosa ovvia, quando il punto che dovrebbe dimostrare il predicatore è perché proprio quel suo dio, che precetta questo e quello;
i vari predicatori mi possono dire quello che vogliono, ma sono credenti anche quelli che predicano comportamenti opposti a quelli che predicano loro; quindi ?
una volta constatato questo fatto, l'unico risultato netto della predicazione è che il latore della predica ottiene l'unico effetto di porsi su un piano di superiorità morale sugli altri; siamo buoni tutti; che c'è di nuovo o pregiato ?
gli asini cascano tutti sul sentiero sdrucciolevole dei precetti, e del dimostrare il loro pregio assoluto, pertanto "divino"; è su quelli che si dovrebbe discutere.
c'� del lardo in Garfagnana
@Doppio il sottotesto che si insinua è che in assenza di Dio si potrebbero compiere le più grandi nefandezze.
Scrisse Dostoevskij: "Se Dio non esiste, allora tutto è permesso".
“Siamo tutti uguali davanti alla legge, ma non davanti agli incaricati di applicarla.”
(S. Lec)
Axe, lì mi sembra che quel Dio rischiari solo le tenebre del caos.
Caos che umanamente e probabilisticamente viene inteso come "dare ordine" per stare insieme, tanto per capirci.
ha ribattuto Lacan alle parole di Sasha:
se Dio non esiste niente è possibile, perché in assenza di limiti, il desiderio che muove l'azione è incapace di soffermarsi su un oggetto e genera pulsioni di morte, angoscia inestinguibile;
ripeto l'esempio: porti un bambino in un negozio di giocattoli con un budget di 50 euro; quello è felice, e ad un certo punto spenderà quei soldi;
porti lo stesso bambino in un negozio infinito e con un budget infinito, e quello all'ingresso sarà eccitatissimo; ma poi l'aspettativa di trovare qualcosa di più bello gli impedirà di concentrare il desiderio di un giocattolo e sarà sopraffatto dall'angoscia;
un limite morale è connaturato, e correlato alla capacità desiderante di una persona;
ma il problema del predicatore religioso non è quello di "Dio", ma del perché il suo dio anziché quello di un altro, che precetta cose diverse;
qui il giochino retorico nella mente dei predicatori funziona perché siamo delle capre in materia e ignoriamo tutte le questioni, come se il negozio di Dio sotto casa fosse l'unico, come ci hanno insegnato i preti per secoli;
dove c'è tradizionalmente pluralismo di fedi, nessuno farebbe sto discorso, perché a scuola si impara che i cattolici dicono una cosa, i riformati un'altra, e poi ci sono tanti altri, tutti credenti, e poi i non-credenti, tutti con posizioni morali diverse, sostenute come assoluti.
c'� del lardo in Garfagnana
c'� del lardo in Garfagnana
Mi sembra che tu lo intenda, più che Dio, come un ideale" modo di vivere socializzante" dove l'uomo trae insegnamento dai suoi errori e si fa esperienza mentre va verso il suo destino che è come tutti gli esseri viventi la morte, anche se quest'ultima ci scoccerebbe.
Tu dici che per questo mondo ideale basta essere virtuosi e possibilmente altruisti. Va bè.
Mi riferivo a quello che è stato detto su Dio che senza di lui niente è possibile, assenza di limiti, che io ho chiamato caos tenebroso, di cui, mi sembra di capire che serva unicamente a rischiarare i panni sporchi e mettere tasse sullo sporco.
Anche nel pensiero di Dostoevskij riportato da Spirit si intravede un Dio il cui scopo si basa unicamente nel porre limiti perché non si conoscerebbe altrimenti dove si vada a finire.
Questo non è certamente il Dio di Gesù, e neanche Dio in se stesso ma solo un freno all'efferatezza umana.
Ultima modifica di crepuscolo; 17-03-2022 alle 15:31
io constato che ogni società esprime valori assoluti, cioè non vincolati alla convenienza del momento per chi li sostiene e/o pratica, più o meno coerentemente, ma con l'intendimento e l'affidamento che gli altri ci credano, almeno un po';
es. : i bambini vanno protetti; se non ci fosse l'affidamento generale su questo valore, nessuno manderebbe a scuola o all'asilo i figli; quel postulato è (una parte di ) "Dio";
poi ci sono società, pure credenti, che danno in spose bambine di 10 anni, e non lo fanno con l'animus del trasgressore, di nascosto; mostri ?
il buon Montanelli, 90 anni fa trovava la cosa normale nella sua avventura di ufficiale in Abissinia;
questa è la proiezione delle insicurezze, ma anche delle aggressività umane;Mi riferivo a quello che è stato detto su Dio che senza di lui niente è possibile, assenza di limiti, che io ho chiamato caos tenebroso, di cui, mi sembra di capire che serva unicamente a rischiarare i panni sporchi e mettere tasse sullo sporco.
Anche nel pensiero di Dostoevskij riportato da Spirit si intravede un Dio il cui scopo si basa unicamente nel porre limiti perché non si conoscerebbe altrimenti dove si vada a finire.
Questo non è certamente il Dio di Gesù, e neanche Dio in se stesso ma solo un freno all'efferatezza umana.
le prime costruiscono il pensiero cosciente: se non temessi Dio, sarei un delinquente; quindi, chi non ha Dio deve esserlo, non ha alcun vincolo morale;
questo pensiero è il frutto dell'equivoco, per cui la sola morale possibile deve riposare necessariamente su un dio-giudice che remunera e castiga;
in seconda battuta consente le seconde, perché offre la salita sul pulpito e la facoltà di tuonare contro gli amorali e immorali che non credono come lui, o non credono affatto, e la remunerazione di sentirsi migliore, a posto.
c'� del lardo in Garfagnana