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Basterebbe questo rovesciamento di prospettiva per farci sentire sul serio il cambiamento climatico come una delle sfide più difficili davanti a cui l’homo sapiens si è trovato nel corso della sua avventura. Ciò nonostante, siamo ancora troppo poco coinvolti dal problema: l’informazione, in noi, non diventa conoscenza. Per anni gli scienziati ci hanno messo sotto il naso la prova inconfutabile di un disastro imminente. Abbiamo a lungo restituito il messaggio. Adesso però cominciamo a sentire i primi scricchiolii e la puzza di fumo. Nonostante l’evidenza si sia fatta sensibile - ma è solo l’inizio - qualcosa in noi (in un abisso di specie dove arroganza e stupidità si mescolano per ritornare a galla in forma di falsa intelligenza) rifiuta l’idea che l’umanità rischi di estinguersi per propria mano.
Siamo davvero così idioti? O siamo solo terrorizzati, simili a quei gatti che si inchiodano nel centro della strada, davanti a due fari che si fanno sempre più grandi? Con la paradossale differenza che investito e investitore qui coincidono.
L'intervento integrale di Nicola Lagioia su La Stampa del 15 luglio
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