Originariamente Scritto da
axeUgene
a parte la questione psicologica della metodica rimozione dell'opinione esterna al mondo cristiano, che è un po' come se un pubblicitario della Coca-Cola rimuovesse la circostanza che sugli scaffali del super ci sono decine di altre bevande analcoliche alternative, e poi anche i vini e l'acqua, ecc... e quello sostenesse che bisogna bere, una delle questioni che ho cercato di spiegare in modo neutrale ai predicatori è anche questa:
sostenere la necessità e la centralità di Cristo, implica due possibili scenari, dai quali non si svicola in nessun modo logico:
a) Cristo deve giungere a correggere qualcosa di incompiuto e imperfetto, qualcosa che è andato imprevedibilmente storto nella volontà di Colui che viene definito Onnipotente e Onnisciente;
cioè, se Cristo si ritiene tanto essenziale, imprescindibile, vuol dire necessariamente che l'assetto della Legge mosaica data da Dio era insufficiente a stabilire criteri di giustizia divina; ma questo sminuisce il dio veterotestamentario a dio minore, un soggetto paganeggiante niente affatto onnipotente che negozia coi demoni, si impiccia in guai di ogni genere, tipo liti condominiali, invidie e ire da divinità greche;
se, invece - cosa su cui tutti sembrano essere d'accordo - ci sono stati dei giusti salvati prima di Cristo, vuol dire necessariamente che quella Legge bastava; ma allora Cristo no emerge affatto come imprescindibile, ma al più come un professore che dia ripetizioni ai tonti e agli scansafatiche rimandati a settembre, o una specie di "condono tombale" all'italiana;
del resto, la teoria della Ricapitolazione che Cono tira fuori di fronte a questa obiezione, indica esattamente che non ci sarebbe nulla di nuovo in Cristo, ma solo - appunto - una ricapitolazione di quanto già comandato da Dio;
come sarebbe evidente a chiunque non sia un deficiente - nel senso di carente di minima logica e buon senso - l'operazione paolina finisce evidentemente col relativizzare una delle due Persone, Padre e Figlio, perché:
o il secondo è essenziale, e ne risulta lo sminuire del primo, come insufficiente, il dio da barzelletta di Arco;
oppure è il secondo ad essere accessorio, dispensabile a chi intenda la Legge e ottemperi, che in effetti è la tesi del libero arbitrio, cui è concatenata la salvezza per sola ragione a fronte della Legge di Mosè;
come se ne esce, non volendo gettare alle ortiche le Scritture ? se ne esce solo con l'opzione del Vasaio:
b) tutto è predestinato da Dio stesso in origine, perciò non c'è alcuna contraddizione da spiegare, alcun conflitto; ma non può nemmeno esserci alcuna libertà e alcun giudizio, tantomeno da parte dei poveri umani; solo la speranza di essere stati creati con un sentimento di giustizia embedded che prevale in coloro che sono legge a sé stessi, per azione di quella Grazia;
Dio si assume assiomaticamente come "giusto" e più non dimandare, e il destino di ognuno è esclusivamente nelle Sue mani;
questa - volendo salvare le Scritture - è la sola soluzione logica;
ma ai clericali e aspiranti tali non può che risultare indigesta, perché li priva del desiderato status di giudici-vicari in terra e del relativo potere;
di fatto, le società del servo arbitrio sono quelle laiche, de-clericalizzate, della responsabilità individuale, e anche della libertà e della democrazia.