Originariamente Scritto da
axeUgene
creativo...
volevo dire un'attività che dipenda esclusivamente dal desiderio di fare una cosa che è più o meno disponibile, a prescindere da condizionamenti poco controllabili, come l'efficienza del corpo, i soldi...
se ti piace dipingere, magari a 85 anni vai a dormire tardi e ti svegli prestissimo perché non vedi l'ora di riprendere il tuo quadro, e questa cosa non te la toglie nessuno;
funziona ancora meglio se sotto c'è anche un percorso concettuale, come se stessi realizzando un puzzle e avessi di fronte gli spazi vuoti di cui cercare i pezzetti, e il tutto configura una specie di "impresa", un traguardo;
per me funziona con la musica, e so che posso attingere ogni giorno ad un bagaglio enorme di cose da imparare e che mi danno soddisfazione; ma non escludo che provi qualcosa di simile chi si dedica all'orto, se ci investe una carica analoga di proiezioni concettuali; nel senso che è spinto continuamente a pensare su come far venire meglio i pomodori, dove esporre le zucchine al sole, ecc... l'importante è che si solleciti quel meccanismo di apprendimento e desiderio totalizzante del gioco che anima i bambini e "diverte", nel senso di distrarre, per quanto possibile, dagli acciacchi e dalla paura;
non so, ma credo che gente come Angela, Scalfari, Camilleri e tanti altri, siano arrivati lucidi alla fine perché si divertivano a ragionare e creare ipotesi, storie, apparati concettuali da perfezionare continuamente, anche nell'ozio forzoso della vecchiaia;
il punto è che se nella formazione di una persona mancano i "contenitori" concettuali in cui andare a cercare cose divertenti, che sono un po' una grande settimana enigmistica travestita da impresa nobile, la mente non ha appigli creativi, che stimolano un ruolo desiderante attivo, e facilmente si incista sul rimpianto, si introflette e deprime;
cioè, si può leggere un libro come piacevole passatempo; oppure leggere lo stesso libro in un percorso che richiede un'elaborazione consapevole, prima e dopo la lettura, in cui le considerazioni sul perché l'ultimo di Houellebecq ti piace di più o di meno diventano ragionamenti, osservazioni che attivano una parte che partecipa coscientemente e arricchisce;
è sempre la solita cosa che fa un bambino quando gioca, quella che anima l'ingegnere o chiunque sia impegnato a riflettere su come funzionano le cose, come ci si può divertire a fare funzionare, la soddisfazione di "vedere come è fatto dentro" o di riparare qualcosa con mezzi di fortuna, ecc... insomma, il gioco;
bisognerebbe predisporsi a giocare, molto seriamente, come i bambini.