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L’Italia è tra gli avamposti mondiali della rischiosità più scoperti e vulnerabili, purtroppo ancora nell’incoscienza e nella sottovalutazione. Per questo il peggio non è mai alle nostre spalle.
In una sorta di “lockdown dell’inazione”, facciamo poco o nulla per arrestare o almeno mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Scriveva Albert Camus ne “La Peste” che “nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati”. Vorremmo smentire Camus, almeno in parte. Come? Inserendo nell’”organismo Italia” la cultura della prevenzione e dell’adattamento come antidoti e come impegni permanenti. Lo abbiamo visto, sorpresi da una pandemia sanitaria, quanto ha contato non esserci occupati per tempo di aggiornare i Piani di emergenza e rafforzare i presidi sanitari. Con la forza di una natura che sta cambiando, reagendo a nuovi equilibri, con questa “pandemia climatica” noi dovremmo purtroppo misurarci ancora.
https://formiche.net/2022/09/marche-...one-emergenza/
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