“Tàr” (2022) di Todd Field
Lydia Tàr è un Direttore d’Orchestra statunitense (desidera che venga declinato al maschile, come pure per Maestro) che a seguito di varie esperienze di direzione in patria ottiene il podio della Filarmonica di Berlino. E’ sposata con il suo primo violino, donna anche lei, con la quale ha adottato una bambina. E’ molto determinata nel lavoro, non vuole intralci e tende a liberarsi senza indugio di rapporti professionali e non, che possono crearle ostacolo. Preparando la quinta di Mahler si dimostra maniacale, ossessionata e paranoica, con la difficoltà sempre più accentuata di conciliare sfera professionale e privato, che però intrecciandosi alimentano situazioni che sottovaluta. Presentato a Venezia il film è stato accolto positivamente dalla critica e Cate Blanchett ha vinto la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. E’ comunque l’intero film ad essere ragguardevole da un punto di vista tecnico, regia/montaggio/fotografia più Mahler. Se recentemente ho apprezzato “Decision to leave” per la sua capacità di rimandare a un certo tipo di cinema del passato, “Tar” al contrario è sicuramente un film dei giorni nostri, non solo per la qualità con il quale è girato, ma per le tematiche trattate, quelle legate a un’epoca, la nostra appunto, in cui è possibile agguantare le migliori opportunità correndo però il rischio di vedere le nostre intenzioni stravolte.
Tàr ****