Originariamente Scritto da
axeUgene
io non discuto fedi, opinioni, credenze, ma solo fatti;
ora, è un fatto - e lo era anche ai tempi di Pascal - che le fedi, confessioni e dottrine sono una pluralità; pertanto, il credere in sé non implica nulla, né di buono, né di cattivo, se non il fatto che i credenti possano, e in effetti aderiscano a morali diverse: ci siamo ?
questa cosa spiazza la pretesa di Pascal, di una convenienza oggettiva del credere, visto che non specifica a cosa credere, a fronte di alternative diverse ove la Verità sarebbe solo una; è questo persino tra cristiani, che all'epoca di Pascal si scannavano come bestie;
un omologo protestante, ebreo o musulmano di Pascal, mi metterebbe in crisi, a dargli retta;
la circostanza del pluralismo religioso e morale annulla qualsiasi pretesa di razionalizzare la fede per appoggiarla su un piano di convenienza sociale, che diventa blasfemia;
l'unica cosa sensata è testimoniare, in modo da essere convincenti, come al ristorante:
hai ordinato un piatto buono ? lo mangi con gusto e si vede, punto;
ma più ci parli sopra, più sale il sospetto che sia una sbobba, una fregatura da rifilare a qualcuno incapace o che si ritiene o vuole incapace; raramente funziona;
per questo le chiacchiere apologetiche su Dio, Gesù, ecc... tendenzialmente producono effetti opposti al desiderato.