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Risultati da 1 a 15 di 50

Discussione: Il liceo classico

  1. #1
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Il liceo classico

    Mi ha molto colpito questo articolo di Massimo Gramellini apparso oggi sul corriere della sera. Cosa ne pensate? Qual è stata la vostra esperienza in merito?


    Poche notizie mi rendono pessimista sul futuro come la caduta inarrestabile delle iscrizioni al liceo classico: il prossimo anno lo frequenterà appena il 5,8% degli alunni di terza media che proseguiranno gli studi. Il classico non è nello spirito del tempo, secondo cui la scuola serve solo a trovare lavoro. E poiché si pensa che il mondo di domani avrà più bisogno di tecnici che di umanisti, studiare l’Iliade sembra a molti una perdita di tempo. Avrei parecchio da obiettare su questo punto (fior di economisti e ingegneri provengono dal classico), ma prendiamolo per buono. Però non fin dall’adolescenza, dai.

    A quattordici anni nessuno sa ancora chi è: invece di restringergli il campo, bisogna allargarglielo a dismisura. Tutte le passioni della mia vita le ho assaggiate a quell’età, comprese la musica e lo sport, di cui leggevo le cronache sotto il banco durante le lezioni più noiose. Ma erano le cronache di Gianni Brera, uno che sapeva coniugare il racconto della partita con l’epica di Omero. È vero, il classico non ti spiega «come» funziona il mondo, ma in compenso ti abitua a chiederti «perché». A capire le cause delle cose, a snasare il conformismo degli anticonformisti, ad addestrare i sensi e la mente per riuscire a cogliere la bellezza in un tramonto o anche solo in una vetrina. Il classico è come la cyclette: mentre ci stai sopra, fai fatica e ti sembra che non porti da nessuna parte. Ma quando scendi, scopri che ti ha fornito i muscoli per andare dappertutto.

    Massimo Gramellini www.corriere.it
    amate i vostri nemici

  2. #2
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    Penso che il liceo classico di oggi non sia il liceo classico che si ricorda Gramellini, gli indirizzi, anche nei licei classici, si sono moltiplicati, all'interno di uno stesso istituto puoi scegliere due o più varianti, pochi sono quelli che scelgono l'indirizzo classico "classico"

  3. #3
    ...molti anni sono passati dal primo "Liceo Classico"...
    Quello di Carlo Magno.

  4. #4
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Il classico non ti spiega «come» funziona il mondo, ma in compenso ti abitua a chiederti «perché».
    Oggi omettiamo di farci tanti perché, bypassiamo con disinvoltura le domande ultime: troppo faticose.
    amate i vostri nemici

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Oggi omettiamo di farci tanti perché, bypassiamo con disinvoltura le domande ultime: troppo faticose.
    mah, rimango sempre basita dalle tue lapidarie certezze

    La differenza dalle materne a fin quando dura la tua istruzione la fanno i docenti che incontri sulla tua strada non la scuola che scegli

  6. #6
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Ovvio. Ma un docente di filosofia e uno di matematica ti parlano di cose diverse....
    amate i vostri nemici

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Ovvio. Ma un docente di filosofia e uno di matematica ti parlano di cose diverse....
    Quindi tu ritieni che sia importante l'insegnamento della filosofia?

    Un buon docente di storia e italiano, appassionato e appassionante, non potrebbe essere altrettanto valido instillatore di senso critico in un istituto professionale? E uno di arte? Un professore di musica?

    Ricordo le lezioni di filosofia come qualcosa di tremendamente noioso, da imparare a memoria e scordare subito per far posto ad altro (ho poi riletto negli anni per conto mio); ricordo invece le lezioni di italiano, il mio professore in quei giorni in cui era veramente in buona ci drammatizzava i brani, le poesie, la divina, sapeva tenere viva l'attenzione.

    Lo spirito critico, il piacere del dubbio, l'interesse per la speculazione si formano prima secondo me, elementari e medie.
    Ultima modifica di Breakthru; 01-02-2023 alle 16:53

  8. #8
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    È importante tutto. Non stiamo facendo una classifica fra i diversi indirizzi scolastici. Gramellini riflette con amarezza sulla sproporzione in atto. Ti lascio un altro pezzo:
    “E’ la madre di tutte le storie – ci disse il prof di letteratura greca all’inizio di quell’anno-: se non vi sforzerete a scoprire questa storia, tutte le altre saranno difficili da capire”. Parlava dell’Iliade, dell’Odissea. Lui, però, ch’era smaliziato in fatto di incanto, ci parlava tra le righe della vita medesima: “Siccome la vita o è un viaggio o è una battaglia – era il non detto che ci trasmetteva – ogni storia, anche la vostra, è un’Iliade o un’Odissea: vi piaccia o non vi piaccia”. Di fronte a quel professore (professava, letteralmente, la fede nella materia che insegnava) stazionava una ciurma di quattordicenni alle prime armi con il latino e il greco: si era agli inizi del liceo classico, la stagione del ginnasio. Di preciso non ricordo cosa intuii di quell’incipit così esistenziale, ma di sicuro ne avvertii la verità negli anni a seguire: se la mia vita è un’Iliade o un’Odissea – e lo è! – le battaglie più impegnative son quelle che mi trovo a combattere di sera, a luci spente, davanti allo specchio. E lì, in quegli attimi, percepire la compagnia di Telemaco, Ulisse, Achille, Patroclo, Elena e tutta quella bella ghenga, certe sere fa la differenza: tra vivere ed esistere, vedere e guardare, tra sentire e ascoltare. Come sarebbe triste, oggi, la mia storia se non avessi avuto la fortuna di poter frequentare quel fantastico girone dantesco ch’è stato, alle superiori, il liceo classico.

    Certe stagioni, in quei cinque anni, le maledicevo nel mentre le vivevo: “A cosa mi servirà, per un domani, imparar una lingua morta com’è il latino, il greco e tutta la sua merceria?” mi ripetevo per auto-scoraggiarmi. Eran altre le scuole che assicuravano un avvenire più immediato, più remunerativo, meno laborioso come prospettiva. Io, però, a quell’età manco sapevo chi avrei voluto diventare, che cosa avrei voluto fare della mia vita: a cosa mi serviva, dunque, arrivare ad un lavoro il prima possibile se lo scopo ultimo della mia esistenza mi era ancora straniero? Appassionato di Pantani, Baggio e Mario Rigoni Stern – tutta gente contemporanea – mi trovavo a dover trascorrere intere notti a lume di candela per stringer amicizia con Omero, Anassimandro, Averroè, Avicenna, Senofonte, Talete, Socrate e compagnia bella. “Cos’avranno da dirmi questi – mi ripetevo – che sono vissuti nell’età della pietra. A me, poi, che son nato nell’età d’oro delle comodità?” Non m’insegnavano a riparare un rubinetto, a collegare l’elettricità, a fare di quattro mattoni un edificio. Tantomeno a sbattere le uova per fare la pasta, a mescolare uova e zucchero per estrarre zabaione. Eppure, sotto sotto, c’era un qualcosa che mi affascinava, una sorta di voce che mi convinceva che la fortuna è un dividendo del sudore: più sudi e più diventi fortunato. Insomma, non mi insegnavano tanto come funzionava il mondo ma avvertivo che stavano insegnandomi perchè stavo al mondo: per conoscere me stesso. Esplorandomi.

    Frequentare il classico è stato come allenarmi su un tapis-roulant: la noia è proporzionale all’impressione di esser sempre fermo allo stesso punto. Finito l’allenamento, però, t’accorgi che i muscoli non sono più quelli di prima: si sono rinforzati, sei leggermente migliorato, hai alzato l’asticella. Frequentando quella combriccola di gente antica – infettato dal loro conversare, dai loro sillogismi, dalle loro fantasticherie linguistiche – il tramonto mi pareva differente, il solito paesaggio tradiva sfumature inedite, sentivo l’intelligenza acuirsi, la memoria mi appariva malleabile, duttile, poliedrica. Quando, il giorno della maturità classica, salutai quel mondo fatto di declinazioni e di coniugazioni avvertii una sorta di gratitudine: s’era vero che non avevo imparato nulla di manuale, era vero anche che avevo fatto l’incontro più esaltante di tutti: quello con me stesso. Pensare a quante volte, in quegli anni, mi sembrava che non stessi andando da nessuna parte. E, invece, era solo la logica del tapis-roulant: nel frattempo, la mente si andava formando, trasformandosi. Si stava allargando la mia immaginazione, la fantasia, il potere. Mi stavo attrezzando ad andare dappertutto, senza perdermi."

    Don Marco Pozza - Sono figlio del liceo classico
    https://m.facebook.com/story.php?sto...00063788646587
    Ultima modifica di conogelato; 01-02-2023 alle 23:35
    amate i vostri nemici

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    ...molti anni sono passati dal primo "Liceo Classico"...
    Quello di Carlo Magno.
    Ah, ah, ah, carina la barzelletta, Carlo Magno era un analfabeta totale, con una quarantina di mogli
    al seguito, quando decise di voler sposare anche Irene di Costantinopoli, ella lo prese a pedate. Comunque i suoi
    metodi mafiosi piacquero molto al clero romanico apostolico che si stava organizzando, in quanto convertiva i
    Sassoni a fil di spada.

  10. #10
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    Il liceo classico..

    Nè mio fratello, nè io potemmo scegliere la scuola a 13 anni, papa' ci mandò al classico dalle monache e dai preti, disse che, dopo la maturita', saremmo stati piu' maturi per scegliere. Io scelsi medicina per poter andare poi a New York, il centro del mondo, mio fratello che non poteva sentire la puzza dell'alcol scelse legge.
    Ricordo che si studiava duramente, almeno io, e papa' mi veniva a scocciare alle 23 per dirmi, vai a letto, vai a letto, ti sveglio domani alle 5 per continuare a studiare. Mio fratello che finiva i compiti in 3/4 ore diceva, uffa ,questa commedia tutte le sere... Ma mamma parlando con le altri madri seppe che non ero l'unica a fare mezzanotte sui libri ma anche altri, e quando finivano facevano le capriole per la felicita'.
    Accadimenti vari e tristi cambiarono i miei progetti di vivere e specializzarmi negli USA, cmq ero ben trattata dai professori dei primi 2 anni di università perchè avevamo avuto monache spietate in biologia, chimica, fisica per cui i professori dicevano, molto bene, lei é una studiosa, viene dal classico? Altro che solo greco al classico.

  11. #11
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Oggi omettiamo di farci tanti perché, bypassiamo con disinvoltura le domande ultime: troppo faticose.
    Ovvio. Ma un docente di filosofia e uno di matematica ti parlano di cose diverse....
    Cono, tu sei fissato. Ora, che il classico serva per arrivare a farsi le domande ultime, quelle domande ultime, sta solo nella tua testa. Come se non ci fossero idee diverse in tutto l'arco del pensiero umano.
    Poi ti ricordo che al classico si studiano sia matematica che scienze nei 5 anni.
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  12. #12
    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    Cono, tu sei fissato. Ora, che il classico serva per arrivare a farsi le domande ultime, quelle domande ultime, sta solo nella tua testa. Come se non ci fossero idee diverse in tutto l'arco del pensiero umano.
    Poi ti ricordo che al classico si studiano sia matematica che scienze nei 5 anni.
    Vega!! Ma ti pare il modo di sparire per così tanto tempo.... è da mò che sono in pensiero!!!!

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  13. #13
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    Non è successo nulla!
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  14. #14
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Bene, ero preoccupato anch'io.
    Rileggi la riflessione iniziale di Gramellini. È su quella che stiamo discutendo.
    amate i vostri nemici

  15. #15
    Opinionista L'avatar di Vega
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    bypassiamo con disinvoltura le domande ultime: troppo faticose.
    Cono ma tu sei abbastanza fissato con le "domande ultime", con i perché, il senso della vita e da lì ti schiodi poco o nulla.
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