Crep ha scrittoCono ha scrittoIo penso che il destino sia una brutta bestia; ci precede sempre ed aspetta per farci suo.
Spesso riusciamo a capire dove va ma non possiamo liberarcene.Arco ha scrittoDio prepara per noi un destino di salvezza. Sono poi le nostre libere scelte che lo determinano. Chi vogliamo seguire nella nostra Vita? Dio o il dio denaro? Dio o gli idoli del mondoAiutatemi a capire meglio.Gli eventi preparati per noi dal destino direi che sono inevitabili. Eventualmente, se non riusciamo a sopportarli, i credenti possono provare a chiedere a Dio un aiuto nella difficoltà.
Per Crep il destino è personificato dal minotauro, che ci ”aspetta per farci suo”
Dio, secondo Cono, trascorre le giornate a creare “un destino di salvezza” per ognuno di noi.
Meno male che riposa il settimo giorno. Non riesco a comprendere quando muore un bambino per malattia o un adolescente con un incidente stradale, quale destino di salvezza gli ha preparato Dio. Salvezza = non andare all’Inferno ?
Arco il “destino” da te descritto mi evoca il fatum emanato dal consesso degli dei pagani, ma -hai scritto - “i credenti possono provare a chiedere a Dio un aiuto nella difficoltà”. Questo “Dio” è quello dei cristiani oppure è Zeus ?
Ammettendo l'esistenza di un Dio con gli "onni-poteri" che stabilisce gli eventi che ogni persona deve affrontare e subìre nella vita, allora per quale motivo pregarlo, invocarlo ?
La preghiera avrebbe significato se noi potessimo in qualche modo influenzare il corso degli eventi con la nostra volontà, ma ciò è in antitesi con l'idea che esista un piano divino già prestabilito a cui non ci si può sottrarre.
Cono dice che Dio lascia a noi il libero arbitrio, ma allora perché si affanna a creare il destino per ognuno di noi ? Mistero della fede.
Solitamente i credenti abbondano nelle proprie convinzioni e sono scarsi nei dubbi, se così fosse sarebbero incoerenti.
Se la vita è insoddisfacente perché il cristiano si ostina ad essere un seguace del suo Dio ? Per masochismo ?
L’ateo affronta le difficoltà quotidiane senza pregare ne Zeus nè Gesù/Dio per cambiare il corso degli eventi.
Crep, per scegliere il sostantivo che corrisponde alla tua opinione, religione o ideologia è necessario meditare sull’etimologia di questi tre lemmi: predestinazione, fato, destino.
Col vocabolo “destinazione” fu formata anche la parola composta “pre - destinazione”, e questa è giunta noi col significato di “destino già stabilito in precedenza”, nel tuo caso dal Dio dei cristiani.
Nel Nuovo Testamento il termine “predestinazione” è usato per indicare la decisione con cui Dio destina una parte dell’umanità alla “salvezza”, ma quale tipo salvezza non riesco ad immaginarla.
Nell’attuale significato la parola “destino” allude ad un insieme di eventi che accadono ad un individuo, con conseguenza finale. Dunque destino inteso come agente che determina il futuro di una persona. Con questo significato la nozione “destino” era dibattuta dai filosofi stoici, che credevano nell’esistenza di un ordine naturale prefissato nell’universo dal Logos (= Dio).
Ineluttabilità del destino; predeterminazione fatale dell’accadere, rassegnarsi al proprio destino....
La parola destino è analoga a “episteme”: lo scrisse il filosofo Emanuele Severino nel suo ultimo libro titolato “Testimoniando il destino”. Ma è vera l’analogia ?
Platone contrapponeva l’epistème alla dòxa.
Severino aggiunse: “Il rapporto certo dell’individuo con il divenire è la morte”.
Il fato (= destino). Fa pensare ad un evento che si presume deciso da altri o altrove, senza possibilità di contrastarlo. In questo caso si stabilisce una corrispondenza tra fatidico e irreversibile / ineluttabile. Ma non è solo questo il significato che si accompagna alla parola “fatidico”.
Sul piano esistenziale, un gesto, un evento o una parola “fatidici” aprono al futuro ed hanno carattere profetico solo quando sono il risultato della composizione di elementi necessari per la vita e della esclusione di tutto ciò che, perché superfluo, appesantisce la vita, rovina le relazioni e allontana gli obiettivi veri per i quali ha senso impegnarsi.
Nell'antica Grecia il Fato era una misteriosa, divina entità soprannaturale, alla quale nulla poteva resistere quando interveniva per modificare il corso degli eventi, di una guerra o della vita degli individui. La sua decisione era irrevocabile.
Nella mitologia greca l’ineluttabile Fato era personificato dalle tre Moire, assimilate alle Parche della mitologia romana e alle tre Norne della mitologia norrena.
Il plurale di fatum è “fata” e con questo lemma indichiamo le fate delle favole, ma in origine considerate dee del destino.
Nel linguaggio contemporaneo il termine fato è stato sostituito con la parola “destino”, ma nell’antichità c’era differenza tra fato e destino.
Il fato, immodificabile, indica la sottomissione ad una necessità che non si conosce, che appare casuale, invece guida il susseguirsi degli eventi secondo un ordine non modificabile.