Affaticato dal cammino

Il termine affaticato mette questo versetto in relazione con 4,38 dove “fatica, faticare” appaiono tre volte (mai più nel vangelo). In 4,38 si parla di una fatica passata, semina e coltivazione, mentre i discepoli subentrano nel profitto della fatica del seminatore.
La fatica di Gesù è, pertanto, il risultato della semina che sta facendo, è il lavoro necessario perché il frutto venga prodotto (12,24: se il chicco di frumento…muore, produce molto frutto).
In questo versetto, tuttavia, la fatica è in relazione con il cammino/viaggio di Gesù. La semina ed il cammino si identificano. Di fatto, l’opera di Gesù viene espressa in Giovanni in termini di partire, camminare, andare, ed in particolare egli stesso allude sempre al suo cammino (dove vado io, 8,14.21.22; 12,33.36; 14,4.5) che è un andare verso Dio (13,3) o verso il Padre (14,28; 16,10.17) che lo inviò (16,5).
La sua vita è un continuo andare, partire o camminare. Questo è il suo cammino e la sua fatica.
D’altra parte l’evangelista segnala che era circa l’ora sesta (mezzogiorno). E’ la stessa frase che si adopera in 19,4, nel momento in cui condannano Gesù a morte. Lì Gesù aveva concluso il suo cammino.
In modo simile a quello di Cana, si anticipa qui “l’ora” di Gesù. Così apparirà nell’espressione “si avvicina l’ora o, per meglio dire, è giunta” riferita al culto con spirito e lealtà (4,23).
Questo culto sarà possibile quando egli avrà donato lo Spirito, e l’acqua viva che egli offre alla donna (4,14) e che sgorgherà dal suo costato aperto (19,34). L’attività di Gesù anticipa la sua ora. Come nell’episodio di Nicodemo, l’evangelista presenta nella scena di Samaria il frutto della morte di Gesù. E questo gli permette di unire il tempo di Gesù a quello della comunità, che legge la vita di Gesù dopo la sua morte e resurrezione, e vede nella sua attività precedente l’anticipazione della realtà che essa vive.
Gesù si trattiene a sedere sulla fonte, occupa il suo posto. La frase indica la sostituzione che avrà luogo , marcata dall’evangelista dicendo “si fermò…a sedere”, in luogo del semplice “si sedette”; Gesù occuperà permanentemente il posto della fonte antica.
Di fatto, egli offrirà un’acqua che sgorgherà dalla fonte aperta nel suo costato (19,34).
Egli stesso è la vera fonte, che prende il posto della Legge, della tradizione e del tempio. Ezechiele annunciava che dal tempio futuro sgorgherebbe una sorgente d’acqua montante (Ez 47). Gesù stesso si identificherà con questo tempio dal quale sgorga il torrente di acqua, ed ora, col suo gesto, anticipa l’identificazione. Per questo egli è il nuovo santuario che sostituisce quello di Gerusalemme, ed annuncia in questo episodio la fine dei templi e definisce la caratteristica del nuovo culto (4,21-24).
E’ la seconda allusione a Giacobbe nel vangelo.
Nella prima (1,51), Gesù annunciò che la scala vista da Giacobbe sarebbe diventata realtà nella sua persona; qui, la fonte che Giacobbe aveva dato viene sostituita da un’altra che è Gesù stesso.

Fine seconda parte