In ambito sociale la tolleranza viene espressa dimostrando indulgenza e rispetto nei confronti di coloro che pensano e agiscono in modo diverso dal nostro.

La tolleranza induce a sopportare, però senza ricevere un danno da altri.

La cosiddetta “tolleranza zero” è un'espressione che indica la volontà, mediante provvedimenti di legge, di reprimere comportamenti che alterino l'ordinata vita sociale o individuale.

Negli ordinamenti democratici il primo dei valori fondanti è quello di garantire la libera espressione, ma nei limiti previsti dalla legge.

Se viene limitata la libertà di opinione si rischia l’instaurazione di uno Stato etico e la fine della democrazia. Al contrario, se non vige un discrimine tra legittimo e illegittimo c’è l’anarchia il disfacimento della convivenza sociale tra estranei.

Se si permette l’apologia di reato o l’incitazione alla violenza non può esistere la società organizzata. E’ necessario il “controllore”, lo Stato, tramite le istituzioni preposte.

Il funzionamento dei sistemi liberali e democratici si basa su regole sociali collettive. Chi le mette in discussione mette in discussione la stessa libertà di espressione, anche se non se ne rende conto.

Lo so, il problema è complesso, ma un sistema giuridico con i limiti necessari alla libera espressione del pensiero è fonte di certezza.

Un conto è avere opinioni, certezze, altro è agire di conseguenza e in coerenza alle proprie idee, se le azioni prevedono atti o parole di violenza!
E' la violenza che non va mai bene, non il pensare fuori dal coro, finché il pensiero rimane tale.

Finora ho argomentato sulla tolleranza "laica", adesso è necessario dialogare sulla tolleranza religiosa per sapere un po' di "cose belle"