Paesaggi Italia
Paesaggi italiani: noti o sconosciuti, naturali o artificiali, rurali o urbani, artistici, ecc., comunque da proteggere, come detta l’articolo 9 della Costituzione, modificato l’11 febbraio 2022 per estendere la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della nazione all’ambiente, alla biodiversità e agli ecosistemi.
Paesaggio è ciò che si vede, ma ha anche un valore culturale, sociale e identitario.
Il paesaggio culturale è un insieme di cose belle che suscitano ammirazione: opere d’arte, chiese, abbazie, castelli, le rovine dell’antichità, ecc..
Alcuni siti eccezionali sono nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco.
In Italia sono numerosi i patrimoni culturali tutelati da quell'ente. Uno è Aquileia, per la sua architettura proto-romana è considerato “patrimonio mondiale dell’umanità”.
Aquileia, basilica di Santa Maria Assunta
Il paesaggio è anche importante per la qualità della vita quotidiana delle popolazioni.
Il paesaggio amato da Giacomo Leopardi (1798 – 1837) è descritto nella sua famosa poesia titolata “L’infinito”.
E’ un paesaggio ispirato dalla concezione panteistica della natura: la realtà scompare, non c’è lo scorrere del tempo, tutto è immobile, l’infinito irrompe nella finitudine, la quale trascende sé stessa nella visione dell’assoluto.
Il poeta guarda e immagina quello che non si vede, perché è nascosto dietro “la siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. In questo idillio il paesaggio evoca l’infinito, il superamento della realtà rappresentata dalla siepe.
L’infinito
“Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe,
che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente
e viva,
e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare”.
(Giacomo Leopardi)