Originariamente Scritto da
doxa
Cono in un post ci fai notare che sei sposato, che sei padre e nonno. Lo sappiamo. Ma la tua eroica fede merita di essere premiata “ad honorem” come “chierico in sacris”: a volte frate, a volte prete.
Torno al tema: la crisi delle chiese cristiane nell’Occidente europeo, causata dal complesso rapporto prima con la modernità poi con la contemporaneità.
La cristianità (non il cristianesimo) ha esaurito il suo tempo lasciando spazio ad altre religioni.
Lo so, la transizione è brutale, difficile da accettare per i difensori di un’epoca in via di estinzione.
Davanti al crollo delle evidenze nel mondo occidentale e soprattutto in Europa, si è spesso tentati dall’ancorarsi al ricordo dei tempi andati, rimpiangendo l’epoca della cristianità trionfante, delle adunate di massa, dei pellegrinaggi affollati e delle chiese piene di fedeli oranti. La scomparsa di tutto questo ha generato una sorta di choc in chi era abituato a un certo mondo.
Il cristianesimo deve inventarsi un altro modo per sopravvivere.
Nell’odierna società secolarizzata, il rapporto tra ragione e fede appare di indifferenza.
Quale cristianesimo dopo la cristianità?
Gli appelli di Papa Francesco sul tramonto della civiltà europea ormai scristianizzata lasciano indifferenti.
Nel 1969 l’allora soltanto teologo Joseph Ratzinger alla radio bavarese ”Hessian Rundfunk” in cinque puntate espresse la sua opinione sul futuro della Chiesa e del credente.
Nell’ultima conversazione, quella del 24 dicembre, profeticamente intravide l’attuale situazione della cristianità.
Era convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese: “Siamo a un enorme punto di svolta – spiegava – nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”.
Egli paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.
Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere
la Chiesa odierna, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a presenza politica.
“Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
Quello che Ratzinger delineava era un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo.
“Sono certo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che ha fallito, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura ed apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte”.