Posso spezzare una lancia a favore di chi non la pensa come te?
Oggi l’intellettuale è una delle figure più vituperate insieme a quella dell’insegnante, del poliziotto e del medico. Dai giornali, dai social network, dai talk televisivi si attacca sempre più spesso colui che desidera riflettere in maniera più approfondita su un certo tema poiché non sarebbe un’azione abbastanza pratica; d’altronde termini come intellettualoide, professorone, pseudofilosofo ecc. sono tra i dispregiativi più utilizzati per delegittimare chi esercita il pensiero.
E secondo te, ritornando al titolo della tua discussione, da dove deriva tutto questo rancore?
La ragione principale deriva dal fatto che l’intellettuale non produce materialmente ricchezza. Non è dunque un lavoratore o un individuo che si mette a fare, un termine quest’ultimo talmente abusato ormai che se non si fa o non si mostra quanto si fa (vedi Facebook, ad esempio), ci si sente colpevoli o perfettamente inutili in un mondo dove l’ordine di produrre ha esteso le sue lunghe braccia perfino nel cesso di casa.
Come sempre per come la vedo io, ovviamente.