Pagina 2 di 2 PrimaPrima 1 2
Risultati da 16 a 21 di 21

Discussione: Racconti di King Kong

  1. #16
    رباني L'avatar di King Kong
    Data Registrazione
    05/07/17
    Messaggi
    1,857
    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio


    Se non si tratta de "I miserabili" (letti moooooto tempo fa), abbandono
    Sveli l'arcano?
    Fatta salva la premessa che è un po’ tirato, ma il marito che butta il prete dal campanile si avvicina al gobbo di Notre Dame
    Aut hic aut nullubi

  2. #17
    رباني L'avatar di King Kong
    Data Registrazione
    05/07/17
    Messaggi
    1,857
    Citazione Originariamente Scritto da follemente Visualizza Messaggio
    Molto bello, King Kong!
    Ed originale, nonostante (o soprattutto per) i richiami.
    Infatti è pensato così…
    Aut hic aut nullubi

  3. #18
    رباني L'avatar di King Kong
    Data Registrazione
    05/07/17
    Messaggi
    1,857
    DSC_0554.JPG

    Seduti in cerchio, i dervisci intonarono la loro cantilena di versi sacri in un antico dialetto aramaico:
    “Tu sei Dio, Tu sei la Verità, Tu sei la Vita…”
    Un’ambulanza sfrecciava sulla via scandendo con la sirena il ritmo dei suoni della notte:
    un bimbo che piangeva –tatú tatà, i sospiri di due amanti – tatú tatà, le note di un contrabbasso uscite da un locale notturno – tatú tatà…
    Massimo, steso su un lettino aperto in terrazza al settimo piano, scrutava la distesa di stelle che attraversano il cielo da est a ovest, come un sentiero da percorrere a piedi, indossando le calzature dei sogni. Che colore avrebbero avuto i suoi occhi, visti da una di quelle stelle? Impossibile dirlo, da lassù lui sarebbe stato meno di un puntino monodimensionale, meno di un atomo, meno di un soffio. Eppure, attraverso i suoi occhi, lui poteva vedere in un istante milioni di stelle, mondi, galassie. Che mistero. E ancora più veloce poteva arrivare su qualsiasi punto luminoso conosciuto e sconosciuto nello spazio infinito con un semplice pensiero. Passeggiare fra paesaggi esotici di un pianeta parallelo e speculare al nostro, riposare su una cometa osservando la distesa del cosmo da un punto di vista sempre diverso e fantastico, percorrere a velocità supersonica le distanze fra uno sciame di meteoriti e una supernova. Il suo fido compagno accucciato ai piedi del letto avrebbe potuto fare altrettanto? Ecco un altro mistero che non avrebbe mai risolto.
    “Non esiste altra divinità all’infuori di Dio” cantavano i dervisci. Pur non conoscendo la loro lingua, la monotonia delle loro litanie lo affascinava. Un gruppo di ubriachi litigava sul marciapiede sette piani più in basso, qualcuno affacciato alla finestra imprecava, il bimbo si risvegliò e ricominciò a piangere. Nessun rumore veniva più dalla finestra aperta degli amanti.
    “E se anche questo fosse un sogno?” si chiedeva ora Massimo. Quante volte aveva afferrato oggetti, guidato automobili, amato una donna per poi riaprire gli occhi nella sua stanza di sempre o sul terrazzo nelle calde notti d’estate. Ogni sensazione ancora viva su tutto il corpo, profumi e sapori difficili da spegnere, muscoli tesi, eppure… Eppure tutto svaniva nel giro di pochi secondi lasciando un ricordo che si spegneva alle prime luci dell’alba. Aveva un senso? Era un segnale? Un avvertimento?
    “Tu sei il Vivente, tu sei l’Eterno. Tu sei l’Affabile, tu sei il Perdonatore”.
    Un aereo attraversava lo spazio di cielo visibile; interpretò la luce intermittente nel buio come un gioco di bimbi: “Dove sono ora? Mi vedi? Ecco che sono di nuovo sparito e immediatamente riappaio”. Non poté fare a meno di sorridere. Che buffo il mondo visto da quassù, nelle notti calde, immersi nel denso fluido della notte. Chissà perché la realtà è così diversa rispetto al giorno. Restava a pensare senza poter decidere quali delle due fosse meglio. Di certo la notte favorisce i pensieri, ma anche gli incubi. Il giorno invece spazza ogni fantasia della mente, ma ci costringe ad affrontare situazioni che in gran parte non abbiamo scelto e che spesso ci risultano difficili da gestire. Fece capolino la luna, enorme, rossa, pronta ad affrontare le tenebre come un cavaliere errante.
    “Non dev’essere stato difficile per gli antiche costruire storie e leggende al proposito” pensò.
    Sfide infinite fra divinità avverse, carri celesti che trasportavano il sole da una estremità all’altra del cielo, epopee eroiche di possenti creature per metà uomini e per metà dèi. Il tutto infarcito di sottili metafore, accenni filosofici, saggezze universali. Siamo così diversi noi dagli antichi?
    “Sì” rispose Massimo ad alta voce, “siamo diversi”. Disturbati da mille fuochi artificiali della durata media di pochi istanti, notizie ed avvenimenti ampliati dai megafoni dell’informazione, esaltazione della futilità come irrinunciabile novella, la parte maggiore del nostro tempo ipotecata in attività irrilevanti: l’oscurità della mente mascherata da progresso del pensiero. Eppure c’è ancora chi è in grado di porsi domande, le più grandi e le più difficili. Massimo chiuse gli occhi.
    “Tu sei il Compassionevole, tu sei il Misericordioso. Tu sei il Custode, tu sei il Sapiente…”
    Il canto dei dervisci lo accompagnò fino alle prime luci dell’alba.

    K.K.
    Berlin
    14 Ramadan 1445
    Aut hic aut nullubi

  4. #19

  5. #20
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
    Data Registrazione
    17/07/06
    Località
    Empoli
    Messaggi
    60,665
    King Kong
    Very very strong!
    amate i vostri nemici

  6. #21
    رباني L'avatar di King Kong
    Data Registrazione
    05/07/17
    Messaggi
    1,857


    „Ma le onde avranno un nome?”
    “Certo” rispose Johnny, il gabbiano.
    “Ma è impossibile, sono migliaia, milioni, miliardi ogni giorno, in ogni momento!” esclamò.
    “E quale sarebbe il problema, anche i gabbiani sono milioni, eppure ognuno ha un nome proprio. E non è così anche per te e i tuoi simili?”
    “Certo, è così. Ma noi abbiamo una vita più lunga e un nome proprio è di grande utilità quando si tratta di distinguere un individuo da un altro, ma le onde? Che bisogno c’è se durano un istante prima di infrangersi su uno scoglio o morire lentamente su una spiaggia?”
    “Quindi pensi che il periodo della tua sopravvivenza possa fare la differenza?”
    “Certo, non è così? Se misuro la durata della mia vita con quella di un’onda, si tratta di un rapporto anche difficile da calcolare, tanta è la differenza”.
    “E hai già misurato la durata della tua vita con quella dell’oceano dove le onde nascono? O con quella della terra che calpesti ogni giorno, del sole che ti dà la vita, dello spazio nel quale viaggiamo a grande velocità?”
    “Va bene, ma la terra è una sola, come il sole e lo spazio. Non hanno bisogno di ulteriori elementi per essere identificati”.
    “Non è proprio così. Tu non hai bisogno di altri elementi perché ne fai un fenomeno unico, ma pianeti ce ne sono a miliardi, molti di più delle onde del mare. E lo stesso è per il sole. Se lo spazio è infinito, lo è anche il numero degli accidenti al suo interno, anche se probabilmente stiamo parlando di un processo dinamico”.
    “D’accordo, ma anche la nostra vita è un processo dinamico che trova realtà diverse ad ogni momento della sua crescita, quindi la necessità di mantenere un elemento identitario che attraversi ogni istante del suo sviluppo è essenziale”.
    “E perché vuoi negare questa prerogativa per le onde del mare? Anche queste hanno una evoluzione, una crescita, un mutamento della forma in ogni istante. Perché non un nome proprio?”
    “Perché le onde fanno parte dello stesso oceano dal quale nascono e al quale fanno ritorno senza che questo cambi la sua natura”.
    “E non ti sembra che sia così anche per te? Individuo effimero, che nasce e muore all’interno della immensa folla dell’umanità senza lasciare tracce del suo passaggio, per generazioni e generazioni”.
    “Affascinante, ma a differenza delle onde del mare, oltre ad una identità io ho anche una volontà mia, questa è la differenza”.
    “Con il problema della volontà sarei più prudente, di fronte ai fenomeni naturali non hai nessun tipo di influenza, così come non ne hai di fronte a quello che voi chiamate i casi del destino. Sei forse in grado di gestire eventi minimi, di ripararti dalla pioggia o dal freddo, ma solo quando questi fenomeni sono contenuti. Nel caso di un terremoto o di una guerra, la tua sorte è nelle mani del caso. E se vuoi srotolare la tua vita vissuta, le decisioni che ne hanno cambiato il corso, sono state fortuite”.
    “Mi sembra ci sia una contraddizione nei termini che hai usato”.
    “Quali termini?”
    “Decisioni e fortuite”.
    “È un inganno. Le tue decisioni sono dipendenti dalle tue esperienze pregresse che a loro volta sono frutto di episodi del passato… così fino al momento della tua nascita. La differenza è altrove”.
    “E dove, di grazia”.
    “Nella tua intelligenza che ti fa diverso dagli animali che invece reagiscono all’istinto o al massimo al ricordo di una situazione analoga. Eppure anche qui c’è una trappola”.
    “E quale sarebbe?”
    “Tu non sei l’artefice della tua intelligenza”.
    “Santo cielo! Ma allora…”.
    “Buona giornata Adamo”.
    “Buona giornata, Johnny”.

    K.K.
    Aut hic aut nullubi

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
  • Il codice BBAttivato
  • Le faccine sono Attivato
  • Il codice [IMG]Attivato
  • Il codice [VIDEO]Attivato
  • Il codice HTML � Disattivato