Il bambino saltellava dietro sua madre che parlava al telefono:” Certo, starò via solo due giorni, il tempo di vedere cosa devo fare, poi lascio tutto in mano all’agenzia!
“Aveva uno sguardo intenso, anche se sembrava essere leggermente distaccata da quanto la circondava.
Il bambino ogni tanto la chiamava:” Mami, mami. “Lei lo toccava leggermente sul volto e gli faceva un cenno col dito, come a dirgli di stare quieto.
” Ma certo, stai tranquillo, logicamente mi farò mandare una valutazione.” Ripeteva continuando a muoversi attraverso la stanza, mentre con lo sguardo osservava l’ambiente, le tendine alle finestre erano piuttosto logore e sembravano sporche.
Abbassò lo sguardo verso il bambino che si era messo qualcosa in bocca:” No! “Gli sfuggì ad un grido più alto di quanto avrebbe voluto, il bambino alzò lo sguardo, e la guardò stupito.
Non c’erano dubbi era nervosa e agitata, iniziava a pentirsi di aver trascinato il suo bimbo in quella strana storia.
Ancora non riusciva a crederci, tre giorni prima aveva ricevuto una telefonata strana e inaspettata.
Tuttora sentiva quella voce:” Margaret Fally”, “si sono io” aveva risposto.
” Sono l’avvocato Max Leaders, avrei delle importanti comunicazioni per lei”.
“Mi dica”.
“Lei è nata a Colonia nel 1976.”
“Sì.”
“Mi scusi ma dovevo verificare i dati in mio possesso, lei è stata nominata unica erede dal mio cliente, il Signor Ghofferd Stunis”.
Margaret era confusa, non capiva di che cosa parlasse.
“Cerca proprio me?”
“Naturalmente!”
“Lei è residente a Milano?”
“Certo, ma non capisco il nesso.”
“Sarò lieto di spiegarle tutto, la aspetto nel mio studio a Colonia.”
A Margaret sfuggì un sospiro. E l’uomo all’altro capo del telefono continuò.
“Naturalmente le potrò spiegare quando verrà, spero che non sia un problema per lei.”
“Non è che posso partire in quattro e quattr’otto, ho un bambino di due anni.”
“Capisco, comunque le darò il mio numero così mi farà sapere, anche se non le nascondo che ho una certa urgenza, in quanto vorrei chiudere la pratica per questioni fiscali.”
“Mi dica a che ora la trovo, così domani le farò sapere.”
“Molto bene, dalle nove a diciassette mi trova, parli con la mia segretaria per i dettagli.”
Ora si trovava a Colonia, il luogo in cui era nata, ma che non aveva mai visto, suo padre militare l’aveva portata fin da piccola in giro per il mondo, e non aveva pensato di portarla nel suo paese Natale, anzi non ci aveva mai pensato.
In fondo sapeva che solo la casualità aveva fatto in modo che quella fosse la sua città, i suoi genitori erano a Colonia in vacanza e lei vi era nata per caso in quanto era nata con ben tre settimane d’anticipo sulla data prevista.
All’epoca non erano così frequenti gli esami ecografici, e i bambini nascevano un po’ quando era giunto il momento.
Questo era quanto sapeva, con sua madre non avevano mai parlato molto della sua nascita.
Quattro anni prima sua madre era morta, infatti, non aveva neppure assistito al suo matrimonio.
La decisione di sposarsi l’aveva presa in modo del tutto inaspettato, Alberto ne era rimasto piacevolmente sorpreso.
L’aveva colmata di piccoli baci sulla fronte, erano in galleria, mentre mangiavano un gelato, era estate e il caldo insopportabile.
Lei lo aveva guardato:” Sai, penso che dovremmo sposarci.” Lui era scoppiato a ridere, mentre lei si era rabbuiata.
“Se non vuoi non importa.”
“Scherzi, certo che lo voglio, sono mesi che te lo chiedo!”
Il tempo era volato in fretta, la casa, il matrimonio l’avevano assorbita, in qualche modo sentiva meno il dolore per la mancanza di sua madre, Caterina, da donna forte e orgogliosa, non le aveva neppure detto dei suoi problemi di salute.
Suo padre, la guardava andare avanti e indietro, aveva uno sguardo malinconico e questo la faceva sentire in colpa.
Forse non era giusto lasciarlo da solo, anche se la sua nuova casa distava da quella di suo padre solo pochi isolati.
Tutto si era svolto secondo quanto previsto e pochi mesi dopo era la signora De Lugis, certo, si sentiva ancora molto figlia, infatti, con suo padre passavano lunghi momenti al telefono.
Lui era in pensione e comunque non le nascondeva il fatto di desiderare ardentemente di diventare nonno.
Lei pur desiderandolo non si sentiva ancora pronta, avrebbe voluto sua madre, per parlarle dei suoi dubbi e paure.
Il primo anno di matrimonio era volato via, con Alberto la vita era semplice, lui era sempre presente, attento a ogni cosa, spesso arrivava a casa con delle piccole sorprese. Un mazzolino di fiori, un ciondolo, cose semplici anche puerili ma rilevanti per loro, in quanto rappresentavano i momenti importanti della loro esistenza.
L’estate successiva al matrimonio era andata in vacanza con suo padre, avevano preso una casa in Toscana, vicino a Lucca non troppo lontano dal mare, avevano passato dei momenti indimenticabili.
Al ritorno in città aveva scoperto di aspettare un bambino.
Era terrorizzata, ma riusciva a nasconderlo molto bene, ora a guardare suo figlio le sembravano assurde quelle paure.
Il bambino si era seduto e giocava con una pallina, mentre lei concludeva la conversazione con suo marito.
Era frastornata da quanto le era accaduto, aveva bisogno di ritrovare la calma.
Ancora non capiva cosa fosse accaduto e perché era stata nominata unica erede da quello sconosciuto, suo padre l’aveva tempestata di domande alle quali non sapeva rispondere, tra l’altro prima si era offerto di accompagnarla, poi aveva rinunciato a causa di un certo impegno… lei aveva pensato a una certa Olga nuova vicina di suo padre, divorziata senza figli.
In un primo tempo la cosa l’aveva turbata, ma vedendo la serenità di suo padre, si era dovuta ricredere.
Prima di entrare in quella casa si era fermata in un negozio e aveva acquistato alcune cose da mangiare, tutta roba pronta, per lei e il bambino, non aveva voglia di uscire a mangiare fuori, anche perché il suo tedesco era piuttosto scarso; infatti, era limitato a quei pochi vocaboli appresi a scuola.
Il notaio era stato molto gentile e l’aveva accompagnata personalmente, cosa che lei non si sarebbe aspettata.
Poche ore prima era seduta davanti alla sua scrivania, e l’uomo che comunicava il contenuto del testamento.
” In data quattordici aprile duemila nove, procedo alla lettura del seguente atto-
il sottoscritto Ghofferd Stunis, in possesso delle mie facoltà mentali, dispongo quanto segue: Che la signora Margaret Fally sia erede di tutte le mie sostanze, che sono costituite da: un immobile in via Amburgo al numero 15 in Colonia, compreso il lotto di terreno circostante, di are venti, il bosco retrostante di ettari uno, inoltre dispongo che le venga consegnata la chiave della cassetta di sicurezza, della banca Suiss Bank locata in via Alben strasse numero cinquanta, della città di Colonia.
Il tutto era scritto in italiano e la cosa la stupì molto e lo fece presente al notaio.
“Vede”, rispose il notaio.
“Sono stato scelto proprio perché conosco la lingua Italiana, sa, ho studiato a Firenze, Machiavelli, grande spirito, ho avuto modo di viverci alcuni anni prima di specializzarmi, si figuri che mi ero quasi fidanzato.” Aveva aggiunto il notaio con un sorriso.
Margaret girava per le camere dopo aver messo il bambino a dormire sul divano, aveva deciso di rimanere a dormire nella casa ma ora si era quasi pentita della sua decisione.
Si era lasciata prendere da uno strano impulso, voleva vedere la casa e passarvi alcune ore, forse per capire. L’unica cosa che aveva capito e che l’uomo che le aveva lasciato i suoi beni era un medico, o che lo era stato, e che aveva passato i suoi ultimi giorni in una casa di riposo, l’uomo non aveva parenti, o almeno così le aveva detto il notaio.
Costui era molto professionale, e comunque non sembrava disposto a dare delle informazioni, a parte alcune gentilezze che l' avevano sorpresa.
Era frastornata dal viaggio, stanca e non riusciva a mettere bene a fuoco quanto era accaduto, da donna razionale e rigorosa aveva guardato tutta la faccenda con un certo distacco.
Si era seduta sul divano di pelle scura e la sua mente aveva iniziato a fare supposizioni e congetture, istintivamente si era levata le scarpe che, per quanto non fossero alte avevano iniziato a darle fastidio.
I suoi abiti le apparvero stazzonati e pantaloni morbidi e comodi che aveva preso ad usare dopo la gravidanza le parvero orrendi.
In fondo aveva poco più di trent’anni, dopo il parto era leggermente ingrassata, ma aveva quasi riacquistato la sua linea, ma in modo diverso, aveva acquistato un non so che di morbidezza.
Suo marito scherzava su questa cosa, infatti, la chiamava la sua polpettina, cosa che la mandava in bestia.
Aveva anche tagliato i capelli, che un tempo portava piuttosto lunghi, da quando si era resa conto che il piccolo richiedeva un sacco di energie, e il tempo da dedicare a sé stessa era sempre meno.
Si alzò dal divano per prendere le sue cose dalla borsa da viaggio che aveva lasciato nell’ingresso e si vide riflessa sullo specchio, aveva un’aria stanca, e questo la faceva assomigliare a sua madre, da cui aveva ereditato i capelli lisci e castani, mentre gli occhi neri gli aveva ereditati da suo padre; invece, la carnagione chiarissima che sembrava provenisse dalla nonna materna che non aveva conosciuto.
In casa c’erano poche foto, pare che odiasse essere fotografata, però si era fatta fare un ritratto da un pittore, a detta di sua madre un grande pittore, infatti, il ritratto della nonna aveva fatto bella mostra per molti anni nel salotto di casa.
Le sue amiche quando venivano a trovarla le chiedevano se sua nonna fosse una contessa o qualcosa di simile, la cosa la faceva sorridere.
In effetti, aveva un’aria da nobildonna, ma sua madre aveva sempre negato che la sua famiglia avesse nobili origini.
Erano solo le nove, aveva già sonno, decise di indossare il pigiama dopo aver fatto una doccia, o almeno era quello che sperava se ci fosse stata l’acqua calda.
Il bagno era piuttosto minuscolo, per fortuna l’acqua calda c’era, a ripensarci il notaio le aveva detto che la casa era perfettamente funzionante e che c’era un’agenzia di pulizie che si era occupata della cosa dopo che il vecchio dottor Ghofferd era andato nella casa di riposo.
In effetti, la casa era pulita, anche se aveva un aspetto vecchio, l’edificio era costituito da una casa su un solo piano, forse c’era una cantina, ma lei non l’aveva ancora vista, la dimora era composta da tre camere da letto, un grande soggiorno, la cucina e un piccolo bagno, fuori c’era anche un giardino non particolarmente grande, intorno aveva notato un boschetto.
La casa in sé non era male, anche se avrebbe avuto sicuramente bisogno di un restauro, niente di grandioso ma sicuramente di incisivo.
A lei piacevano le case e forse era stato questo a spingerla ad andare a Colonia, la sua curiosità era stata più forte che qualsiasi altro problema.
Era ancora sbalordita dal fatto che il dottor Ghofferd, le avesse lasciato quella casa e quanto era custodito nella cassetta di sicurezza, di cui non riusciva ad immaginare il contenuto.
Rimase per un lungo periodo sotto la doccia, pensò che forse avrebbe fatto meglio a farsi accompagnare da suo marito, in fondo avrebbero potuto fare una breve vacanza, certo lui era molto impegnato col suo lavoro d’avvocato.
Era entrato in quello studio da soli sei mesi e si era trovato subito a suo agio, i suoi colleghi lo avevano accolto calorosamente, il suo stipendio era decisamente buono e questo gli aveva permesso di lasciare il lavoro di guardiano notturno.
Lei era rimasta sbalordita quando lui le aveva annunciato del suo nuovo lavoro, avevano parlato della cosa per giornate intere.
Ora invece di questa cosa non erano riusciti a parlarne molto, tutto era capitato troppo in fretta, il viaggio, il notaio, la casa, e ora la chiave della cassetta di sicurezza.
Si sdraiò sull’altro divano accanto al bambino e chiuse gli occhi.