Grazie Break!
“Limbo” (2023) di Ivan Sen
Un detective indaga su un omicidio di una ragazza indigena australiana accaduto 20 anni prima. Le indagini sono rese difficoltose per la ritrosia delle persone a parlare apertamente e a ricordare i fatti. Il film era presente in concorso a Berlino l’anno passato e presenta le tipiche caratteristiche di un film indipendente a basso budget. Il soggetto non è male e probabilmente sarebbe piaciuto a Cormac McCarthy considerati i personaggi e l’ambientazione remota, assolata e desertica dove sembra non succeda mai nulla. Purtroppo la sceneggiatura dello stesso regista non mantiene le promesse se non quella di evidenziare il lento scorrere del tempo e la rassegnazione dei personaggi. Sicuramente più convincente la fotografia, anche questa di Sen, un b/n che per una volta non ti fa vergognare.
Limbo **
"DOGMAN" Luc Besson
Storia drammatica di un ragazzino con un'infanzia terribile, trova unico conforto e amicizia con i cani che il padre alleva per i combattimenti.
Finito sulla sedia a rotelle in seguito all'ennesima violenza, viene sottratto al padre e affidato ai servizi sociali, non riuscirà mai a stringere affetti e legami con i suoi simili.
Il film è incentrato sul dialogo tra lui e la psichiatra, l'unica a cui lui racconta la sua storia, la difficoltà a relazionarsi la necessità di mascherarsi
Alcuni dicono a i livelli di Leòn, non condivido, anche se una scena ricorda, per il ritmo sostenuto, l'irruzione della polizia a casa del sicario.
Tanti cani, come hanno fatto a farli stare tutti insieme? Deve essere stato un delirio
Il film comunque merita di essere visto per la scena con Marilyn
Father and son, ieri sera su TV 2000: due neonati vengono scambiati in una nursery. Solo 5 anni dopo l'ospedale si accorge del tragico errore informando i rispettivi genitori, col dramma psicologico che ne consegue...
Da ieri sera, rivaluto completamente il cinema giapponese. Gran film!!!
amate i vostri nemici
Faccio come Barrett e gli do le stelline
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amate i vostri nemici
"Bob Marley - One Love".
Bel film che narra la vita di Bob Marley, la scalata al successo, la sua musica, il mancato attentato subito nel dicembre del 1976 ed il lato politico.
Tra le altre il titolo del film è anche quello di una sua celebre canzone.
“Origin” (2023) di Ava Du Vernay
Tratto dal libro di Isabel Wilkerson con al centro il collegamento tra la secolare schiavitù subita dagli afroamericani in America, l’olocausto in Germania e la discriminazione subita dai più poveri in India. Secondo la Wilkerson, interpretata efficacemente da Aunjaune Ellis, il problema non è il razzismo che identifichiamo solitamente con la diversità del colore della pelle, e la prova fa notare la protagonista, è che sia gli ebrei come i poveri indiani hanno la pelle bianca come coloro che li hanno perseguitati e discriminati, ma il sistema della casta costruita per agevolare le persone più abbienti rispetto a quelle più umili e con meno mezzi. In concorso a Venezia il film presenta un’ottima regia/montaggio, solo un filo stucchevole, compreso il messaggio finale, e una narrativa che lentamente si sposta verso un formato più vicino al documentario.
Origin ***
“Another end” (2024) di Piero Messina
L’organizzazione "Another end" si occupa di rendere meno penosa la dipartita improvvisa di una persona cara inserendo i suoi pensieri, sentimenti e comportamenti in un locatore/trice scelto per la sua compatibilità con il/la deceduto/a, giusto il tempo per un saluto finale con il congiunto. Il film era in concorso all’ultimo Berlino un mese fa e si avvale di una regia convincente, espressa attraverso tonalità cromatiche cupe e opache e con immagini mai troppo nitide. Nella seconda parte, quando il protagonista incontra la ragazza nella discoteca e poi nel club, la sceneggiatura mi è parsa meno riuscita, come se il film avesse già espresso tutto il suo potenziale e virasse verso un proseguo banale e di soluzioni scontate, palesando quello che spesso troviamo di inverosimile nelle storie futuristiche, tra l’altro con un rimando a film già visti (“Vertigo” di Hitchcock su tutti).
Another end ***
“Citizen Kane” (1941) di Orson Welles
Accanto alla sala dove veniva proiettato “Another end” c’era il capolavoro di Welles, uno dei maggiori film di sempre, presentato restaurato e in lingua originale. La storia è nota: il magnate statunitense Charles Foster Kane, interpretato dallo stesso Welles, si candida per diventare Governatore sfruttando il suo enorme potere economico, soprattutto quello di editore, appunto il “quarto potere” (legislativo, esecutivo, giudiziario gli altri tre) come da titolo italiano, almeno una volta azzeccatissimo. A parte le tematiche anticipatrici, il film è rivoluzionario anche da un punto di vista della tecnica cinematografica: un b/n con molto contrasto, uso massiccio del grandangolo e di altre lenti particolari come quella che permette alle immagini di sembrare provenire direttamente dallo sguardo umano, l’uso del piano sequenza e di continui flashback che mettono in luce la complessa personalità di Kane. La prima volta che lo vidi non pensai a nessuno, la seconda a Berlusconi, oggi credo ci vedrei Trump.
Citizen Kane *****
Visto ieri, rispetto il precedente "alive" del 1993 l'ho trovato molto più schietto, per quel che mi ricordo, i personaggi sono anche meglio delineati psicologicamente. Che disastro e che avventura
ps anzi mi correggo, io ho visto il primissimo "i sopravvissuti delle Ande" del 1976, un paio di volte, quindi è a quel film che mi riferisco
Ultima modifica di Breakthru; 29-03-2024 alle 11:25
Rivisto con piacere "Fuga da Alcatraz" con un immaginifico Clint Eastwood, ieri pomeriggio su Iris.
amate i vostri nemici
Visto e anche a me alcune scene sono apparse meno drammatiche di quello che mi sarei aspettata di vedere da film con tema del genere, nel senso che la realtà è ben diversa pur rispecchiando la situazione drammatica, le botte, la violenza famigliare, almeno per chi ha vissuto ai tempi o durante l' infanzia certe situazioni appaiono decisamente "soft" , anche il fatto che non c'è traccia di segni sul viso delle percosse sembra irreale, o le scene come un balletto, insomma alleggeriscono i momenti di violenza.
Forse è stata proprio una scelta della regista, autrice per alleggerire la tensione e rendere più leggera la visione del film pur nella drammaticità del tema affrontato.
Secondo me si può tranquillamente vedere anche al cinema senza alzarsi, pur nella drammaticità del tema e interesse catturato fino alla fine, non ho provato una grande tensione.
La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
Confucio
Visto anche io e mi è piaciuto molto.
Ho apprezzato la scelta di rappresentare la violenza in quel modo, volendo la si può interpretare anche come una dissociazione, lei continua a giustficare il marito
Terribile e tremendamente realistico il discorso che fanno il vecchio e il figlio, se la picchi tutti i giorni poi si abitua, menala una sola volta ma forte...
Penso che se lo avessero portato agli Oscar qualcosa avrebbe vinto
"Le otto montagne"
Non so se Barret ne ha già parlato, se lo ha visto
Storia della nascita e dell'evoluzione una amicizia tra due bambini, poi ragazzi e infine adulti.
Protagoniste le montagne, le valli, il panorama
Molto bello visivamente, chi ama la montagna sentirà il profumo dei prati, dei fiori, il vento tra le foglie
E' anche la storia di due ostinazioni, quella del montanaro e quella del suo amico che si allontana dal padre
Filippo Timi, che adoro, è il padre di uno dei protagonisti