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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #7906
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “The virgin suicides” (1999) di Sofia Coppola
    Il suicidio di un’adolescente manda in crisi una piccola cittadina della provincia americana. Era la sorella più piccola di altre tre ragazze, le più belle del posto con una fila di pretendenti fuori della porta. La madre intrisa di credenze religiose le costringe a una vita quasi di clausura punendole oltremodo quando le figlie si comportano come tutte le loro coetanee. Presentato per la rassegna “Il cinema ritrovato” nelle sale italiane in questi giorni, il film è l’esordio cinematografico di Sofia Coppola, figlia del leggendario Francis Ford – e questo più che un peso è un macigno che ti frega per sempre. Che abbia respirato cinema sin da piccola si nota all’istante e questo film rappresenta gran parte della sua carriera essendosi occupata spesso di adolescenti. Per il resto dovrei ripetere quello detto su Guadagnino anche se qui si parla di un film di 25 anni fa e cioè che non si discute la fattura complessiva dell’opera, come pure la capacità di dirigere un cast nel quale emerge una promettente Kirsten Dunst, per non parlare della fotografia, un analogico dai colori sempre un po’ sfumati che non invecchierà mai, semmai su una evidente superficialità nel disegnare storie e personaggi come può dimostrare la biografia di Priscilla Presley dell’anno passato, la cui vicenda aveva poco da dire se non quello di raccontare la vita sacrificata della moglie di una celebrità, in modo che la Coppola potesse concentrarsi essenzialmente sulla forma.

    The virgin suicides ***

  2. #7907
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    “La passion de Dodin Bouffant – Il gusto delle cose” (2023) di Tran Ahn Hung
    Incentrato sull’arte culinaria francese di fine ottocento attraverso i piatti preparati da un famoso cuoco e dalla sua assistente diventata nel frattempo non solo la sua compagna ma una cuoca forse perfino più brava del suo maestro. Si inizia all’alba con la scelta degli ingredienti, le verdure direttamente dall’orto della casa, per passare alla preparazione dei piatti che dura l’intera mattinata per poi finire alla degustazione da parte di appassionati non occasionali. Il resto del film è un corollario che ruota attorno al cibo al punto da far dire al protagonista a metà del film che il matrimonio è una cena che inizia dal dolce e dalla risposta sorprendente data dalla cuoca (una notevole Juliette Binoche) a una specifica domanda nella bellissima scena finale. Presentato a Cannes l’anno passato si è aggiudicato il premio per la migliore regia, direi meritato per la prima parte del film. Credo sia inutile dire che si esce dal cinema affamati. Visto in francese con sottotitoli in italiano, anche se non si parla molto.

    La passion de Dodin Bouffant – Il gusto delle cose ***

  3. #7908
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    È iniziato Cannes, Barrett! Purtroppo si parla al momento più delle vicissitudini di Depardieu che dei films.
    amate i vostri nemici

  4. #7909
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    È iniziato Cannes, Barrett! Purtroppo si parla al momento più delle vicissitudini di Depardieu che dei films.
    Speriamo che i film siano buoni.

  5. #7910
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    Pierfrancesco Favino è nella giuria. Ti piace Favino?
    amate i vostri nemici

  6. #7911
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    Guardandolo nel "L'ultimo bacio" non avrei mai pensato che avrebbe fatto questa carriera.

  7. #7912
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Intanto palma d'oro alla carriera per Meryl Streep: doveroso direi.
    amate i vostri nemici

  8. #7913
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    "Anora" Palma d'oro a Cannes. Sono particolarmente contento perchè ho sempre apprezzato il lavoro di Sean Baker regista indipendente che si era fatto notare con "The Florida project" e "Red rocket", abbastanza ignorati qui da noi.

  9. #7914
    "Un p'tit truc en plus"



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    link diretto

    https://www.youtube.com/watch?v=l5YJdaLdxyU

  10. #7915
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    “Marcello mio” (2024) di Christophe Honoré
    Dicevo di Sofia Coppola, di quanto possa esser stato difficile liberarsi nella sua vita da artista della fama del padre, figuriamoci per Chiara Mastroianni per la quale il problema si è presentato al quadrato essendo figlia di due mostri sacri del cinema italiano e francese, Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve. Così quando durante un provino la regista le richiede una tipica espressione del padre, accoppiata a un sogno fatto in quegli stessi giorni che lo vede protagonista, Chiara decide di travestirsi da Marcello, così da sfidare il suo fantasma che ancora aleggia intorno alla sua vita. Il film era in concorso a Cannes ed è girato tra Parigi e Roma con la Mastroianni che parla indifferentemente francese e italiano, il nostro italiano, ma a volte con il tipico accento francese. Per come viene sviluppato il soggetto il film non è male. Dove lo ritengo debole è nelle scene di contorno in quelle che necessitano di una cura e di un livello di creatività nella scrittura della sceneggiatura tale da rendere robusta e convincente l’intera storia.

    Mio Marcello **

  11. #7916
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    Un altro parente di Coppola è Nicolas Cage (nipote per la precisione) visto ieri sera su Iris ne "Il mandolino del capitano Corelli" in coppia con una fenomenale Penelope Cruz.
    amate i vostri nemici

  12. #7917
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    “Chien de la casse” (2023) di Jean Baptiste Durand
    L’amicizia tra due ragazzi di un piccolo paese francese si caratterizza per la mancanza di equilibrio nel loro rapporto; uno è raffinato, colto ma anche fastidiosamente polemico, l’altro succube della personalità del primo, quasi incapace di contraddirlo nel suo incedere colmo di egocentrismo. Quando poi nel paese arriva una ragazza la loro amicizia prende una brutta china. Il film ha ottenuto vari premi quale opera prima di Durand grazie soprattutto alla sceneggiatura anche se nella seconda parte perde incisività.

    Chien de la casse **

  13. #7918
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    Da vedere! Appena arriva a Empoli. Cinema a 3,50 euro in tutta Italia prossima settimana.
    amate i vostri nemici

  14. #7919
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    “Kind of kindness” (2024) di Yorgos Lanthimos
    Quando mi avvicino a un film di Lanthimos so già in anticipo che non tutto sarà di mio gradimento, qualcosa mi farà storcere la bocca come succede pure con Lars Von Trier (che comunque rimane uno dei miei registi preferiti) o con Ruben Ostlund. E così è stato per Kind of kindness, in concorso all'ultimo Cannes. Smessi i costumi d'epoca dei due film precedenti il regista greco ha realizzato un film diviso in tre episodi girato durante le riprese di Poor Things, con alcuni dei suoi protagonisti (infatti ci capita di vedere Emma Stone muoversi rigidamente come era obbligata a fare interpretando Bella). I tre corti trattano di vicende paradossali, al limite del reale e con i protagonisti intenti a raggiungere obiettivi verosimili con mezzi inverosimili o viceversa; nei primi due il protagonista è Jesse Plemons, palma d'oro per l’interpretazione, in cui in uno è convinto dal suo datore di lavoro ad ammazzare una persona investendola con la macchina, nel secondo crede che la moglie sfuggita a un naufragio sia una sosia. Nel terzo corto Emma Stone abbandona la famiglia per aderire a una setta. Non è sicuramente il miglior film di Lanthimos, che ha comunque ha il merito di tenere alta l’attenzione con soluzioni inaspettate, a volte anche grottesche. Se devo sceglierne uno dei tre privilegerei il secondo.
    Ricordo che questa settimana si va al cinema al prezzo di euro 3,50 e per i film italiani la promozione rimarrà sino a metà settembre.

    Kind of kindness ***

  15. #7920
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    “L’arte della gioia – prima parte” (2024) di Valeria Golino
    Una trovatella viene portata in convento e avviata alla vita di monaca. Non essendo ispirata da alcuna vocazione la ragazzina trova modo di allargare i propri orizzonti dribblando le angherie delle suore tra una punizione e un’altra e comunque arrivando alla scoperta dell’amore, anche questo sofferto e castigato come può essere nella sua condizione. Il film nasce come miniserie ed è stata presentata a Cannes in una sezione collaterale con una uscita anticipata al cinema in due parti. La storia, tratta da un romanzo di Goliarda Sapienza, non è proprio del tipo che solitamente suscita il mio interesse, ma non si può non apprezzare il gran lavoro svolto dalla Golino, al quarto film ma di cui non avevo visto nulla (a parte nella ricca carriera di attrice). La regista riesce sempre a tenere alta l’attenzione dello spettatore, malgrado la durata di quasi tre ore della sola prima parte, esprimendo un campionario di stili che denota una conoscenza approfondita della materia, attraverso un montaggio con cui evita che si indugi eccessivamente su una determinata sequenza; le inquadrature, che vanno dai primi piani della protagonista (la bravissima Tecla Insolia che scopro essere soprattutto una cantante) ad aperture su inaspettati panorami; i flash back, con i quali viene spiegato l’inizio del film. Il risultato finale è un’opera complessa da un punto di vista cinematografico che supera quei limiti che spesso si notano nei prodotti destinati al solo mezzo televisivo.

    L’arte della gioia ***

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