Originariamente Scritto da
axeUgene
"noi" esiste se, e solo nella misura in cui si persegue lo stesso fine; nel momento in cui vi è divergenza e la cosa va avanti, si tratta solo del prevalere di uno dei due "io"; ma questo lo capiscono tutti; se Cona, quando gioca l'Empoli, ti imponesse di andare a teatro, sareste apparentemente "voi", ma nella realtà tu subiresti la volontà altrui; in che misura le persone accetteranno compromessi ?
ma allora, a che servirebbe il libero arbitrio ?
se tu fossi davvero libero, lo saresti anche di sbagliare partner, o il partner di avere a sua volta sbagliato, per l'infelicità di entrambi, no ?
può Dio volere la tortura di una conservazione ? parrebbe di no, visto che la Chiesa ammette la separazione; però con la tortura della successiva castità...
tu ti presenti alle persone con questa "proposta"; mah...
siamo 8 miliardi, in crescita; di che ti lamenti ?
certo, a meno che tu non dica vannaccerie imperniate sul calo della nobile razza italica; detto uesto, la denatalità piace poco anche a me, ma forse per altri motivi;
nei campi nomadi certi ragionamenti non li fanno; infatti poi hai i bambini per strada a chiedere l'elemosina o costretti a furtarelli o espedienti, come per tutte le realtà dove non ci si pone il problema;
vedi: per me tutte le opinioni morali sono lecite, anche quelle più distanti dalla mia;
tuttavia, per definizione, il senso di una posizione è morale nella misura in cui il precetto è avvertito come necessario da una gran maggioranza, a prescindere dall'adempimento;
se dici: "non rubare", praticamente sono d'accordo tutti;
qualche domanda, invece, te la dovresti porre nel momento in cui la stragrande maggioranza delle persone non ritiene doveroso un comportamento che tu consideri tale, a prescindere dal merito;
non è affatto detto che la maggioranza abbia ragione, nonostante il
Vox Populi, Vox Dei; ma se un papa paragona la pillola ad una mitragliatrice e la stragrande maggioranza delle persone - incluse quelle che figli ne hanno o li vogliono - lo guarda come un marziano, il problema è del papa;
lo stesso dicasi se i più non vogliono saperne del modello tradizionale di famiglia e dei rispettivi ruoli;
postilla: questo scrive una mia amica psicanalista e ricercatrice, sui femminicidi:
La maggior parte dei femminicidi segue, in modo abbastanza impressionante, una certa ricorsività un copione: si mettono insieme, dopo poco l'atmosfera nella coppia si deteriora e il partner si trasforma, la donna lascia l'uomo, l'uomo a questo punto comincia a inseguire la donna, minacciarla, cercarla etc etc e poi la uccide. Sottogruppo con un certo rilievo statistico - la mancata reazione delle forze dell'ordine.
Rimane in questo copione di femmiicidi maggioritario - copre sicuramente più di un terzo dei casi presi in esame.
Una discreta percentuale di casi per me non dovrebbe entrare nel libro perchè sono delitti in cui il genere della vittima è accidentale, ossia se fosse stata un uomo sarebbe morta lo stesso: tutti i delitti cioè che hanno un importante intreccio con la criminalità organizzata. Testimoni scomodi, per fare un esempio.
Ho constatato poi una piccola ricorrenza che mi ha fatto riflettere: ci sono diversi casi di femminicidio - ne ho contati 5 su cento - dove le vittime sono donne con una gravissima malattia in stato terminale e il femminicida è una persona irreprensibile dedita amorevole e straziata dalle sofferenze della vittima. E' femminicidio mi sono chiesta? In un certo senso no, il tema è la malattia. Ma in un certo senso penso: non ci sono così tante donne che ammazzano i propri compagni perchè malati.
Il femminicidio non è - cioè per me come diciamo premessa di lavoro - l'uccisione di una donna tout court. Introdurre il termine non serve a indicare l'uccisione di donne in tutti i contesti. Un rapinatore che uccide una cassiera possiamo dire che compie un omicidio ma defiinirlo femminicidio non aggiunge molto.
Il termine invece riferisce a un tipo di crimine che viene compiuto per il ruolo sessuale e di genere che deve rivestire la vittime nella visione del femminicida. Il femminicida è la persona che rispetto alla vittima ha delle aspettative fondate su genere e relazione con lui, e la vittima è qualcuno che in qualche modo le tradisce. Diventando un problema. Ecco perchè tutto sommato, ho pensato, anche questi autori di reato, di cui si parla quasi come se avessero compiuta una comprensibile eutanasia domestica rientrano nel campione.
questa cosa ti spiega il punto: se non vuoi proprio far finta di essere stupido, dovresti capire bene la relazione tra quanto evidenziato in neretto e l'ideologia di genere di cui ti fai paladino, coi suoi ruoli, "carismi", ecc...
ecco, se dovessi parlare per me, in base alla mia esperienza, potrei definirmi un obiettore di coscienza rispetto alla coppia tradizionale;
questo non significa affatto che la rigetti sempre e comunque, anche perché qualche lucina l'ho vista bene anche io; ma solo che qualsiasi gratificazione - figli inclusi - non vale l'eventuale prezzo;
e non si tratta affatto della rinuncia a cose materiali o altri sacrifici, come ti fa comodo attribuire malignamente;
il prezzo che rifiuto di pagare - chiamalo pure
egoismo, se ti pare - è quello di scoprirmi un giorno carceriere di una persona che ho amato, e magari amavo ancora; mi è pure capitato, so che può succedere, anche se in quel caso non c'erano figli di mezzo;
ora, qualunque persona di buon senso che mi legge capisce perfettamente che questa è la verità, che non si può fondare una famiglia su un negoziato e un calcolo;
peraltro - sempre riferendomi alla mia esperienza - quando si è accesa la luce, me ne sono accorto immediatamente, perché tutti i dubbi sulla eventuale procreazione sono svaniti in un istante e non avrei avuto alcun dubbio;
questo solo per dire che è assolutamente futile e sciocco pensare di poter esortare a a scelte che si possono giustificare solo da un'illuminazione spontanea.