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رباني

„Ma le onde avranno un nome?”
“Certo” rispose Johnny, il gabbiano.
“Ma è impossibile, sono migliaia, milioni, miliardi ogni giorno, in ogni momento!” esclamò.
“E quale sarebbe il problema, anche i gabbiani sono milioni, eppure ognuno ha un nome proprio. E non è così anche per te e i tuoi simili?”
“Certo, è così. Ma noi abbiamo una vita più lunga e un nome proprio è di grande utilità quando si tratta di distinguere un individuo da un altro, ma le onde? Che bisogno c’è se durano un istante prima di infrangersi su uno scoglio o morire lentamente su una spiaggia?”
“Quindi pensi che il periodo della tua sopravvivenza possa fare la differenza?”
“Certo, non è così? Se misuro la durata della mia vita con quella di un’onda, si tratta di un rapporto anche difficile da calcolare, tanta è la differenza”.
“E hai già misurato la durata della tua vita con quella dell’oceano dove le onde nascono? O con quella della terra che calpesti ogni giorno, del sole che ti dà la vita, dello spazio nel quale viaggiamo a grande velocità?”
“Va bene, ma la terra è una sola, come il sole e lo spazio. Non hanno bisogno di ulteriori elementi per essere identificati”.
“Non è proprio così. Tu non hai bisogno di altri elementi perché ne fai un fenomeno unico, ma pianeti ce ne sono a miliardi, molti di più delle onde del mare. E lo stesso è per il sole. Se lo spazio è infinito, lo è anche il numero degli accidenti al suo interno, anche se probabilmente stiamo parlando di un processo dinamico”.
“D’accordo, ma anche la nostra vita è un processo dinamico che trova realtà diverse ad ogni momento della sua crescita, quindi la necessità di mantenere un elemento identitario che attraversi ogni istante del suo sviluppo è essenziale”.
“E perché vuoi negare questa prerogativa per le onde del mare? Anche queste hanno una evoluzione, una crescita, un mutamento della forma in ogni istante. Perché non un nome proprio?”
“Perché le onde fanno parte dello stesso oceano dal quale nascono e al quale fanno ritorno senza che questo cambi la sua natura”.
“E non ti sembra che sia così anche per te? Individuo effimero, che nasce e muore all’interno della immensa folla dell’umanità senza lasciare tracce del suo passaggio, per generazioni e generazioni”.
“Affascinante, ma a differenza delle onde del mare, oltre ad una identità io ho anche una volontà mia, questa è la differenza”.
“Con il problema della volontà sarei più prudente, di fronte ai fenomeni naturali non hai nessun tipo di influenza, così come non ne hai di fronte a quello che voi chiamate i casi del destino. Sei forse in grado di gestire eventi minimi, di ripararti dalla pioggia o dal freddo, ma solo quando questi fenomeni sono contenuti. Nel caso di un terremoto o di una guerra, la tua sorte è nelle mani del caso. E se vuoi srotolare la tua vita vissuta, le decisioni che ne hanno cambiato il corso, sono state fortuite”.
“Mi sembra ci sia una contraddizione nei termini che hai usato”.
“Quali termini?”
“Decisioni e fortuite”.
“È un inganno. Le tue decisioni sono dipendenti dalle tue esperienze pregresse che a loro volta sono frutto di episodi del passato… così fino al momento della tua nascita. La differenza è altrove”.
“E dove, di grazia”.
“Nella tua intelligenza che ti fa diverso dagli animali che invece reagiscono all’istinto o al massimo al ricordo di una situazione analoga. Eppure anche qui c’è una trappola”.
“E quale sarebbe?”
“Tu non sei l’artefice della tua intelligenza”.
“Santo cielo! Ma allora…”.
“Buona giornata Adamo”.
“Buona giornata, Johnny”.
K.K.
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