A questo punto Netanyahu e il suo governo hanno superato la linea rossa, lo dimostra l'isolamento di quasi tutte le cancellerie mondiali. La domanda è fino a dove si vuole spingere il governo israeliano? Per Netanyahu non vedo molte alternative perché il rischio di un allargamento del conflitto in quell'area è dietro l'angolo. Sappiamo quasi tutti le vicende giudiziarie che riguardano il premier israeliano e se dovesse cadere il governo sappiamo di certo cosa gli aspetta stando ai reati contestatogli. I calcoli strategici e tattici non hanno ottenuto nessun risultato con questa guerra contro Hamas quindi quando non si ottiene nessun esito positivo vuol dire avere fallito, se non avere prodotto un maggiore proselitismo di terroristi a favore di Hamas nel mondo arabo e purtroppo rafforzando l'ostilità del suo acerrimo nemico iraniano in primis. L'appoggio internazionale che aveva Israele dopo la carneficina del sette ottobre scorso da parte dei terroristi di Hamas è andato sempre più diminuendo fino al punto da fare rispuntare l'antisemitismo antiebraico che riportano a nefasti ricordi. L'alternativa che ventila a livello internazionale sono dei due stati israeliano e palestinese, se non arrivano ad un accordo fra loro con l'egida esterna dell'ONU che impronti una rigida sorveglianza sul evolversi della annosa e reale situazione da affrontare.