
Originariamente Scritto da
axeUgene
come dividi le due cose in un mondo in cui ci si relaziona in tanti modi ?
per dire: ti realizzi nel lavoro, no ? è un tuo bisogno ? ma se non incontri l'apprezzamento di chi fruisce del tuo lavoro, come ti realizzi ?
anche se fai il pecorino zen sulle colline della Tuscia qualcuno lo dovrebbe voler comprare e mangiare;
certo che se si parte da un'impressione di sfruttamento unilaterale, l'immaginario dei bisogni tende a contrapporre; ma non è che sia una regola, anzi; di solito le persone tendono a prendere le distanze alle prime avvisaglie di iniquità nello scambio;
beh, sì; se lo pensi come un accessorio fungibile, in astratto, ci sta tutto;
quando è una persona in carne ed ossa, può essere poco più di un vibratore, oppure un universo che ti ispira dei modi di essere che ti fanno sentire meglio, farti piacere di più a te stessa, ti rivela a te stessa e in modi e per aspetti che non avevi preventivato;
oppure no, può essere un rompicoglioni che si appropria del tuo tempo e ti vincola; spesso le tre cose insieme
forse l'equivoco sta nel pensare la persona come sostantivo della realizzazione, ché se la poni così, ovviamente non è;
il senso è che quello può essere un catalizzatore, il detonatore di una potenzialità che hai già e si manifesta perché si determina quella circostanza; esattamente come potrebbe succedere che si ammala il regista e tu lo devi sostituire, e magari avevi delle idee; pensi:
non avrei mai creduto di poterlo fare, e invece lo fai e ti piace, funziona;
certo che nella coppia-progetto di due persone che
sanno quello che vogliono di solito c'è poco spazio per vedere al di là del preventivabile, e molto per restare delusi.