-
L’immagine di sé, o self image, è la rappresentazione mentale che un individuo ha di sé stesso, con i propri tratti caratteriali, i sentimenti e i comportamenti. Si giudica da solo basandosi sulle proprie esperienze. Se prevalgono quelle negative cala l’autostima.

Il modo in cui l’individuo considera sé stesso non dipende solo dalle riflessioni personali sulle proprie caratteristiche, ma anche da come è percepito dagli altri, il “Sé sociale”: egli immagina come gli altri lo valutano.
Il timore del giudizio altrui nei propri confronti è frequente e normale, in particolare quando l’autostima è bassa e subentra il disturbo di “ansia sociale”.
Temiamo di essere giudicati per l’aspetto, l’atteggiamento, la personalità, le nostre scelte. Temiamo l’umiliazione, il rifiuto, il disprezzo.
Vogliamo essere ben valutati e lodati. In caso contrario ci sentiamo frustrati. Ma In questo modo rischiamo di anteporre le critiche altrui avanti i nostri bisogni pur di farci accettare.
Ci sono individui che sono “specializzati” nel criticare gli altri. Feriscono l’orgoglio di una persona e la inducono a mettersi sulla difensiva, a giustificarsi per ciò che ha fatto, a sentirsi inferiore, a chiudersi in sé stessa.
Il giudizio critico spesso si basa sulle apparenze, non conoscendo il vissuto di un individuo, i suoi sentimenti. A questo proposito c’è una “parabola”.
Un conoscente disse a Socrate: “Ho saputo delle cose sul tuo amico, vuoi saperle ?”.
“Un momento“, rispose Socrate. “Prima di raccontarmele vorrei informarti della “regola dei tre setacci”.
”I tre setacci ?, rispose il pettegolo”.
Sì, continuò Socrate. “Prima di raccontare maldicenze verso gli altri è necessario riflettere riguardo a ciò che si vuol dire.
Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?”. “No…, ne ho solo sentito parlare.” “Perciò non sai se è la verità !.
Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono ?” “Ah no, al contrario!”. “Dunque”, continuò Socrate, “vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere”.
Il terzo setaccio, quello dell’utilità. È utile che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?”. “No, davvero", rispose il conoscente. “Allora“, concluse Socrate, “se ciò che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile, io preferisco non saperlo, e ti consiglio di non dimenticarlo.“
La “regola dei tre setacci”, in realtà, non è riconducibile a Socrate, l'antico filosofo greco. E’ tratta dal libro “La via del guerriero di pace”, dello scrittore statunitense Dan Millman, che racconta il suo incontro e la sua esperienza con un saggio maestro da lui chiamato Socrate.
Comunque la “parabola” invita a domandarci se ciò che si vuol dire nei confronti di un’altra persona sia la verità, se è una cattiveria e se è utile farla sapere ad altri.
Charlie Chaplin diceva: “Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.” Questa opinione fa riflettere.
Ultima modifica di doxa; 10-10-2024 alle 18:40
Permessi di Scrittura
- Tu non puoi inviare nuove discussioni
- Tu non puoi inviare risposte
- Tu non puoi inviare allegati
- Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
-
Regole del Forum