
Originariamente Scritto da
doxa
Caro Cono, indomabile apostolo, infiltrato dall’intelligence vaticana in questo forum per fare proselitismo, ma senza successo.
Oggi ti dedico il post iniziando a parlarti del noto filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860), il quale nel primo tomo di "Parerga e paralipomena" scrisse anche un breve saggio titolato: "Aforismi sulla saggezza della vita", fatto diventare un testo autonomo col titolo “L’arte di ignorare il giudizio degli altri”.
Schopenhauer dice che un difetto fondamentale dell’essere umano è quello di preoccuparsi troppo del giudizio altrui, perché può essere motivato dall’ignoranza o dall’invidia. I loro giudizi possono riuscire perfino a condizionare i nostri comportamenti. Consiglia di imparare a vivere pensando al nostro benessere e alla nostra serenità. "Chi è consapevole di non meritarsi un’accusa può tranquillamente ignorarla”.
Invece l'economista ed imprenditore statunitense Warren Edward Buffett scrisse: “Ci vogliono vent’anni per costruirsi una buona reputazione e cinque minuti per rovinarla. Se pensi a questo, farai le cose in modo diverso”.
La reputazione è condizionata dal gruppo di riferimento, il quale usa valori e criteri di giudizio propri, che possono essere differenti da quelli di altri gruppi. Per esempio, in un gruppo di delinquenti un criminale può avere un’ottima reputazione, il rispetto, l’ammirazione, e continuamente giudicato degno di apprezzamento.
Da questo punto di vista la reputazione è uno strumento di controllo sociale. Esprime il valore che un gruppo attribuisce ai comportamenti desiderabili.
Nell’ambito lavorativo le persone desiderano essere considerate competenti, attive, però è impossibile sapere veramente cosa gli altri pensano di noi o come ci descrivono.
Tra auto-percezione e reputazione (che può essere positiva o negativa) c’è un necessario rapporto che coinvolge l’autostima e l’identità personale da un lato, e l’opinione degli altri su di noi, dall’altro.