E' apparsa, altrove, la "caccia al difetto": di "genere", altrui, mio...soprattutto, tuo.
Ma di cosa si parla, concretamente?
Vediamo un'autorevole definizione del termine:
Dal Dizionario Treccani.
"difètto s. m. [dal lat. defectus -us «il venir meno», der. di deficĕre «mancare», comp. di de- e facĕre «fare»]. – 1. a. Mancanza, scarsità: b. ant. Deficit finanziario, ossia insufficienza delle entrate di fronte alle spese pubbliche. 2. a. Imperfezione fisica o morale, e in genere qualsiasi cosa che costituisca imperfezione o diminuisca il pregio di un oggetto, di un’opera:b. Abitudine riprovevole o comunque sconveniente o sgradevole c. Stato di colpa, di chi cioè ha commesso un fallo, un errore, una trasgressione: 3. ant. Contravvenzione a una disposizione dell’autorità, reato"
Dalla definizione, appare sottintesa l'esistenza di un "riferimento" . Sia un bene materiale, una legge, un "criterio" qualsivoglia: estetico, etico o altro. Senza "riferimento", non c'é "difetto".
Quali sono i "miei" difetti?
Dipende dal riferimento.
Il mio "riferimento comportamentale", essendo egocentrico, é me stesso. Quindi, non ne ho. Certo, a volte "perdo un colpo", ma é saltuario, quindi non é "difetto costituzionale".
Dunque, RdC (giullare o nella realtà) é "Privo di difetti"?
Sicuramente no: essendo infiniti (o quasi) i "riferimenti" possibili, certamente saro' deficitario nella maggiort parte dei casi, nella totatità, probabilmente.
Quindi, la domanda: "quali sono i miei difetti", é priva di senso. Salvo se accompagnata da "riferimento".
IMHO