Virtù e difetti coesistono in ognuno di noi, al punto che, vedendoli da un punto di vista diverso dal nostro, le une possono cambiare di senso e diventare gli altri e viceversa!
Bit e qbit, mai sentito?
Virtù e difetti coesistono in ognuno di noi, al punto che, vedendoli da un punto di vista diverso dal nostro, le une possono cambiare di senso e diventare gli altri e viceversa!
Bit e qbit, mai sentito?
Non so cosa siano, puoi spiegare?
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Discutemi ha scritto
Ciao discutemi,Bit e qbit, mai sentito?
rendimi edotto. Nel tuo post dici che "virtù e difetti coesistono in ognuno di noi", poi ci chiedi se sappiamo cosa sono i bit e i qubit. Sono assimilabili le virtù cristiane e i bit informatici e i qubit quantistici ?
In questo forum ci sono persone molto religiose e le tue domande le considerano come "il diavolo e l'acqua santa". Fratel Cono, per esempio, non le sopporta. Lui vive nel suo mondo celestiale e può solo risponderti alle domande metafisiche.
Per quanto riguarda la o le virtù il diacono Cono, in questi giorni indaffarato in parrocchia con l'Avvento, mi ha detto di dirti quanto segue:
del sostantivo virtù è difficile darne una definizione che comprenda tutte le attribuzioni e i modi di intenderla.
Virtù, in greco antico "aretè": secondo la remota filosofia ellenica la virtù in origine alludeva al coraggio, alla forza morale e fisica di un individuo, alla sua capacità di compiere un atto o una mansione in modo ottimale.
Nella lingua latina la virtù era denominata "virtus", da “vir” (= uomo), che in epoca romana designava il valore dell’individuo durante una battaglia, il suo coraggio, la sua forza (vis), anche spirituale e morale.
Nel nostro tempo la virtù di solito la consideriamo come la disposizione d’animo volta al bene. E il nostro diacono fa del bene in un centro di ascolto, perciò sempre occupato ad ascoltare i problemi altrui.![]()
Il Catechismo della Chiesa cattolica non fa riferimento alla virtù in senso generale ma alle virtù, che possono essere umane, cardinali e teologali.
Le virtù umane sono attitudini, disposizioni dell’intelligenza e della volontà che regolano le nostre azioni e fanno praticare il bene. Sono virtù morali che si perfezionano con l’abitudine vengono acquisite tramite l’apprendimento e la pratica (n. 1804).
Virtù umane:
Virtù intellettuali, quelle che perfezionano l'intelletto.
Virtù morali, quelle che orientano la volontà al bene.
Virtù naturali, quelle attinenti al compimento di atti buoni.
Virtù religiose, cristiano-cattoliche, vengono infuse in ogni anima da Dio, tramite lo Spirito Santo, durante il battesimo.
La tradizione cristiana ha individuato un settenario di virtù fondamentali, distribuendole in due versanti: le quattro virtù cardinali e le tre virtù teologali.
Virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; così dette perché hanno la funzione di “cardine” della vita virtuosa (n. 1805). Per esempio, la temperanza è la virtù morale che dà il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti “dell’onestà” (n. 1809).
Virtù teologali: le virtù umane si radicano nelle virtù teologali: fede, speranza e carità; così dette perché è Dio che le concede e dispongono i cristiani a vivere “in relazione con la Santissima Trinità” (n. 1812).
Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano (n. 1813).
Non basta, le virtù sono comprese tra i nove ordini delle schiere di angeli: Serafini, Cherubini e Troni; Dominazioni, Virtù e Potestà; Principati, Arcangeli e Angeli.
A Firenze, sulla volta del battistero dedicato a San Giovanni Battista (nei pressi della cattedrale di Santa Maria del Fiore) ci sono mosaici del XIII secolo
Firenze, battistero di San Giovanni Battista
gerarchie angeliche
Firenze, battistero di San Giovanni Battista, le Virtù nei mosaici.
Lo Pseudo-Dionigi l’Areopagita nel libro “De coelesti hierarchia” indica la “Lettera agli Efesini” (1, 21) e la “Lettera ai Colossesi” (2, 18), scritte da Paolo di Tarso, come base per costruire lo schema di tre gerarchie, sfere o triadi di angeli, ognuna delle quali contiene tre ordini o cori. In decrescente ordine di potenza esse sono:
prima gerarchia: Serafini, Cherubini e Troni;
seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà;
terza gerarchia: Principati, Arcangeli e Angeli.
Le Virtù sono il quinto ordine degli angeli e presiedono i sette pianeti conosciuti nell’antichità: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno.
Il papa Gregorio I (detto Gregorio Magno, pontificò dal 590 al 604, anno della sua morte) fece conoscere nell'Occidente latino i cori angelici. Pospose rispetto a Dionigi le Virtù al settimo posto della gerarchia angelica: la collocazione fu ripresa nel “Convivio”(II, 5) da Dante Alighieri, ma ripristinò lo schema originario di Dionigi nella Divina Commedia (Par. III, vv. 73-75, 79-81) con le Virtù nella quinta posizione. Dante li considera angeli combattenti che presiedono ai grandi cambiamenti della storia.
Ultima modifica di doxa; 11-12-2024 alle 14:05
Nell’antica filosofia greca, la concezione dell'areté non era connessa all'azione per il conseguimento del bene, ma indicava come qualità il coraggio, il vigore morale e fisico, come gli eroi omerici, o alcuni statisti ateniesi, indicati da Platone nel “Menone”: Temistocle, Aristide e Pericle; essi ebbero la capacità di ben governare con moderazione e giustizia ma non furono in grado di trasmettere le loro virtù morali ai figli.
Le virtù platoniche erano: coraggio, sapienza, temperanza, la giustizia.
Ne “La Repubblica” Platone indica per la prima volta le quattro virtù, che nella seconda metà del IV secolo dal vescovo di Milano, Ambrogio (meglio conosciuto come Sant’Ambrogio), furono denominate "cardinali", cioè "principali":
la temperanza, intesa come moderazione dei desideri che, se eccessivi, sfociano nella sregolatezza;
il fortezza (= coraggio), necessario per mettere in atto i comportamenti virtuosi;
la sapienza (o saggezza), considerata la base delle altre virtù;
la giustizia, è quella che realizza l'accordo e l'equilibrio di tutte le altre virtù presenti nell'uomo virtuoso e nello Stato perfetto.
Platone indica la saggezza per l'esercizio della virtù.
Aristotele nel secondo libro dell’Etica Nicomachea specifica che le virtù etiche non si possiedono per natura, anche se l'uomo ha dimostrato di avere la capacità di acquisirle; vengono individuate soltanto in base a determinate azioni, nella disposizione a scegliere "il giusto mezzo" fra due estremi.
La saggezza la considera una "virtù dianoetica" (dal greco “dianoètikòs” e questo da “dianóēsis” = pensiero): nella gnoseologia aristotelica allude all’attività mentale, che viene agita dal pensiero e ispira la condotta umana, inoltre permette l’esercizio delle "virtù etiche" nell'azione concreta.
Le virtù dianoetiche che presiedono la conoscenza sono cinque: l’arte , la scienza, la saggezza o prudenza, l’intelletto e la sapienza.
La saggezza è propria di colui che, pur non essendo filosofo, è in grado di agire in modo virtuoso.
Aristotele dice che se si dovesse acquisire la sapienza filosofica per praticare le virtù etiche questo comporterebbe che solo chi ha raggiunto l'età matura, divenendo filosofo, potrebbe essere virtuoso mentre invece con la saggezza, grado inferiore della sapienza, anche i giovani possono praticare quelle virtù etiche che permetteranno l'acquisto delle virtù dianoetiche.
La saggezza permette una vita virtuosa, premessa e condizione della sapienza filosofica, intesa come "stile di vita" slegato da ogni finalità pratica, e che pur rappresentando l'inclinazione naturale di tutti gli uomini solo i filosofi realizzano.
La saggezza può esser fatta conseguire ai giovani tramite l'educazione, che i saggi, o quelli ritenuti tali dalla collettività, impartiscono anche con l'esempio della loro condotta.
Il giovane apprende che le virtù etiche consistono nella capacità di comportarsi secondo il "giusto mezzo" tra i vizi ai quali si contrappongono (ad esempio il coraggio, considerato l'atteggiamento mediano tra la viltà e la temerarietà), sino a conseguire con l'abitudine l’agire spontaneamente virtuoso: infatti “La virtù è una disposizione abitudinaria riguardante la scelta, determinata secondo il criterio che determina l’individuo saggio.
Ultima modifica di doxa; 11-12-2024 alle 14:09
14]Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. [15]Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. [16]Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; [17]quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. [18]Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; [19]infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. [20]Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. [21]Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. [22]Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, [23]ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. [24]Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? [25]Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.
amate i vostri nemici
Virtu': Doxa ha detto tutto
Ed i "difetti"?
Se ne é già un po' parlato, partendo dalla definizione.
https://discutere.it/showthread.php?...o-commestibili
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meno male,uno che ha capito la sostanza del discorso.In parole umane,aspetti positivi e negativi,doti,qualità e difetti.
Sono come i qbiter un qbit uno è diverso dall'altro,uno può diventare l'altro,tutte e due formano una coppia che può essere vista in due modi diversi
Sono permaloso, rancoroso, chiuso, egocentrico, narcisista, vanitoso, villano, scontroso, ombroso, suscettibile, vendicativo.
Con le donne sono maschilista, sciovinista, possessivo, manipolatore, geloso, opprimente, soffocante.
Ammetto però di avere anche qualche difetto.
Aut hic aut nullubi
se stai dicendo la verità,hai una dote: sei veritiero!
Inoltre,guarda che ci sono donne che amano alcune delle caratteristiche che hai detto, altre che sarebbero pronte a confrontarle con il rischio che perdi e così via. Quindi fai attenzione a quello che fai.
Ti ringrazio. In effetti è così: interessante e allo stesso tempo tragico se non si possiede la chiave di lettura paolina. Non siamo sventurati, non siamo lasciati in balia di noi stessi e della nostra volubilità. Gesù Cristo l'ha presa su di sé. Anche se pecchiamo 70 volte 7 al giorno, Lui ci perdona. In forza di quale sconfinato Amore non lo sappiamo. Ma ci perdona, ci rialza e ci invita a riprendere il cammino....
amate i vostri nemici