E sul viso una lacrima.
Scorrendo, lascia un solco sulla guancia.
Una smorfia contratta, come reazione alla scia di dolore,
le sconvolse il viso.
E non parlava.
Guardava avanti a se, nel vuoto,
rincorrendo i suoi pensieri.
E non c'era nulla che potessi fare.
Nemmeno provare il suo stesso dolore.
Abbassai gli occhi per non guardarla,
come se non guardarla,
potesse evitarmi di struggermi per lei.
Pervaso di impotenza, era come se a soffrire fossi io.
Lei invece, immobile, mi guardava serena.
Chi non era sereno ero io.
Nella mia frustrazione,
mi dannavo per trovare il modo di aiutarla.
E non vi era modo.
Ne conforto, ne disperazione nei suoi occhi,
solo consapevolezza e poi...
gioia.
Era una lacrima di gioia la sua,
ma che lacerava il mio cuore.
Come può una gioia, partorire una lacrima?
Come può un amore, divenire immenso?
Semplice, attraverso una lacrima,
che lacera il volto, appunto.






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