
Originariamente Scritto da
bumble-bee
Per quanto mi riguarda, Dio non mi ha dato la libertà. Mi ha messo al mondo in una società, quella sicula, in cui ognuno nasce ed ha un suo ruolo ben preciso e lì deve stare, sottomesso a regole, convenzioni, abitudini, tradizioni che non possono essere messe in discussione, non perlomeno dall'ultimo arrivato. E in questa società, dove la giustizia è relativa e l'ingiustizia impera, sin da ragazzo il sottoscritto si è comportato in modo lineare con le regole, le convenzioni e i costumi tradizionali del luogo e della classe di appartenenza.
Fino a quando, crescendo, sempre il sottoscritto, ha maturato la propria coscienza e abbracciato regole e comportamenti, secondo il proprio carattere, la propria morale ed l'etica e il rispetto per gli altri. Naturalmente ogni deviazione di percorso da quello che gli altri si aspettavano io facessi, ha rappresentato un atto di disobbedienza, ribellione, allontanamento, dalla comunità di appartenenza, insomma un allontanamento dai valori della propria famiglia.
Valori basati sulla teoria del cosiddetto "Uomo Forte", cioè colui che domina, sovrasta, si distingue dalla massa per temperamento, coraggio e ogni sorta di manifestazione di "machismo" e irredentismo verso il proprio destino.
Già. Salvo poi cadere alla prima debolezza, al primo colpo che ti sferra la vita, senza riuscire ad imporsi, ne verso gli altri, ne verso se stessi, adducendo a scuse, sempre più grossolane, per mascherare l'incapacità di assumersi le responsabilità delle proprie azioni. La colpa è sempre degli altri e non la propria, altrimenti il mio dell'uomo forte verrebbe meno.
Dio probabilmente mi ha fatto un vero dono, oltre quello di farmi nascere, mi ha reso astigmatico e ipermetrope, oltre ad avermi dotato di due bei occhi storti che mi raddrizzarono all'età di quattro anni a Bologna. Portare gli occhiali, sin da bambino, mi ha preservato dalla cosiddetta "Malattia" dell'uomo forte. Come potrebbe essere forte un ragazzino che appena gira la testa velocemente perde gli occhiali o dopo aver subito una spinta o semplicemente esser definito "orbo" dagli altri ragazzini? Il mio ruolo in società era deciso, ero un membro della massa pecoreccia, del cosiddetto gregge e quindi, un gregario, così come si usava dire durante in ventennio, quando si definiva la società in "CAPI" e "gregari", appunto.
Ed essendo un gregario, quindi, sono stato salvato, in un certo senso, dall'ideologia che vede l'uomo essere, in quanto uomo, FORTE.
Diventando adulto infine, ho potuto constatare, con l'esperienza, che non esistono gli uomini forti o probabilmente sono rarissimi. E' tutta una balla. Sono solo atteggiamenti che illudono, chi li mette in atto, di sentirsi forte.
L'uomo veramente forte è colui che riconosce le proprie debolezze e non si erge al di sopra degli altri, ma che affronta le difficoltà della vita con onestà, lealtà, modestia e soprattutto con la serenità di chi veramente agisce per risolvere un problema. E quando un problema è irrisolvibile, ebbene, prendere atto di averci provato con serietà e determinazione, ma di non esserci riuscito. Il fallimento non è una vergogna. Dal fallimento si impara a migliorare.
La vita poi ripaga questi atteggiamenti con la considerazione e rispetto che gli altri ti rivolgono per essere, e non solamente apparire, una persona dai sani principi etici e morali.
Quindi caro Cono, se durante la mia vita ho deciso di essere e non solo apparire, una persona seria e dai sani principi, è perché rispetto il prossimo, mi assumo le mie responsabilità, non faccio del male a nessuno e non mi approfitto degli altri per raggiungere benefici personali. E tutto questo senza andare in chiesa con regolarità, senza affidarmi a Dio o a qualche altro Santo del Paradiso quotidianamente, vivendo la vita che mi è stata donata, senza dover sempre ringraziare chi me l'ha donata (altrimenti che dono e che vita sarebbe?) e senza voler esser presuntuoso, forse Dio dovrebbe anche lui dirmi un piccolo, minuscolo grazie, per come agisco in questa società dove appunto tu dici che l'uomo lasciato libero di agire, ebbene agisce egoisticamente senza alcun valore morale se non quello di soddisfare e compiacere se stesso, ebbene, io non agisco così e rendermene atto, sarebbe una gentilezza, un riconoscimento che il dono ricevuto, lo si sta ricambiando con il giusto etico e morale, comportamento.
buona serata.