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I campi quantici non hanno tempo. . Il vuoto "respira" e crea particelle, che sbattono nel campo di Higgs e la materia riappare. Nulla va perso. Neppure "la cenere quantistica" del post-Giudizio.
Poi, uno a uno, tornarono al mondo. Chi qua, chi là nello spaziotempo.
Axe divenne John Maynard Keynes, ma con la chitarra sempre accanto, un borsalino stropicciato in testa e una collezione di vinili Bach & Coltrane sparsi sul tavolo mentre reinventava l’economia tra una fuga e un jazz club.
Bumble si reincarnò in Murat, re di Napoli e cognato dell’Imperatore, con tanto di divisa sfolgorante e cavallo bianco, ma la sua vera passione restavano i cannoli e i soldatini napoleonici sparsi nel gabinetto delle curiosità della reggia. Pezzo forte, un veliero pieno di marinai, con una polena raffigurante una beltà popputa e ridente.
Ale, felice come una cozza in barca a vela, fu reincarnato in Giosuè Carducci, pedalante tra un’osteria e l’altra con penna e bicicletta, declamando inni al sole e alla porchetta. E dedicandosi in gran segreto alla sua passione, la tarantella. Creo' il ciclismo poetico .
Dark rinacque come Lou Andreas-Salomé, tra Nietzsche e Rilke, scrivendo articoli taglienti e vivendo solo di parole, caffeina e fulmini emotivi. Amò, lasciò e rimase insonne, come sempre.
Adalberto si fece Marco Aurelio, dalla serenità imperturbabile , imperatore-filosofico e bonario, che placava guerre con citazioni e porgeva la coppa del buon senso con garbo sovrano. Con toga e taccuino, gli occhi sorridenti bonariamente, dispensava giudizi senza alzare la voce. Governava e meditava, coltivava ortensie e citava Seneca con ironia.
Doxa fu reincarnato in Johann Joachim Winckelmann, svelando a generazioni future i dettagli delle sfingi più scrostate e delle statue più scoperte, con occhi che vedevano dove il tempo non osava. Riordinava le immagini, sfogliava la storia
King-Kong, serafico, tornò come Rabindranath Tagore, viaggiatore della bellezza e poeta della luce, con la Leica trasformata in lira e le sue immagini in parole. Ogni click era un haiku e guardava il mondo come un’enorme tela in dissolvenza.
Vega rinacque in Ipazia di Alessandria, ma con ironia toscana e una sferzante battuta per ogni dogma. Spiegava la fisica con una risata e scompigliava le equazioni solo per il gusto di farle danzare. E si accapigliava col vescovo Cirillo (che aveva il suo stesso accento)
Kanyu rinacque come Ser Lancillotto del Lago, il cavaliere dal cuore fiero e tormentato, ma leale fino all’ultimo respiro. In lui l’impeto trovò una causa, la confusione un codice d’onore, e l’irrequietezza si fece missione: difendere i deboli, amare con ardore, cercare la verità anche dove sembra perduta. La sua spada non era solo acciaio, ma promessa. E ogni battaglia era una poesia in armatura.
Regina fu Saffo, la poetessa di Bisceglie, scriveva romanzi tra le onde e ballava sui moli con la grazia di chi sa che ogni malinconia è solo una forma dell’amore.
Bauxite si reincarnò in Diotima, la sapiente del Simposio, che insegnava l’amore e la filosofia con uno sguardo fiammeggiante. Aveva il tono di chi ascolta davvero e il sorriso di chi ha visto oltre.
Ladypojana divenne Eleanor Roosevelt, ma con più ironia e un taccuino per appuntare pensieri fulminanti. Saggezza al femminile, ferma, sferzante, ma sempre pronta al brindisi.
Breakhru si incarnò in Themis, la dea della Giustizia, con toga d’oro e codice civile inciso in pergamene volanti. Parlava poco, ma quando lo faceva, sentivi le montagne fermarsi ad ascoltare.
Efua, intelligenza rurale e cosmopolita, venne restituita come Gertrude Bell, cartografa e fotografa, vestita di lino e sabbia. Conosceva le mappe, ma più ancora conosceva gli animi.. Le sue immagini erano affreschi in miniatura, racconti ambientati tra le campagne inglesi e le piramidi. Aveva ancora l’odore della terra del sud, e della colatura, che distillava solo per gli amici veri.
Ninag, la scrittrice-pellegrina, si ritrovò nei sandali di Karen Blixen, scrivendo con la luce tra colline africane e valli friulane. I suoi racconti curavano la malinconia, scritti In sella a una bici di titanio, tra montagne rottenti da guadarei. Scriveva d’inverno, amava d’estate, e guardava i ciclisti come i greci guardavano le Muse.
Conogelato, si fece Savonarola, ma in scala 1:2, in un convento sperduto. Continuava a predicare l’Apocalisse, ma ogni tanto si chiedeva ( in segreto )se avesse sbagliato i calcoli.
Rachele, la badessa del silenzio, tornò come Ildegarda di Bingen, con un solo dito alzato e visioni che illuminavano cantine e monasteri. Parlava poco, ma bastava.
(non é ancora finito)
Ultima modifica di restodelcarlino; 05-05-2025 alle 09:05
Motivo: modifica reincarnazione
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