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Discussione: Una parentesi svanveratoria, tra un incubo e l'altro

  1. #1

    Una parentesi svanveratoria, tra un incubo e l'altro

    Il signor Domenico Palo, pensionato irreprensibile, trascorreva le sue giornate a distribuire giudizi come fossero ostie consacrate. Con una Bibbia sotto il braccio, apparentemente consunta dall'uso, ma che in verità aveva sfogliato solo in cerca di frasi da scolpire sui peccatori ,colpiva chiunque rientrasse nella categoria del "moderni liquidi": conviventi, divorziati, amanti dei gatti, ascoltatori di musica trap, giovani con tatuaggi e chi fosse con lo spirito ancra critico.
    Nella piazzetta del paese, ogni pomeriggio, si piazzava sul muretto vicino alla fontanella come fosse un altare, lanciando sentenze a metà tra il proverbio contadino e l’Apocalisse di Giovanni.
    Una volta disse a una ragazza con i capelli blu:
    "Sappi che il corpo è tempio, non murales!"
    Un’altra volta, guardando due ragazzi tenersi la mano:
    "Il vizio è come il fuoco sotto la cenere: all'inizio scalda, poi brucia!"
    Sorrideva con benigna superirità, da padre autorevole ma non autoritario, credendo di essere ascoltato. Gli astanti, in verità, si scambiavano occhiate complici, preparando piccole vendette teatrali. Un giorno gli regalarono un libro finto intitolato “La castità secondo SpongeBob”. Lui lo citò per mesi, ignaro.
    Quella notte, Domenico Palo sogno'.
    Era in una cripta di vetro. Le pareti erano trasparenti ma distorte, come acqua che scorre. Ogni suo passo risuonava come una campana fessa in un mondo liquido. In quella cattedrale senza tetto, le panche erano occupate da figure evanescenti: avevano volti noti, ma mobili, come se ogni secondo indossassero una maschera diversa.
    Una voce vellutata quanto ma angosciante risuono', dal nulla:
    "Domenico Palo, predicatore di specchi, benvenuto alla Messa dei Riflessi."
    Al centro dell’altare, uno specchio inclinato. Quando Domenico Palo lo guardò, non vide sé stesso. Vide un personaggio, anziano, con ali tra il colombo ed il pipistrello e sorriso da televendita che predicava a delle statue di sale che lo applaudivano con mani che cadevano a pezzi.
    "È ... un sogno?"
    "No. È una parabola in corso d’opera."
    Un gruppo di fedeli si avvicinò a lui. Erano vestiti da clown, ma portavano libri sacri sotto il braccio. Uno di loro disse:
    "Hai mai letto davvero ciò che citi, o ti affidi al riassunto del riassunto del catechista stanco, malcopiato?"
    Domenico Palo tentò di rispondere, ma dalla sua bocca uscì solo un scampanellio da campanella da chierichetto. Un altro aggiunse:
    "Hai mai ascoltato, o hai solo atteso che l’altro finisse per dire la tua?"
    Dalle pareti caddero lettere, come neve. Frammenti di testi, versetti, citazioni mutilate. Gli piovevano addosso, leggere ma incessanti, ricoprendolo come coriandoli.
    Tentò di scappare, ma la cripta era circolare. Sempre tornava allo specchio, che ora rifletteva una folla che lo imitava, parodiandolo:
    "Il corpo è tempio, ma io sono l’architetto!",
    "Chi ama troppo, pecca di speranza!",
    "Ricorda: Dio ti guarda, ma con fastidio!"
    Ridevano. Lui no. Ma non capiva. Credeva ancora di avere ragione.
    All'improvviso, una bambina apparve. Senza volto, ma con voce chiara:
    "Sei qui per ascoltare,capire, comprendere o per correggere?"
    Silenzio.
    Poi il nulla.
    Si svegliò. Coperto di sudore gelido. Era ancora buio. A tentoni si fece una tisana di camomilla e lauro.
    Sul comodino, una frase scritta sul retro della scatola dei cerotti:
    “Persino Dio ascolta prima di giudicare.”
    La lesse, e fece spallucce.
    Il mattino dopo, Domenico Palo, ancora turbato dal sogno, bussò alla porta di un certo Don Lello, saggio ex mistico, attuale pettinatore di illusioni e cani ricchi, nonché oniromante a tempo perso.
    "Un sogno, Don Lello. Strano. C’erano specchi, statue, una cripta trasparente… c’erano versi che mi piovevano addosso...una bambina che parlava…"
    Don Lello sbuffò piano, si accese una sigaretta finta fatta di bastoncino d’incenso e disse:
    "Classico caso di Inversione del cuscino con effetto didascalico. Ne litigavano Freud e Jung"
    "In che senso?"
    "Hai sognato il tuo stesso silenzio. Ma lo hai travestito da cattedra. Nella cripta eri tu, ma riflesso nel modo in cui gli altri percepiscono. Non ti sei visto, perché non ti sei mai guardato. Ti sei solo detto.
    Hai vestito le tue opinioni da assoluti. Ora loro sfilano da sole, credendosi la verità. Ma sotto hanno le mutande rotte. Hai sognato la tua voce vestita da profezia. Ma il sogno, caro mio, era uno specchio con l’alito. Ti ha restituito ciò che dici quando non pensi, e ciò che pensi quando non ascolti."
    Domenico Palo deglutì e Don Lello continuò, :
    "Il sogno ti ha scartavetrato l’anima e poi ci ha fatto un origami a forma di te. Ma piegato male. Potevi diventare un’aquila. Sei venuto fuori come segnaposto."
    "E quindi… cosa faccio?"
    "Niente. Continua pure. Sei utile così: come esempio da non seguire. Ogni comunità ne ha bisogno. Tu sei il cartello “attenti al cane” del pensiero ; come un un cartello “attenti al cane”, messo dove non c’è cancello. Non serve a niente, ma fa riflettere. Ogni tanto."
    E Domenico Palo usci', convinto di aver capito.
    Don Lello lo osservò allontanarsi riflettendo ad alta voce:
    "Convincersi non è capire. È smettere di cercare."
    E tornò a pettinare uno schnauzer con manie di grandezza.

  2. #2
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    complimenti

    Il mio vicino ha il cartello "attenti al cane" dove non c'è un cane, non ce l'ha
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    13/02/25
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    Up !
    Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
    ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
    (Fosco Maraini)

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