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Risultati da 1 a 15 di 126

Discussione: Religione: storia di potere, non di verità

  1. #1

    Religione: storia di potere, non di verità

    La religione nasce dove nasce l’ignoranza. Non é un insulto per i credenti (degni di rispetto), ma un dato antropologico: l’essere umano ha bisogno di spiegare ciò che non comprende. Fulmini, morte, malattie, sogni. Da questa ignoranza nasce il sacro. Costruzione mentale espressa poi, magari, come verità rivelata, La paura è la prima divinità. E, forse, l'unica. Vassapé.
    Da lì in poi, la religione diventa un linguaggio del potere. Chi controlla il discorso su dio, controlla il comportamento delle masse. Le religioni sono sistemi di senso che diventano sistemi di comando. Non sono mai solo "credo": sono codici giuridici, strutture gerarchiche, legittimazioni politiche. Le religioni durano finché servono. Quando il loro uso sociale si esaurisce, scompaiono.
    Religioni estinte: un museo del potere passato
    I maya avevano una religione complessa, matematica, spietata. Sacrifici, cicli cosmici, profezie. Ogni rito serviva a tenere in piedi l’ordine sociale e politico. Quando quel mondo crolla, per guerre, crisi ecologiche, invasioni, gli dei spariscono. Nessuno oggi prega Quetzalcoatl con serietà liturgica. Non perché sia “meno vero”, ma perché non serve più.
    Stesso discorso per gli aztechi, per gli egizi...durati millenni. Le religioni dell’antichità avevano il compito di tenere in piedi regni e imperi. Erano religioni di Stato. Quando lo Stato muore, muore anche il pantheon. La fede non salva il sistema; è il sistema a far vivere la fede.
    Il cristianesimo è un caso istruttivo. Si potrebbe definire provocatoriamente, come un impero travestito da croce. Nato come movimento eversivo, si istituzionalizza quando diventa religione dell’Impero romano. Non è Gesù a cambiare la storia: è Costantino. Da quel momento, il cristianesimo non è più la religione dei perseguitati, ma dei persecutori. I vescovi diventano funzionari imperiali, i concili diventano assemblee legislative, il Papa eredita i poteri del Cesare. La croce si fa scettro.
    Nel Medioevo, la Chiesa esercita un potere assoluto. Giudica, condanna, incorona. Ha eserciti, terre, tribunali. Nessun re può governare senza il suo placet. Le eresie sono ribellioni politiche mascherate da dissenso teologico. La fede è lo strumento, non il fine.
    Ancora oggi, il Vaticano è un’entità politica, con ambasciatori, trattati, interessi. L’idea che il cristianesimo sia sopravvissuto per la sua verità è ingenua. È sopravvissuto perché ha fatto sistema con il potere, adattandosi ai secoli come un organismo opportunista. Adattando, concilio dopo concilio, bolla dopo bolla, la "verità".
    L'Arte religiosa? Anche lei, da un certo (provocatorio) punto di vista: bellezza al servizio del dominio
    Le cattedrali, le Madonne, i mosaici bizantini: capolavori, sì. Ma al servizio di cosa? Di una narrazione. L’arte religiosa non è prova dell’esistenza di Dio, ma dell’esistenza del mecenatismo ecclesiastico. L'artista e l'architetto creano, in cambio di sonanti scudi e dobloni. La bellezza serve a emozionare, e quindi a convincere. La cattedrale gotica é simbolo di potere. Non a caso, gli stessi strumenti li usano anche i regimi moderni. Monumenti, inni, coreografie: l’estetica è propaganda.
    Dire che la Cappella Sistina è la prova della verità cristiana equivale a dire che i capolavori hollywoodiani provano la superiorità statunitense. Non funziona così. L’arte serve il potere. Il potere serve se stesso.
    Oggi la religione é evoluta. Si è trasformata. In alcune zone del mondo è ancora al centro del sistema politico: l’Islam in versione teocratica in Iran e Arabia Saudita; l’induismo nazionalista in India; il cristianesimo evangelico in alcune aree degli Stati Uniti. Sempre lo stesso schema: la religione fornisce coesione, giustificazione e disciplina.
    Altrove, dove lo Stato laico ha preso piede, la religione sopravvive in forma meno istituzionale, più "privata", oppure in forma mutata: new age, spiritualismi, sette, guru. Il bisogno non muore, ma cambia abito. La differenza è che oggi... si compra su Amazon.
    Non è un progresso, né un regresso. È l’evoluzione di un bisogno primitivo che il potere sa interpretare meglio di chiunque altro.
    Le religioni durano finché servono. Non sono eterne, né infallibili. Sono adattamenti culturali. Come le lingue, le monete, le leggi. Il fatto che il cristianesimo duri da duemila anni non dimostra la verità del Vangelo, dimostra solo l’efficacia di una struttura di potere che ha saputo adattarsi. Le divinità egiziane (che hanno ancora qualche esiguo numero di seguaci) hanno regnato per tremila....
    Le opere d’arte, i testi sacri, le gerarchie ecclesiastiche, le manifestazioni popolari enfatizzate mediaticamente, non provano l’esistenza di Dio. Provano l’intelligenza politica di chi ha saputo canalizzare il bisogno umano di credere. Ogni religione è una risposta all’angoscia dell'ignoranza. Ma quando la risposta smette di funzionare, cambia domanda, o cambia dio.
    Non c’è nulla di trascendente in questo. È storia. È sociologia. È biologia della mente.
    L’eterno, finché dura, è solo il nome più elegante del potere ben organizzato..
    Non c’è divinità che sopravviva alla fine del suo impero.

    Nota: Parlo di "religione". Non parlo dell' esistenza o meno di un "Dio= Potere/Entità originaria".. Le iniziali, maiuscole o minuscole, non sono casuali, ma signficative
    Ultima modifica di restodelcarlino; 14-05-2025 alle 10:08 Motivo: Aggiunta nota importante

  2. #2
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    Buongiorno Carlino.
    Condivido la tua opinione in fatto di religione: “oppio dei popoli” diceva “zio” Marx.

    Hai citato i Maya e la mia mente vola al “velo di Maya” e al filosofo Arthur Schopenhauer, il quale dice che esso copre la realtà e suscita illusioni in chi la osserva. In parole “semplici”: la realtà che non conosce e deve scoprire. Lo motiva ad agire per soddisfare i suoi desideri.

    Secondo questo filosofo “Maya è il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché somiglia al sonno, al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua”.

    Per spiegare la propria teoria, Schopenhauer si basa sul mito di Maya, la divinità creatrice delle illusioni.

    La controparte di Maya è Atman: il “soffio vitale” o “anima”. Esso indica sia il “sé”, cioè la singolarità, sia l’anima universale del mondo. Quest’anima è priva di ogni illusione e sovrastruttura: ecco perché è la controparte di Maya, che invece è la divinità delle illusioni.

    Maya è anche un concetto fondamentale dell’induismo e della filosofia indiana che fa riferimento a un’illusione, la cosiddetta “illusione cosmica”.

    Tale filosofia condizionò quella di Schopenhauer: Maya è come velo impercettibile che avvolge l’Atman, la verità della realtà, e non permette all’individuo di diventare un tutt’uno con gli altri, condannandolo alla solitudine.

    Maya è anche il nome della madre di Siddhartha Gautama, cioè di Buddha. Schopenhauer fu notevolmente influenzato anche da quest’antica religione, da cui prese i concetti di “ascesi” e “Nirvana“, fondamentali per portare a compimento il percorso di liberazione dell’individuo.

    Il velo di Maya è creato dalla Natura, che fa sprofondare l’uomo in una realtà illusoria che Schopenhauer definisce “simile al sogno”: “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia”. Schpenhauer: “Il mondo come volontà e rappresentazione”, del 1819.

  3. #3
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    Per evitare la ripetizione del mio precedente post, causa problemi tecnici inerenti al forum, mi domando: c'è un modo per andare al di là del velo di Maya e fuggire dalle illusioni?

    Schopenhauer dice che è necessario “squarciare” il velo di Maya: L’individuo deve capire che la vita non è quella che appare e che c’è una forza cieca in lui (la voluntas) che agisce senza uno scopo preciso, spingendolo in un baratro di noia e inappagamento.

    La procreazione (fare figli, anch’essi vittime della natura) è una delle manifestazioni più evidenti della volontà di vivere, e la castità è uno dei freni che possono essere usati.

    L’arte, per Schopenhauer, ha un valore importante per la liberazione dell’uomo, ma non è sufficiente: tramite la contemplazione, l’essere umano si stacca dalla voluntas per immergersi in qualcosa di più grande di lui, nell’universale; ciò, però, dura poco e si ritrova nel mondo percepito dai sensi, illusorio.

    Esiste una via di salvezza che induce al distacco: l’ascesi. Secondo questo filosofo essa consiste nel sopprimere la voluntas attraverso la noluntas: l’uomo deve allontanarsi da ogni pulsione derivante dal corpo, primo fra tutti quello della procreazione; solo in questo modo potrà giungere alla completa nolontà, al nulla, al Nirvana.

    L’ascesi è collegata ad alcune parole d’ordine: la castità, la povertà, la rassegnazione e il sacrificio. La noluntas induce alla negazione della voluntas, a recidere il legame dal mondo come rappresentazione.

    Carlino non chiedermi ulteriori spiegazioni, perché le ignoro.
    Ultima modifica di doxa; 14-05-2025 alle 10:15

  4. #4
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    La religione nasce dove nasce l’ignoranza. Non é un insulto per i credenti (degni di rispetto), ma un dato antropologico: l’essere umano ha bisogno di spiegare ciò che non comprende. Fulmini, morte, malattie, sogni. Da questa ignoranza nasce il sacro. Costruzione mentale espressa poi, magari, come verità rivelata, La paura è la prima divinità. E, forse, l'unica. Vassapé.
    Da lì in poi, la religione diventa un linguaggio del potere. Chi controlla il discorso su dio, controlla il comportamento delle masse. Le religioni sono sistemi di senso che diventano sistemi di comando. Non sono mai solo "credo": sono codici giuridici, strutture gerarchiche, legittimazioni politiche
    ......

    Non è un progresso, né un regresso. È l’evoluzione di un bisogno primitivo che il potere sa interpretare meglio di chiunque altro.
    Le religioni durano finché servono. Non sono eterne, né infallibili. Sono adattamenti culturali. Come le lingue, le monete, le leggi.

    ...

    Le opere d’arte, i testi sacri, le gerarchie ecclesiastiche, le manifestazioni popolari enfatizzate mediaticamente, non provano l’esistenza di Dio. Provano l’intelligenza politica di chi ha saputo canalizzare il bisogno umano di credere. Ogni religione è una risposta all’angoscia dell'ignoranza. Ma quando la risposta smette di funzionare, cambia domanda, o cambia dio.
    Non c’è nulla di trascendente in questo. È storia. È sociologia. È biologia della mente.
    ...

    Hai già detto tutto, c’è ben poco da aggiungere.
    Forse si potrebbe osare affermando che la macchina mentale che produce il senso (attraverso la mitizzazione religiosa ma anche profana e attualissima) è essa stessa produttrice del potere e della sua giustificazione come struttura sociale.
    Un potere soft e condiviso, finché la società umana si strutturava in bande di cacciatori raccoglitori più o meno itineranti che consumavano velocemente quello che producevano.
    Un potere forte, sempre più inflessibile e selettivo, quando dopo la rivoluzione agricola si rese necessario proteggere l’accumulo di semenza per almeno un anno intero. Questo potere probabilmente ha anche progressivamente sostituito gli elastici ruoli di genere preesistenti istituendo nuove formule patriarcali.

    Il bisogno di senso religioso si afferma tramite “verità assolute” e simboliche, mentre il pensiero scientifico e laico nella sua ricerca di un senso (transitorio) cerca invece la “correttezza delle sue affermazioni”, sottoponendola a continue verifiche e modifiche. Sono due sistemi di pensiero ben diversi. Però li abbiamo introiettati entrambi.

    Non so quale sia l’origine del sacro. Nel ventaglio di ipotesi, mi piace pensare che l’idea naturalistica di spiegazione dei fenomeni naturali sia stata di molto sucessiva, in quanto necessita di processi razionali troppo simili alla nostro stato mentale attuale.
    Come dici tu, come origine primaria vedrei i fenomeni emotivi come la paura o piuttosto lo stupore. Si tratta certo di ignoranza giudicando la cosa con le conoscenze attuali. Forse si potrebbe definirla un’arcaica presa di (auto)coscienza o qualcosa del genere.
    Anche il culto dei morti non è da trascurare, con la controversa versione sulle tombe Neanderthal.
    Non escluderei il ruolo del linguaggio stesso, primo produttore di metafore attraverso quel gap imprescindibile che c’è fra suono e cosa rappresentata.
    Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
    ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
    (Fosco Maraini)

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    Visto che oggi non ho voglia di lavorare e che siamo nella sezione dello spirito... posso permettermi di aggiungere una postilla.
    Prima si è parlato del senso che diamo alle cose, ma il senso possiamo anche toglierlo improvisamente: per questo ridiamo.
    A differenza del “doppio senso” comico che fa ridere tanto (perché in fondo è rassicurante), il “non-senso” nella battuta o nel ragionamento ironico è sostanzialmente sovversivo, proprio perché tende a incrinare il confortevole sistema valoriale tramite il quale troviamo il nostro posto nel mondo. Quindi il non-senso fa solo sorridere, ma forse anche riflettere.
    Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
    ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
    (Fosco Maraini)

  6. #6
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Sembrerebbe che fin da bambini abbiamo una certa predisposizione a credere alla magia e al soprannaturale e che sia frutto dell'evoluzione.
    Interessante lettura :
    "Nati per credere. Perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin".
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  7. #7
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Pensiamo alla potenza dei simboli, Ladyhawke. La tomba spoglia di Francesco, la fissità mistica della folla che guardava un modesto comignolo, la bellezza stessa del rituale. In un mondo così aridamente tecnologico, si è tornati al fascino del sacro. Questa realtà, che può apparire così arcaica, invece attrae.

    «Questi giorni hanno mostrato come anche in una società scristianizzata c’è sete di trascendenza. In un mondo dove domina l’indifferenza morale e religiosa, la fede è considerata irrilevante, l’etica è mobile secondo le circostanze, la Chiesa ha la possibilità di entrare con la potenza del suo messaggio, di parlare ancora dell’oltre, delle cose ultime: la vita, la morte, la libertà, il male, la sofferenza, l’amore, la felicità, la verità, la pace, l’armonia. Leone XIV si è definito un figlio di Agostino, la figura più alta della cristianità…»

    Gianfranco cardinal Ravasi

    https://www.cortiledeigentili.com/ne...i-e-piu-dolce/
    amate i vostri nemici

  8. #8
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Pensiamo alla potenza dei simboli, Ladyhawke. La tomba spoglia di Francesco, la fissità mistica della folla che guardava un modesto comignolo, la bellezza stessa del rituale. In un mondo così aridamente tecnologico, si è tornati al fascino del sacro. Questa realtà, che può apparire così arcaica, invece attrae.

    «Questi giorni hanno mostrato come anche in una società scristianizzata c’è sete di trascendenza. In un mondo dove domina l’indifferenza morale e religiosa, la fede è considerata irrilevante, l’etica è mobile secondo le circostanze, la Chiesa ha la possibilità di entrare con la potenza del suo messaggio, di parlare ancora dell’oltre, delle cose ultime: la vita, la morte, la libertà, il male, la sofferenza, l’amore, la felicità, la verità, la pace, l’armonia. Leone XIV si è definito un figlio di Agostino, la figura più alta della cristianità…»

    Gianfranco cardinal Ravasi

    https://www.cortiledeigentili.com/ne...i-e-piu-dolce/
    "Attrae"?
    Per forza dopo una settimana che ci hanno tempestato giorno e notte su tutti i canali, all'inizio a reti unificate, sulla vita morte e miracoli del pontefice che alternative c'erano?
    La guerra su Gaza?
    Il conflitto russo-ucraino?
    O le "sparate" di Trump?
    Il governo Meloni?
    O...gli omicidi in TV?

    Ha distratto le menti dalle brutture del mondo, dalla politica e dai problemi della vita.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

  9. #9
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Adalberto Visualizza Messaggio
    Non so quale sia l’origine del sacro. Nel ventaglio di ipotesi, mi piace pensare che l’idea naturalistica di spiegazione dei fenomeni naturali sia stata di molto sucessiva, in quanto necessita di processi razionali troppo simili alla nostro stato mentale .
    come processo culturale complesso direi che è un'investimento identitario; la forza del sacro è questa funzione di antagonismo all'angoscia e alla pulsione di morte;
    questo investimento assoluto implica anche quella funzione di limite che consente la specificazione del desiderio, altrimenti inagibile;
    "Se non c'è Dio, tutto è possibile", diceva un Karamazov, mi pare Sacha;
    questo pensa il credente arcaico;
    in realtà, senza un dio, una morale limitante, niente è possibile, perché le opzioni sono infinite e inappaganti, manca un costrutto che rifletta il proprio stato di appagamento;
    questo può pure essere provvisorio o deludente, ma funziona in itinere; se manca quel costrutto, la pulsione ad agire nemmeno si coordina;

    devo fare esempi perché ho usato un linguaggio astruso o si capisce ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  10. #10
    Cosmo-Agonica
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    Ciarli, è un bel post.
    Magari domani scrivo qualcosa che nessuno capirà e potrò passare per divinità.

  11. #11
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    come processo culturale complesso direi che è un'investimento identitario; la forza del sacro è questa funzione di antagonismo all'angoscia e alla pulsione di morte;
    questo investimento assoluto implica anche quella funzione di limite che consente la specificazione del desiderio, altrimenti inagibile;
    "Se non c'è Dio, tutto è possibile", diceva un Karamazov, mi pare Sacha;
    questo pensa il credente arcaico;
    in realtà, senza un dio, una morale limitante, niente è possibile, perché le opzioni sono infinite e inappaganti, manca un costrutto che rifletta il proprio stato di appagamento;
    questo può pure essere provvisorio o deludente, ma funziona in itinere; se manca quel costrutto, la pulsione ad agire nemmeno si coordina;

    devo fare esempi perché ho usato un linguaggio astruso o si capisce ?
    Più che altro non so quanto le concezioni psicanalitiche siano effettivamente adatte a spiegare i fenomeni, sembrano venire sempre dall'Iperuranio. La nostra mente pare non fare parte di questo mondo ma provenire da un'altro.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  12. #12
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    come processo culturale complesso direi che è un'investimento identitario; la forza del sacro è questa funzione di antagonismo all'angoscia e alla pulsione di morte;
    questo investimento assoluto implica anche quella funzione di limite che consente la specificazione del desiderio, altrimenti inagibile;
    "Se non c'è Dio, tutto è possibile", diceva un Karamazov, mi pare Sacha;
    questo pensa il credente arcaico;
    in realtà, senza un dio, una morale limitante, niente è possibile, perché le opzioni sono infinite e inappaganti, manca un costrutto che rifletta il proprio stato di appagamento;
    questo può pure essere provvisorio o deludente, ma funziona in itinere; se manca quel costrutto, la pulsione ad agire nemmeno si coordina;

    devo fare esempi perché ho usato un linguaggio astruso o si capisce ?

    Mi sembrano aspetti complementari. Tu delinei gli aspetti strutturali e necessari, indipendenti dalle variabili manifestazioni culturali di superficie. Io sono più incuriosito dal capire l’irrazionale emergere del sacro (ben sapendo che è una partita persa in partenza, essendo poche sie le tracce del persiero preistorico che le mie cognizioni in materia) nonché il suo propagarsi, reinventarsi attraverso la narrazione mitica da un lato e la ritualità necessaria per rifondare costantemente l’ identità di gruppo. Ma non solo per sfizio di acculturazione, ma perché ci vedo un po’ la realtà odierna.

    Non so quanto si possa proiettare all’indietro la pulsione di morte e le angosce (?) dei moderni a riguardo. Dopotutto i greci si definivano mortali.
    Peraltro anche le migliaia di statuette/idoli femminili (impropriamente dette veneri preistoriche) evocano la vita.
    Il concetto di dio (o divinità plurale) suppongo sia tutto sommato acquisizione recente, successivo al pensiero magico, sciamanico, di potenze oscure, mana ecc.

    Importante il concetto di limite che sottolinei, certamente fondativo, arcaico, necessitante. Senza il quale non sarebbe stato nemmeno possibile il salto della rivoluzione agricola. I raccoglitori consumavano. Magari conservavano per transitori periodi di carestia che risolvevano comunque migrando. Senza aver avuto una precedente cognizione del limite, del tabù, non ci sarebbe potuto realizzare un freno al consumo di semenza o di tuberi. Non ci sarebbe stata semina nel ciclo successivo di fertilità.
    Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
    ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
    (Fosco Maraini)

  13. #13
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Adalberto Visualizza Messaggio
    Mi sembrano aspetti complementari...
    ...
    Importante il concetto di limite che sottolinei, certamente fondativo, arcaico, necessitante. Senza il quale non sarebbe stato nemmeno possibile il salto della rivoluzione agricola. ...
    non mi sono spiegato bene:
    se non ho mentalizzato l'appagamento che mi provocherà il babà che ho in frigo, non sarò nemmeno capace di investire energie per alzarmi dal divano e raggiungere la cucina;

    ogni azione desiderante necessita, per poter essere agita, la fissazione in un oggetto che si pone in relazione con l'azione stessa e prefigura un appagamento;
    ma, se noi ipotizzassimo un'onnipotenza desiderante, paradossalmente diventerebbe impossibile la specificazione gratificante e l'appagamento, perché ci troveremmo di fronte a continue distrazioni; all'asino di Buridano bastavano due sacchi di biada per morire di fame;

    ora, i culti arcaici si sono formati in un contesto di dipendenza/timore di una natura ostile; ma la realtà del Sapiens è troppo cambiata e, man mano che I limiti oggettivi perdono peso, ne acquista quella funzione, e ad un certo livello di sofisticazione, sotto forma di vincolo morale;
    la sacralizzazione di un determinato valore e precetto connesso è il lavoro delle religioni; ma funziona nella misura in cui riesce ad imporsi al di là dell'"eventuale" kantiano, per diventare categorico, legge che si ritiene doverosa universalmente;

    l'adesione alla legge completa tutti i processi, perché simultaneamente rimanda, fissa, un'identità che sostanzia il modo in cui pensiamo che saremo ricordati da morti, o anche solo come dovremmo, nel caso; e questa è già una remunerazione, molto più sofisticata della pioggia che arriva perché abbiamo sacrificato l'agnello;

    ma quell'identità morale ci consente anche la fruizione e il godimento del consentito, entro un limite che consente la specificazione, non solo materiale; i nonni dicevano, prima il dovere, dopo il piacere; non è solo moralismo.
    c'� del lardo in Garfagnana

  14. #14
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ...
    devo fare esempi perché ho usato un linguaggio astruso o si capisce ?
    Citazione Originariamente Scritto da Bauxite Visualizza Messaggio
    Ciarli, è un bel post.
    Magari domani scrivo qualcosa che nessuno capirà e potrò passare per divinità.
    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    non mi sono spiegato bene:
    se non ho mentalizzato l'appagamento che mi provocherà il babà che ho in frigo, non sarò nemmeno capace di investire energie per alzarmi dal divano e raggiungere la cucina;

    ogni azione desiderante necessita, per poter essere agita, la fissazione in un oggetto che si pone in relazione con l'azione stessa e prefigura un appagamento;
    ma, se noi ipotizzassimo un'onnipotenza desiderante, paradossalmente diventerebbe impossibile la specificazione gratificante e l'appagamento, perché ci troveremmo di fronte a continue distrazioni; all'asino di Buridano bastavano due sacchi di biada per morire di fame;...
    Oh, finalmente ti sei espresso in maccheronico, che notoriamente è la lingua tipica degli chef, ed è quella che usano spesso Vega e Cono nelle loro dispute, parlando di frittate, omelette, gnocchi... ecc.
    Fate l'amore, non la guerra.
    Lavorare tutti, lavorare meno.

  15. #15
    Opinionista L'avatar di Adalberto
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    non mi sono spiegato bene:
    se non ho mentalizzato l'appagamento che mi provocherà il babà che ho in frigo, non sarò nemmeno capace di investire energie per alzarmi dal divano e raggiungere la cucina;

    ogni azione desiderante necessita, per poter essere agita, la fissazione in un oggetto che si pone in relazione con l'azione stessa e prefigura un appagamento;
    ma, se noi ipotizzassimo un'onnipotenza desiderante, paradossalmente diventerebbe impossibile la specificazione gratificante e l'appagamento, perché ci troveremmo di fronte a continue distrazioni; all'asino di Buridano bastavano due sacchi di biada per morire di fame;

    ora, i culti arcaici si sono formati in un contesto di dipendenza/timore di una natura ostile; ma la realtà del Sapiens è troppo cambiata e, man mano che I limiti oggettivi perdono peso, ne acquista quella funzione, e ad un certo livello di sofisticazione, sotto forma di vincolo morale;
    la sacralizzazione di un determinato valore e precetto connesso è il lavoro delle religioni; ma funziona nella misura in cui riesce ad imporsi al di là dell'"eventuale" kantiano, per diventare categorico, legge che si ritiene doverosa universalmente;

    l'adesione alla legge completa tutti i processi, perché simultaneamente rimanda, fissa, un'identità che sostanzia il modo in cui pensiamo che saremo ricordati da morti, o anche solo come dovremmo, nel caso; e questa è già una remunerazione, molto più sofisticata della pioggia che arriva perché abbiamo sacrificato l'agnello;

    ma quell'identità morale ci consente anche la fruizione e il godimento del consentito, entro un limite che consente la specificazione, non solo materiale; i nonni dicevano, prima il dovere, dopo il piacere; non è solo moralismo.

    Ho capito solo l’esempio del babà.
    Essendo evidente che con la mentalità moderna non si possano valutare i comportamenti primitivi, provo a descrivere quale potrebbe essere il vissuto di una tribù animistica, in tale frangente..
    Innanzitutto bisogna sapere che anche la semplice apertura del frigo è sottoposta a rituali, identici a quelli per ingraziarsi lo spirito del bosco prima di profanarne la sacralità. Tale è il rischio quando si varca il suo limite per sottrarre qualcosa, che – dicamolo a chiare lettere - non è di proprietà umana.
    Molto probabilmente lo sciamano assumerà la maschera del frigidaire, si agiterà ritmicamente prima di cadere in trance per impersonare il suo spirito. Solo dopo aver raggiunto il climax estatico egli potrà dare l’assenso ai cacciatori, già raccolti in una danza sfiancante intorno al Babà Totem. Non tanto per adorarlo come avverrà nelle religioni successive, ma per sintonizzarsi con quel mondo altro da sé, cioè sacro, a cui si chiede il permesso di passaggio sicuro per compiere il furto del babà: non un semplice oggetto , ma un’entità che non appartiene certo agli umani, ma viene sottratto all’ordine delle cose.
    Per proteggersi da tale potenziale sacrilegio vengono compiute esagerate gestualità apotropaiche con l’ausilio di bevande psicotrope, utili anche a prevenire i rischi di cattiva digestione del babà stesso, il quale appare visibilmente incollerito dalla ritardata invenzione del Sacro Rum.

    Non ho idea se in tutte queste ritualità ci sia più o meno angoscia dell’attraversare una strada trafficata sulle strisce pedonali quando il semaforo è verde, giacché non infrangere i codici è una ricetta imperitura e rassicurante.

    E’ indubitabile che in questa modernità priva di sacri precetti, viviamo smarriti e pieni di dubbi. Io stesso resterei semi paralizzato ancor prima di mettere il babà in frigo…
    La ragione si schiera subito per tale saggia scelta, risultando alto il mio tasso glicemico e basso il mio consumo odierno di suole, in assenza di una salutare passeggiata.
    Nel frattempo ricevo un alert dall’homo oeconomicus che è in me: il babà è tale e quale una opzione sull’indice di borsa. Il time decay di un prodotto fresco di pasticceria vedrà degradare rapidamente il suo valore gustativo in pochi giorni.
    Il cervello rettiliano si risveglia subito: il babà si gusta meglio a temperatura ambiente, freddo è poco digeribile.
    Essendo il mio io diviso convintamente democratico, con il favore del 66,(6)% di voti mi mangio subito il babà, evitando anche di relegarlo ad una ingiusta detenzione frigorifera, politicamente scorretta.

    Quanto al resto, che dire? Con il babà ancora sullo stomaco non riesco a vedere “ al di là dell'"eventuale" kantiano, …”
    E allora per trovare una cialtrona via d’uscita mi metto a parodiare il mio amico Cono. Ecco dunque…

    …un nuovo improvviso impulso di abbracciare Wittgenstein 4.003
    “La maggior parte delle proposizioni e delle domande che sono state scritte su temi filosofici non sono false, ma insensate.”
    Una insensatezza che impregna prioritariamente ogni mia parola, sia ben chiaro
    Ultima modifica di Adalberto; 18-05-2025 alle 18:19
    Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
    ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
    (Fosco Maraini)

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