come processo culturale complesso direi che è un'investimento identitario; la forza del sacro è questa funzione di antagonismo all'angoscia e alla pulsione di morte;
questo investimento assoluto implica anche quella funzione di limite che consente la specificazione del desiderio, altrimenti inagibile;
"Se non c'è Dio, tutto è possibile", diceva un Karamazov, mi pare Sacha;
questo pensa il credente arcaico;
in realtà, senza un dio, una morale limitante, niente è possibile, perché le opzioni sono infinite e inappaganti, manca un costrutto che rifletta il proprio stato di appagamento;
questo può pure essere provvisorio o deludente, ma funziona in itinere; se manca quel costrutto, la pulsione ad agire nemmeno si coordina;
devo fare esempi perché ho usato un linguaggio astruso o si capisce ?