Era un giorno qualunque.
Axe, sapiente di dottrine e dissertazioni, cavalcava il suo monopattino elettrico, come fosse stato Bucefalo, con la compostezza di chi ha letto Lacan ma non ha ancora digerito Foucault. Non aveva acqua calda a casa dal covid (o giù di li) per problemi epistemologici con muratori ed idraulici, ed aveva preso la decisione storica : "Mo' vado ai Bagni Pubblici" disse, tra sé e il Gps satellitare sul manubrio. E la voce della pilotessa automatica chiese:" Attento al trappolone, ai giullari e alla psittacosi. E perché ci vai, tanto per informare Musk e la Cia?"- "A togliermi la zella mensimente accumulatasi, purificarmi spiritualmente e, se possibile, per espellere qualche residuo ideologico buonista e pacifista, meditando come vendicarmi e perseguitare atrocemente quella setta che mi lascia al freddo".
La pilotessa sorrise virtualmente e tacque.
Ma sulla via dei Bagni Pubblici, il destino lo attendeva al varco.
Un piccione planò basso, lanciando un grido che Axe, nella sua sensibilità decostruzionista, avrebbe poi riconosciuto come un segno del destino: "Glù-glù".(In realtà, chiamava la picciona, per invitarla a erotismi animaleschi non benedetti)
Freno' d'istinto, il monopattino si impenno' come Tornado, in controluce sulla collina di Boboli...disarcionandolo. Si, come avvenne a Paolo (il Tarsiota ben noto, amicone di Esterno) sulla via di Damasco, mentre andava a maltrattare un po' di sciamannati, "cristiani", come si proclamavano.
E infine: la rovinosa caduta.
Il corpo si rovesciò, la mente si svuotò, il monopattino fuggì come un destriero imbizarrito...o un demone pentito. Axe restò a terra, con la schiena umida e il mento premuto sull’asfalto, in una posizione che i maestri del movimento definirebbero: “l’abbandono critico”. A quattro-di-bastoni, insomma.
Fu allora che accadde.
Un bagliore. Non visivo, ma concettuale.
Un lampo d’intuizione che bruciò secoli di morale prescrittiva, e rivelò l’ossatura del ridicolo sacro.
Due punti interrogativi intrecciati danzarono davanti ai suoi occhi della mente, simili a serpenti gemelli.
Uno bisbigliava “Ludis me” ( traduzione "Mi sfotti"/"Mi prendi per le maniglie chiappali"), l’altro sibilava “Isti baculi” (che, con accento siculo, sarebbe: "’sta minchia").
Il primo era la domanda eterna, il secondo la risposta assoluta.
Axe balbettò: "...Va-ssa-pé…"
Il suono della sua stessa voce lo colpì come uno schiaffo dialettico. Era parola, era respiro, era fondazione.
Non significava niente, eppure conteneva tutto.
Vassapé: domanda, invocazione, dubbio, bestemmia, poesia.......risposta?
E comprese.
Non esiste religione della certezza.
Non c’è fede senza ironia.
Non si può cercare la verità senza trovare, prima o poi, calpestandolo, un "portabbuono" di origine canina.
E si converti' al "Vassapé"
Si rialzò lentamente, mentre due passanti lo riprendevano con lo smartcoso, diffondendo l'immagine storica urbi et orbi, a 7 miliardi di utenti, partecipi in diretta dell'Epifania del "Vassapé"
Senza voltarsi, raccolse da terra il volantino spiegazzato del bagno pubblico, e vi scrisse sopra i due motti, in stampatello sacro:
Ludis me
Isti baculi
Li cerchiò con gesto circolare e aggiunse al centro: ??(il Simbolo del Vassapé, ancora in forma larvale).
Poi rise. Non di cuore, ma di sinapsi.
Era nato il Canone del Forse.
Era iniziato il tempo del Vassapé Originario.
E fu sera, e fu quasi mattina.
Non ando' al Bagno pubblico. Torno' al castello diroccato. Seduto alla scrivania di noce, prese una pergamena, nuova nuova. Di pelle d'agnello appena sacrificato in costolette, intinse la penna d'oca nel calamaio e comincio' a scrivere:
Prolegomeni per un’Ontoetica del Forse Assoluto
"Vassapé " : Ecco la nuova fede, che io professo e vi enuncio, qual Profeta e Messo Metafisico, non affermativamente ma in modalità dubitativa radicale ; l’esistenza intermittente e trans-relazionale di un principio non-principiale, che si manifesta nella frattura semiotica del Vassapé: domanda-matrice, gesto epistemico involuto, fenomeno prima che concetto.
Definisco il Dubbio non come deficit cognitivo, ma come fondamento ontologico dell’essere-situato-nel-mondo, dove l’indecidibile è cifra autentica del sacro.
Definisco l' Assoluto come non definitorio, ma eccedentario, che agisce come tensione permanente tra l’epifania dell’inciampo e la retorica del senso.
Quindi, ogni enunciato contiene in nuce la sua negazione e che ogni certezza é un travestimento semantico del ridicolo.
Ludis me
Isti baculi
Ludis me, nella sua forma metastabile è l’accesso al Trascendente, Isti baculi è il suo sigillo.
Quindi é sacro il paradosso, come la ritrattazione, l’imbarazzo semantico, la deviazione del discorso, il riso non come sarcasmo ma come pneuma disturbante del teologicamente plausibile.
Nel Vassapé, l’Assurdo è rivelazione, il Forse è salvezza, il "Mi sfotti" é la domanda-risposta all'esistenziale il ‘Sta Minchia è glossolalia vernacolare dell’Assoluto che si ritrae, e ride.
La conclusione di questa fede non é "Amen", ma "Mah.."
E comincio' a cercare i francobolli, per scrivere ,novello Tarsiota, la sue "Lettere" ai fedeli.
(continua)
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