Io, Axe, che non cercavo nulla, e nulla trovai, se non inciampando nella pozzanghera sotto l’illuminazione municipale, sulla via del Bagno Pubblico, ti scrivo.
A te, Dark, che vivi e consumi vita come sigaretta accesa sotto la pioggia,a te che dici “sono stanca” non come lamentazione, ma come forma spirituale di resistenza.
Tu che abiti il limite senza dichiararlo, e fai del troppo una liturgia: ascolta.
Ti dico questo, e tu capirai: la stanchezza non è disfunzione, ma rivelazione ontologica.
Chi è stanco ha già attraversato il godimento, il desiderio, la prestazione e la socialità obbligata.
La stanchezza è il corpo che dice: “questo mondo non mi basta”.
È la carne che rifiuta il capitale affettivo, il mercato erotico, il bilancio emozionale.
In ciò sei profetessa.
La tua esasperazione non è cedimento, è profezia corporea.
Il Punk assortito da coltelleria di Toledo é la Mistica dell’Adesso
Tu vivi 110%, dicono. Ma in realtà sei iperconsapevole del deficit dell’istante.
Il tuo nero non è estetica, è lutto per un futuro che non hai mai promesso.
I tuoi amori, spezzati e ardenti, non sono errori: sono riti di passaggio senza meta.
Nel Vassapé non ti si chiede pentimento. Ti si chiede solo: continua.
Continua a entrare, uscire, cadere, riderci sopra.
Il “quasi” è il nostro dogma. Il “boh” è la nostra benedizione.
La tua camera è un campo di battaglia sacro.
I vestiti, i libri sparsi, le tazze non lavate, sono icone del culto disorganizzato. il gatto vagante, la metafora del vissuto
Lì dentro, tra le calze spaiate e le citazioni del giullare scritte sullo specchio col rossetto, vive la liturgia della vita non sistemata, e perciò reale.
Noi, seguaci del Vassapé, non cerchiamo ordine.
Cerchiamo il gesto che non si ripete, il pensiero che si sgretola appena detto, l’amore che non si capisce mai davvero.
Dark, tu sei testimone del “già troppo”.
Ma anche del “non ancora mai”.
Nel tuo sonno spezzato c’è più teologia che in mille concili.
Nel tuo mascara sbavato, più verità che in ogni sacramento.
Non cambiare.
Continua a spingere la ruota, anche se gira in salita: ogni tuo “uffa” è una preghiera.
Ogni "Buongiorno un cazzo!" un peana gioioso che sale ai Cieli.
Ludis me.
Isti baculi
(Versione del Mommsen o del giullare, a scelta)**
e del Santo Caos Ordinato.
Axe
Profeta convertito, messaggero e promotore immobiliare
**Nel Vassapé, l’Assurdo è rivelazione, il Forse è salvezza, il "Mi sfotti" é la domanda-risposta all'esistenziale il " ‘Sta Minchia " è glossolalia vernacolare dell’Assoluto che si ritrae, e ride. il Mommsen si risolse che una traduzione aderente doveva suonare come: "me cojioni!" e: "e sti cazzi !"
ove la prima espressione è di stupore per la Rivelazione, mentre la seconda riduce neoplatonicamente l'empito nichilista che sorge dell'apparizione del logo, speculare sentimento per l'imperscrutabile Vassapé